L’endocrinologo capoclinica di Medicina Nucleare dell’Eoc dottor Pierpaolo Trimboli (Vincenzo Cammarata)

 

La videointervista


Servizio della giornalista Maria Grazia Buletti (video di Vincenzo Cammarata).


La «malattia silente»

Medicina - L’osteoporosi è determinata da una penuria di calcio nelle ossa e aumenta il rischio di fratture
/ 30.04.2018
di Maria Grazia Buletti

«L’osteoporosi non è un morbo o una vera e propria malattia: evolve senza dare sintomi finché la penuria di calcio nelle ossa provoca una frattura di segmenti ossei o dell’intero apparato scheletrico», afferma l’endocrinologo capoclinica di Medicina Nucleare dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) dottor Pierpaolo Trimboli. Di fatto, il «British Medical Journal» l’ha inclusa in un elenco di «non malattie» (International Classification of Non – Diseases). 

Un po’ di anatomia è necessaria per meglio comprendere il meccanismo che ne determina l’insorgenza: lo scheletro è formato da oltre 200 ossa ed è la struttura portante del corpo, insieme ai muscoli e ai legamenti: «Macroscopicamente, nell’osso vi è una parte più compatta (osso corticale) e una più spugnosa formata da sottili lamelle dette trabecole (osso trabecolare). Dunque, non parliamo di una struttura statica, ma dinamica: l’osso è vivo, si ricostruisce costantemente, così come distrugge la sua parte invecchiata». 

Il dottor Trimboli riassume i complessi meccanismi che mantengono le nostre ossa in costante equilibrio e solidità fino all’età matura, permettendone il continuo rinnovamento che consente allo scheletro di svolgere la sua funzione di sostegno nel garantire solidità ed elasticità al corpo. Ma non solo: l’osso è una vera e propria «banca del calcio»: minerale indispensabile per diverse funzioni dell’organismo come la contrazione muscolare, e l’attività nervosa e cardiaca. 

Purtroppo, in alcune condizioni che andremo ad analizzare con il nostro interlocutore, può verificarsi un’anomala mancanza di calcio nelle ossa: «Il risultato sarà la creazione di cavità (porosi) nelle delicate lamelle ossee (trabecole) o il loro progressivo assottigliamento; in linea generale, quanto maggiore sarà la quantità di osso perduta, tanto più fragile diventerà l’osso stesso e tanto maggiore sarà il rischio di frattura (ndr: le più a rischio sono le ossa trabecolari dove le fratture avvengono più comunemente, come vertebre, collo del femore e polso)».

Molteplici le cause, tra le quali spiccano invecchiamento e menopausa: «La perdita fisiologica del calcio nelle ossa concerne entrambi i sessi a causa dell’invecchiamento, ma il calo di estrogeni nella menopausa della donna fa sì che per il sesso femminile il rischio sia maggiore». Di fatto, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima che circa una donna su quattro ha maggiore tendenza a perdere massa ossea. Anche se la vera causa rimane ancora sconosciuta, il dottor Trimboli riassume le altre possibili cause e i fattori di rischio che portano all’insorgenza dell’osteoporosi: «Ipertiroidismo, iperparatiroidismo e altre malattie endocrine, dieta povera di calcio, malassorbimento intestinale, sedentarietà, familiarità, eccessivo fumo, alcol e caffeina, menopausa precoce, trapianti d’organo». Inoltre, il numero di fratture nella popolazione è statisticamente in aumento per il progressivo incremento della vita media con aumento della percentuale di popolazione al di sopra dei 65 anni. 

Da tutto questo si deduce che, onde evitare un certo numero di fratture, è importante diagnosticare precocemente l’osteoporosi, diagnosi a cui dovrebbe seguire un trattamento efficace che ne freni la progressione e attenui il rischio di fratture ossee. Un esame diagnostico fondamentale per valutare lo stato di salute delle ossa e per stimare il rischio maggiorato di fratture è la Densitometria ossea (Dexa), nota pure come Moc (Mineralometria ossea computerizzata): «La Dexa con tecnica di assorbimento a raggi X è considerata a oggi il Gold Standard per la diagnosi e il monitoraggio di osteopenia e osteoporosi. Attraverso questo esame si misura la massa ossea, vale a dire la quantità di calcio e altri minerali come fosforo, fluoro e magnesio che conferiscono all’osso notevoli proprietà come durezza, rigidità e resistenza. La Densitometria ossea può essere effettuata senza esclusioni particolari (per le donne in età fertile bisogna escludere lo stato di gravidanza), è un’indagine indolore e non invasiva per la sua bassissima dose di radiazioni ionizzanti ed è ripetibile nel tempo».

Ciò permette la necessaria valutazione estesa nel tempo: «Di norma, l’esame va ripetuto ogni 12 mesi circa, secondo il caso specifico, per valutare le modifiche della massa ossea nel tempo e monitorare l’efficacia di un’eventuale terapia intrapresa». Brevemente, i meccanismi di interpretazione del risultato dell’indagine: «Il risultato densitometrico del paziente (Bmd, densità minerale ossea) viene riportato con diversi parametri come il T-score, cioè la differenza di densità minerale del soggetto rispetto ai soggetti adulti sani, e lo Z-score, cioè la differenza rispetto ai soggetti di pari età e sesso del paziente. I valori ottenuti dopo la scansione sono riportati su una curva di riferimento normalizzata per età e sesso. Il referto mostra una rappresentazione grafica delle regioni analizzate e i relativi valori densitometrici ottenuti». 

È molto importante comprendere a questo proposito che tutti gli individui raggiungono un picco di massa ossea intorno ai 25/30 anni, e da quel momento in poi perdono calcio osseo. Un’eccessiva velocità di questo processo determina l’osteoporosi che non si crea, dunque, in poco tempo, ma è un processo lento, i cui presupposti possono essere a volte presenti fin dall’età giovanile. Forse superfluo ma non scontato è parlare di prevenzione, di cui esistono regole valide per qualsiasi età: «Con le debite proporzioni legate all’età e alle condizioni del soggetto, nella prevenzione dell’osteoporosi concorrono un’adeguata assunzione di calcio, una corretta esposizione ai raggi solari (ndr: attraverso la pelle si forma la vitamina D necessaria al metabolismo del calcio), una buona attività fisica (anche il semplice cammina re migliora la qualità dell’osso), evitare fumo ed eccesso di alcol», conclude il dottor Trimboli con il quale condividiamo l’importanza, ancora una volta, di un sano stile di vita che ci permette di capitalizzare la salute dell’organismo e delle nostre ossa fino in età avanzata, scongiurando il maggiorato rischio di incappare in qualche frattura.