«Non sono un tipo da città», mi dice Marco Leonardi, sposato con Agnese e papà di due bambini. «Il caos non fa per me e mi piace la natura; però quando abbiamo voglia di vita sociale, notturna o culturale, non ci mettiamo molto a raggiungere i centri».
I Leonardi vivono in Val Bedretto e lavorano a Cioss Prato. Agnese era impiegata in una panettiera ad Airolo, Marco è cresciuto in Leventina e quando si sono sposati vivevano ad Airolo. Entrambi, soprattutto lui, avevano frequentato quel pezzetto estremo di Ticino verde d’estate e bianco d’inverno che è la Valle Bedretto. La Bedretto dei poeti, delle passeggiate in neve fresca sulle ciaspole, ma anche della strada chiusa, ogni tanto; la Bedretto del più bel romanzo ticinese, delle paste frolle e della libertà. Ma la Val Bedretto, si scopre quando vi si trascorre qualche giorno, è un luogo selvatico dove vive gente molto socievole.
Agnese e Marco Leonardi hanno ripreso Cioss Prato, quel praticello dove si scia, con una pista per bambini e una buvette. Una dozzina di anni fa hanno avuto due possibilità tra cui scegliere: continuare l’attività di un ristorante ad Airolo o fare il lavoro stagionale a Cioss Prato. Hanno optato per la seconda perché la Valle Bedretto li affascinava e perché non era un lavoro serale e men che meno notturno.
Si sono rimboccati le maniche, perché hanno quel carattere lì e in montagna spesso quando non c’è qualcosa te lo inventi. «Abbiamo pensato a cosa fare per l’estate; ci abbiamo pensato fin dall’inizio, ma naturalmente abbiamo cominciato con un lavoro stagionale. Poi però i bambini erano così affezionati a questo posto – e noi pure – che abbiamo cercato soluzioni per starci sempre». E così, in collaborazione con il Comune di Bedretto, hanno creato il parco giochi, progettato a lungo e infine costruito con le proprie mani. L’area giochi si vede dalla strada: colorata, con un ruscello che passa in mezzo, storte torri di castello e altalene di quelle che ci puoi stare su in tanti, le sdraio e i tavoli per i genitori che si riposano mentre orde di bambini giocano con gli attrezzi e con l’acqua. Alla buvette si mangia un pasto caldo e si gustano le paste frolle casalinghe, deliziose, che sfornano Agnese e Marco. Turisti e villeggianti ne approfittano ogni giorno nella bella stagione.
Un’altra «invenzione» è la Miniera dei Cristalli: «Mio papà ha questa passione», racconta Marco. «Va a cercare cristalli, da sempre. La montagna ne nasconde parecchi, bellissimi, molto grandi. Sono composizioni scintillanti che abbiamo portato nella grotta qui vicino al ristorante e abbiamo esposto, un po’ come se fossero in natura». Non bisogna immaginarsi le teche con file di sassolini, bensì la ricostruzione di una miniera in cui il visitatore scende e percorre a piedi, con antri e teche scavati nella roccia in cui sono stati posti i cristalli della Valle Bedretto che il nonno, poi il papà di Marco hanno trovato. Si vedono pareti intere luccicanti, enormi bouquet di quarzo affumicato, formazioni impressionanti per grandezza e bellezza. E nei cunicoli aleggia la domanda: in che modo la roccia di montagna è capace di trasformarsi e di svilupparsi? Cosa succede a una pietra in uno spazio vuoto? Che voglia di giocare al diamante le viene?
«Per me è stimolante avere questi pensieri: immaginarsi cosa potrebbe esserci ma non c’è ancora e poi provare a realizzarlo», Marco parla della loro vita, anche se per un attimo penso che si riferisca ai cristalli. «La grotta sta andando bene, proprio perché offriamo le nostre proposte in un luogo ristretto e la conduzione è famigliare. La gente arriva e può usufruire di tutti i servizi: ristorazione e divertimenti diversi. Noi ci dividiamo i compiti e un pochino a volte cominciano ad aiutarci anche i bambini, per esempio a pulire e mettere a posto la pista di ghiaccio», racconta Marco che dei due è il più vulcanico. «Ogni tanto devo mettere un freno alle sua voglia di novità e contare le nostre forze», sorride Agnese.
Quello che più amano della loro vita è ciò che possono offrire ai loro figli, di dieci e undici anni: tempo insieme, un impegno condiviso, tanto svago e salute, aria buona, giochi avventurosi nella natura. «Certo sono tecnologizzati come tutti i ragazzi di oggi. Se li metti davanti a un gioco elettronico devi dare dei limiti, delle regole, se no vi passano la giornata. Però apprezzano lo stare all’aperto, il costruirsi la capanna d’estate e l’igloo d’inverno. Prendono la posta e vanno dai loro amici nel paese a fianco, noi ci fidiamo di loro e dell’ambiente circostante. Ci sembra una fortuna impagabile». Durante il fine settimana e le vacanze scolastiche la famiglia Leonardi vive in uno châlet in mezzo alle piste di Cioss Prato, che si raggiunge a piedi o in motoslitta; il resto del tempo stanno a Villa, dove passa lo scuola bus.
«Se le condizioni fossero quelle di cinquant’anni fa, non avremmo potuto vivere qui, o forse non avremmo voluto. Ora il Cantone è molto organizzato e le condizioni sono ottimali. Quando nevica passa lo spazzaneve e non siamo gente che pretende l’impossibile: sappiamo bene cosa vuol dire e ci rendiamo conto che i servizi non possono essere in ogni luogo in ogni momento. Abbiamo imparato anche un po’ ad aspettare oltre che a rimboccarci le maniche, il che non fa male. E comunque bisogna dire che siamo serviti molto bene».
Hanno molto da fare, ma mi sembra di capire che il loro stile di vita li porta ben lontani dallo stress di una persona con molti impegni in città, magari orari d’ufficio e figli che bisogna portare in mezzo al traffico a vari corsi di qui e di lì. Hanno la loro attività e insieme a lei prendono un ritmo di lavoro, che sanno controllare e che si accorda con il loro bisogno di accogliere gente, avere un bel daffare ma anche a un certo punto fermarsi e rilassarsi. Danno lavoro a un’impiegata a tempo parziale che li aiuta in tutte le faccende dello sci lift e del ristorante e poi i famigliari e alcuni amici danno una mano quando c’è il pienone.
Secondo Marco e Agnese non sarebbe cambiato molto se fossero vissuti in un’area urbana. Anche lì avrebbero inventato le cose che più gli facevano piacere, realizzandole piano piano, un po’ come il gioco del diamante. Per tutti vale la stessa domanda, in montagna o in città. Sei in uno spazio tutto tuo ancora da riempire e cosa fai? Aspetti che succeda qualcosa o crei tu stesso il miracolo? Sicuramente i Leonardi di Cioss Prato creano un ammirevole cristallo.