Wolfsburg, città della Bassa Sassonia, famosa per essere la sede dell’industria automobilistica Volkswagen. Qui si trova il reparto di ricerca e sviluppo dedicato a proiettori e fanali delle auto. Un centro di eccellenza per l’illuminazione, dotato di un tunnel fotometrico lungo 100 metri, largo 15 e alto 5, dedicato alle simulazioni di utilizzo reale lontano da occhi indiscreti. Ci sono aree ad accesso controllato, in cui si lavora in gran segreto sulle tecnologie che verranno adottate sulle auto di domani. Indubbiamente i fanali anteriori di un veicolo sono tra gli elementi più caratterizzanti del frontale. Non per nulla si parla di «muso» della vettura e qualche appassionato arriva ad equiparare i fari agli occhi che donano carattere alla quattro ruote.
È uno dei motivi per cui questi elementi sono da sempre tra gli ultimi a essere svelati sui nuovi modelli. Per ringiovanire una vettura in occasione di un restyling, spesso la prima cosa che fanno i designer è ridisegnare i fanali. Un lavoro che negli ultimi anni è stato esaltato dall’implementazione tecnologica dei led, permettendo ai progettisti di sbizzarrirsi essendo svincolati dagli ingombri delle parabole e delle lampadine tradizionali. Ecco allora che i proiettori sono diventati sempre più efficienti e a volte più sottili, integrandosi perfettamente nelle linee della vettura.
Se il discorso estetico è il più evidente, quello che riguarda l’aumento della sicurezza attiva è però il più importante. Partiamo dal presente. Oggi la nuova Volkswagen Touareg è equipaggiata con un gruppo ottico dotato di 48 sorgenti luminose per il fascio anabbagliante e di 27 per quello di profondità, a cui si aggiungono quelle per le altre funzioni, come la luce diurna e l’indicatore di direzione. Se una volta bastavano quattro o cinque lampadine, oggi l’I.Q. Light della Touareg conta 256 led e rappresenta la massima espressione dei sistemi di illuminazione Volkswagen. Questi ultimi rischiarano la strada in modo flessibile con tredici tipologie di fascio luminoso. Città, autostrada e fuoristrada sono solo alcune delle modalità che vengono selezionate automaticamente.
Come fa il sistema a sapere quali sono le luci più adatte al momento? In aiuto arrivano le immagini rilevate dalla telecamera frontale, che vengono analizzate considerando la velocità istantanea, l’angolo di rotazione del volante e le informazioni fornite dal navigatore satellitare. E domani? Le luci della nostra auto non serviranno più solo per illuminare la strada. «La luce del futuro – spiega il capodesigner della Volkswagen Klaus Bischoff – si evolverà in un mezzo di comunicazione. Interagirà con il conducente e gli altri utenti della strada. Automobilisti, motociclisti, ciclisti e anche pedoni». I fari saranno in grado di proiettare informazioni direttamente sull’asfalto, utilizzandolo come se fosse una lavagna.
Un esempio? Il conducente ha appena spento l’auto e un ciclista si avvicina da dietro nell’angolo cieco. Le telecamere di bordo rilevano la bicicletta e il sistema riconosce una situazione di potenziale pericolo. Ecco allora che una luce immediatamente illumina lo spazio vicino alla portiera per avvisare il ciclista, mentre sul cristallo si accende una luce rossa per avvisare il guidatore di non scendere. Allo stesso modo le luci posteriori potranno segnalare le intenzioni del conducente con scritte all’interno del faro stesso, oppure proiettare luce al suolo per aiutare nelle manovre più complesse.
Un campo, quello dell’illuminazione, in cui davvero negli ultimi anni si sono fatti passi da gigante. E pensare che i primi fanali delle auto altro non erano che semplici candele di cera posizionate all’interno di lanterne di lamiera.