In Svizzera, e nel nostro cantone, l’invecchiamento demografico progressivo della popolazione è cosa nota. E sono disparati gli effetti che questa tendenza demografica inevitabilmente produce, tra i quali un aumento dei traumi cui la persona in età può incappare. «Sia che si tratti di traumi a seguito di una caduta, sia di fratture dovute all’osteoporosi, dobbiamo fare i conti con una realtà che ci mostra chiaramente l’aumento dei casi di traumatologia ortopedica nella terza e quarta età», questa la premessa del chirurgo ortopedico dottor Bernhard Ciritsis, vice primario responsabile di traumatologia e ortopedia all’Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli (Orbv).
Lo incontriamo per approfondire il tema dell’approccio (ideale e a vantaggio delle prognosi di questo gruppo sensibile di pazienti) della chirurgia ortopedica geriatrica, insieme al dottor Guido Ongaro, caposervizio di geriatria e medicina interna sempre all’Orbv, che dal canto suo conferma la tendenza: «In Ticino il 20 % della popolazione supera i 65 anni, e un’alta percentuale è ultra ottantenne».
Ongaro rende attenti sul fatto che: «Per il 60-70 %, gli anziani sono sani e, dunque, un atto traumatologico rimane, per cura e prognosi, simile a quello di una persona adulta. Però, il 20 % circa è un po’ più fragile a causa di altre patologie. Mentre un 5-12 % di anziani sono definiti a tutti gli effetti fragili a causa di una serie di patologie che ne minano a priori l’autonomia».
Parliamo di un evento accidentale, o di fratture conseguenti uno stato osteoporotico della persona anziana: fratture del collo del femore, bacino, colonna vertebrale, omero e radio. Il dottor Ciritsis è chiaro: «Si tratta di fratture osteoporotiche che potrebbero facilmente aumentare addirittura la mortalità dell’anziano». E il dottor Ongaro ci fornisce qualche ulteriore elemento di riflessione, contestualizzato all’evoluzione dell’approccio terapeutico nell’anziano: «Rispetto a un tempo, oggi i traumi nell’anziano sono presi a carico con una tempestività che tiene conto dello stato di salute generale».
Sul filo di questo discorso, i due specialisti ribadiscono dunque l’importanza della collaborazione fra chirurgo ortopedico e geriatra nella cura del paziente anziano. E arriviamo al nocciolo della questione: l’interdisciplinarietà come nuovo approccio ideale fra chirurgia ortopedica e geriatria, una stretta collaborazione nella presa a carico del paziente in età e del trauma che lo ha colpito, con il chiaro obiettivo di restituirgli autonomia e qualità di vita consone alla sua età.
A questo proposito è chiaro il chirurgo ortopedico: «Il trauma di un anziano non è da considerare come un incidente, ma come una patologia: siamo dinanzi a una persona che, a causa della sua età, ha consumato parte delle sue risorse, energie che gli vengono a mancare nel decorso post-traumatico, per rapporto a un giovane adulto. Prendiamo ad esempio una foresta che brucia: se si tratta di alberi giovani, essa non brucerà in fretta né tutta; se è una foresta secca, allora il fuoco avrà gioco davvero facile e veloce».
Questo per dire che la chirurgia geriatrica deve cominciare a cambiare la sua prospettiva, nell’ottica di evitare all’anziano un declino a causa di altre patologie come ad esempio problemi cardiaci, osteoporosi, diabete e altro ancora. Il dottor Ciritsis così riassume il cambiamento di paradigma: «Prima il chirurgo rimaneva esclusivamente nel proprio ambito, con un approccio prettamente meccanico e arrogante, focalizzando l’osso in luogo del paziente nel suo essere. Oggi l’approccio sarà più complesso, insieme ai colleghi geriatri, nell’integrazione delle ulteriori conoscenze sulla persona anziana, a vantaggio della strategia terapeutica e del risultato».
Un approccio di questo tipo andrebbe pure a vantaggio del contenimento dei costi, come spiega il dottor Ongaro: «La collaborazione va a ottimizzare il risultato terapeutico; non aumentano i costi, ma al contrario, perché un lavoro interdisciplinare fra chirurgo ortopedico e geriatra (in collaborazione pure col fisiatra laddove la mobilità del paziente potrà essere ottimizzata) diminuirà anche il rischio di altre cadute e di recidive». Collaborare meglio ridurrebbe perciò anche i costi della salute.
«Oggi i criteri chirurgici strizzano l’occhio all’equilibrio fra medicina interna e chirurgia: un aspetto oramai non più negoziabile che vede gli specialisti concentrarsi sul paziente, senza competizione di specialità: rimane un approccio comune e omogeneo in cui tutti lavorano nello stesso giardino», afferma il dottor Ciritsis, il quale con questo procedere strizza anche un occhio alla prevenzione nello specifico di alcune prese a carico di pazienti anziani e dei loro specifici traumi. Un futuro prossimo, del quale oggi all’Orbv si seminano le tracce e in altri Ospedali Eoc è in fase di realizzazione», spiega il chirurgo ortopedico: «Il paziente ultra settantacinquenne che giunge al Pronto soccorso con un trauma, oggi sarà seguito anche dal geriatra e/o medico internista per quanto attiene alle sue patologie esistenti come diabete, problemi cardiocircolatori, anemia e quant’altro. Questo durante tutta la sua ospedalizzazione in traumatologia».
Anche la fisiatria giocherà un ruolo importante e congiunto nell’intervento riabilitativo precoce dei pazienti fragili. «Un futuro approccio interdisciplinare che sarà certamente possibile attraverso un certo grado di umiltà da parte nostra, nella collaborazione a tutto favore del paziente anziano», conclude il dottor Ongaro.