La disabilità affronta l’invecchiamento

Alla casa per anziani San Rocco di Morbio Inferiore è in corso il progetto pilota «Residenzialità e anzianità». Ideato in collaborazione con la Fondazione Diamante si rivolge a un piccolo gruppo di disabili
/ 10.04.2017
di Stefania Hubmann

Incontrare in una casa per anziani un piccolo gruppo di residenti disabili ci sembra una realtà del tutto naturale. Eppure l’inclusione a questo stadio della vita è ancora in una fase di sperimentazione. Un progetto pilota, nato nel 2016 dalla stretta collaborazione fra la Fondazione Diamante e la Fondazione Casa San Rocco di Morbio Inferiore, mostra che il corretto approccio da parte dell’istituto, unito a un’adeguata formazione del personale e all’inserimento graduale dei nuovi ospiti, permette di raggiungere l’obiettivo.

L’esperienza è arricchente per tutti, ma la soddisfazione e l’entusiasmo maggiori sono proprio quelli dei diretti interessati.È la loro testimonianza a confermare i vantaggi del trasferimento dalle strutture residenziali della Fondazione Diamante presenti nel Mendrisiotto alla casa per anziani quando l’autonomia tende a scemare. Un primo intervento sperimentale per gli utenti anziani l’impresa sociale lo aveva promosso nel 2012. Il Progetto Diurno Anziani ha infatti permesso per quattro anni a otto utenti di beneficiare di un accompagnamento socio-educativo per continuare a vivere nei rispettivi foyer con i propri coinquilini ed educatori. Di fronte ai repentini cambiamenti dello stato di salute nell’età avanzata l’iniziativa ha però mostrato alcuni limiti e indotto la Fondazione Diamante a cercare nuove soluzioni. Quattro utenti (tre donne e un uomo) sono ora a Casa San Rocco, dove sono entrati in momenti diversi a partire dal febbraio 2016.

Incontriamo Alice, Lucia e Renata (nomi di fantasia) nella cucina che è stata allestita appositamente per il piccolo gruppo al terzo piano della Casa. Ci accolgono con simpatia, raccontandoci gli impegni quotidiani, dalla spesa alla preparazione del pranzo, dalle decorazioni ad altri lavoretti di bricolage. «Sono da poco in pensione e mi piace soprattutto fare i biscotti» racconta con disinvoltura Alice, precisando che «la mia camera è al secondo piano e ho un televisore tutto per me, mentre nel foyer ne avevamo uno per tutti in salotto». Alice è molto vicina a Lucia, che dorme su un altro piano ed è la decana dei quattro, avendo festeggiato da poco i 90 anni. Un’età che proprio non dimostra. Con senso dell’umorismo ci dice che la ricetta è quella di «lavorare e non essere sposate». Renata ha bisogno di maggiore sostegno essendo ipovedente, ma partecipa con piacere alle attività grazie alla presenza delle due educatrici. Il piccolo gruppo, la cui età è compresa fra i 60 e i 90 anni, beneficia infatti di uno specifico accompagnamento socio-educativo. Due nuove figure sono quindi state introdotte nel team della casa per anziani, come ci spiega il direttore John Gaffuri.

«L’esperienza è molto gratificante, anche se all’inizio si è rivelata alquanto impegnativa. Il progetto si è focalizzato sui bisogni esistenziali dei nuovi residenti, così come avviene per tutti gli altri ospiti della casa, che accoglie complessivamente 121 persone. La dimensione socio-educativa è quindi entrata a Casa San Rocco, peraltro già aperta a esperienze diverse, dall’asilo-nido alla panetteria. In questo caso si trattava però di integrare nuove competenze a livello del nostro personale. La formazione è stata un aspetto essenziale, così come la figura di transizione che ha accompagnato i quattro utenti della Fondazione Diamante nel loro trasferimento e che in parte li segue tuttora. Questo educatore dipende dalla Fondazione Diamante, mentre da parte nostra abbiamo assunto due educatrici sociali impiegate rispettivamente all’80 e al 50 per cento».

La vita quotidiana dei quattro disabili anziani a Casa San Rocco è un calibrato mix di autonomia e integrazione. Da un lato, grazie alla cucina di cui dispongono, possono continuare a svolgere dal lunedì al venerdì quelle attività che erano proprie del foyer, come organizzare i pasti di mezzogiorno e la relativa spesa. Dall’altro, la scelta di disporre le loro camere su piani diversi, il pasto serale nel refettorio, la partecipazione alle attività ricreative e il week-end senza educatrici permettono di vivere appieno anche la nuova dimensione dell’istituto. Istituto che conserva un carattere familiare, molto vicino al sentire dei suoi ospiti. Per il direttore questa caratteristica è particolarmente importante. Precisa John Gaffuri: «Casa San Rocco in questi ultimi anni si è progressivamente aperta verso l’esterno, accogliendo nuove attività e servizi che stimolano i residenti. Mantenere il senso di appartenenza alla comunità e permettere di sentirsi ancora utili sono aspetti centrali del nostro modo di concepire il sostegno alle persone anziane non più autonome». 

Su questi valori si è fondato anche il progetto di presa a carico dei disabili anziani «Residenzialità e anzianità». L’educatrice Céline Federico Macconi, giornalmente a contatto con i quattro utenti, conferma che «le attività vengono decise sempre insieme, assecondando i bisogni del piccolo gruppo e in base allo stato di forma dei singoli utenti». Anche per lei l’avvio del progetto è stato tutt’altro che scontato, ma oggi l’esperienza si rivela positiva. «Un ruolo chiave – precisa l’educatrice – lo ha giocato l’inserimento graduale nella struttura. Accompagnati da un educatore sperimentato già attivo in uno dei due foyer di provenienza, gli utenti sono venuti a Casa San Rocco dapprima per il pranzo, poi per alcune attività, trascorrendovi via via sempre più tempo. La relazione con i rispettivi foyer che li ospitavano è stata mantenuta». Nel frattempo nella casa per anziani sono stati allacciati nuovi contatti e alcuni dei residenti frequentano regolarmente la cucina del terzo piano. 

Bilancio favorevole anche per Maria Luisa Polli, direttrice della Fondazione Diamante, promotrice del progetto pilota presso l’Ufficio degli anziani e delle cure a domicilio e l’Ufficio invalidi. «Questo tipo di collocamento in una struttura medicalizzata permette di rispondere alle necessità di prestazioni sanitarie che si sono manifestate nell’ambito del Progetto Diurno Anziani senza però perdere le connotazioni legate ad un intervento socio-educativo. Per questo motivo con la Fondazione Casa San Rocco è stato promosso un approccio interdisciplinare che ha visto gli educatori della Fondazione Diamante e gli operatori socio-sanitari della casa per anziani lavorare a stretto contatto per un anno. Tutti hanno così potuto acquisire nuove conoscenze e confrontarsi con dimensioni meno presenti nei rispettivi ambiti professionali. L’impegno, l’interesse e la curiosità dimostrati da entrambe le équipe hanno permesso di trovare soluzioni alle molteplici situazioni della quotidianità, considerando sia gli aspetti socio-sanitari che quelli socio-educativi».

Entrambi i responsabili del progetto, attivamente sostenuto dagli uffici cantonali preposti, ritengono che il medesimo possa essere replicato in altri contesti. Esso garantisce quella continuità identitaria e progettuale evidenziata anche dallo studio «L’invecchiamento delle persone con disabilità» presentato lo scorso anno dalla SUPSI. Effettuata dal Centro competenze anziani su mandato del Gruppo operativo 7 dell’Ufficio degli invalidi, la ricerca offre il primo quadro generale del fenomeno nel nostro Cantone. L’obiettivo è quello di qualificare e quantificare il medesimo in modo da poter approfondire la riflessione sulle risposte da proporre. Risposte che ora passano da diverse sperimentazioni, ma che a lungo termine dovrebbero confluire in un’unità d’intenti. Se il fenomeno dell’invecchiamento delle persone con disabilità è relativamente recente, i dati raccolti dallo studio della SUPSI indicano l’ampiezza che tenderà ad assumere. Nelle case con occupazione si prevede che gli utenti sopra i 65 anni passeranno da 35 nel 2013 al doppio nel 2018 e al triplo entro il 2023. Gli utenti in età di pensionamento delle case senza occupazione da parte loro dovrebbero essere una ventina nel 2023 e il doppio entro il 2028. 

Il progetto pilota della Fondazione Diamante e della Fondazione Casa San Rocco, sperimentato con successo nell’ultimo anno, è caratterizzato da un approccio interistituzionale ed interdisciplinare. Esso dimostra come la diffusa presenza delle case per anziani rappresenti un’opportunità per ampliare le possibilità di accoglienza a favore delle persone disabili, pure interessate dall’aumento della speranza di vita. Un’opportunità che assicura il legame con il territorio, arricchendo nel contempo questi istituti della dimensione socio-educativa, attuale anche in relazione alla crescente presenza di patologie psichiche nella popolazione anziana in generale.