In vacanza con Morphi

Mondoanimale - Portare con sé il gatto in ferie non significa necessariamente proiettare su di lui sentimenti e pregiudizi troppo umani
/ 13.08.2018
di Maria Grazia Buletti

«Il viaggio nel mondo della felinità esorta a distaccarci dalla roccaforte delle nostre certezze», scrive l’etologo, zooantropologo e filosofo Roberto Marchesini nel suo libro L’identità del gatto (Apeiron edizioni, 2017). 

Morpheus, detto Morphi, è un gatto di 12 anni. È «il» gatto che, sempre parafrasando Marchesini, ha messo in discussione il nostro sé centripeto, «in cui le alterità sono ridotte a mere orbitali», facendo sì che ci scontrassimo «con i pregiudizi che hanno formato il rapporto tra l’uomo e i felini: il gatto autarchico, il gatto seduttore, il gatto egoista…». E ha fatto vacillare l’idea del micio che resta a casa durante le ferie dei proprietari, perché il gatto non è un cane, perché il gatto non li segue in vacanza, perché il gatto rimane a casa. 

Chi scrive è sempre vissuta in un mondo «cinofilo», strizzando solo da lontano e per professione l’occhiolino ai felini, da sempre diffusori di un fascino del tutto misterioso e inafferrabile. Fino a quando Matilde, la proprietaria di Morphi, ci ha raccontato quanto riferiamo, facendo crollare del tutto i pregiudizi sui gatti e sul loro essere stazionari: «Morphi fece il suo primo viaggio con noi nel 2007, in Grecia. Un viaggio praticamente obbligato, perché arrivò in casa nostra proprio a marzo di quell’anno e non ce la sentimmo, mio marito e io, di lasciare quel cucciolotto solo a casa (o in qualche pensioncina)».

La storia di un gatto, non un cane, per parlare di vacanze con i proprietari! Un gatto che li segue ovunque, anche durante le ferie. Un gatto in vacanza, e non solo una volta, ma oramai di consueto, era una notizia da riportare. Una storia da raccontare, che ci permettesse pure di risolvere tutte quelle domande che sorgono quando si parla di gatti, non di cani, in viaggio insieme ai loro umani. 

Non neghiamo l’entusiasmo, misto a incredulità, nel sentirci raccontare i dettagli: «Nel residence dove andavamo non ospitavano animali, ma noi strappammo un consenso in nome dei molti anni di frequentazione. Come contropartita, ci impegnammo a chiudere il balcone con la speciale tenda a rete per i gatti e anziché con due valige ci ritrovammo con tre». Da allora, la terza è detta «la borsa di Morphi», il cui contenuto è: «Lettiera, sabbia ad hoc (evitare di pensare che un gatto abituato in un modo si abitui, immediatamente, ad un altro); cibi (nelle isole greche, dieci anni fa, il cibo per felini era un esotismo se non un prodotto per eccentrici); snackkerini; paletta; giochini; medicinali base (soprattutto disinfettanti: i gatti greci non sono “mici da salotto”)». 

Matilde, suo marito e Morphi hanno poi affrontato il problema del trasporto aereo: «Solo due compagnie garantivano il trasporto di animali in cabina: la Swiss e l’Aegean Airlines». Quest’ultima in ragione del fatto che in Grecia pare siano molto più numerosi che in Svizzera coloro i quali viaggiano con un gatto. Le condizioni, delle quali ricordiamo bisogna tenere conto per tempo, sono: «Trasportino ad hoc (che negli anni ha cambiato dimensioni e struttura su richiesta delle compagnie aeree) e le vaccinazioni (Fiv / Felv e anti rabbia)». Bisogna perciò prevedere la visita dal veterinario nei tempi indicati: «In alcuni paesi come le Canarie, ad esempio, la vaccinazione deve essere effettuata al più tardi la settimana prima dell’arrivo e deve essere accompagnata da una lettera del veterinario che la certifichi, garantendo pure il perfetto stato di salute del micio».

Matilde ribadisce l’importanza di orientarsi per tempo sulle regole di entrata e uscita dai Paesi di destinazione: «In Gran Bretagna è vietato l’ingresso ai gatti, mentre in Marocco è loro permesso, ma al rientro è previsto un periodo di quarantena». 

Morpheus ha sempre affrontato bene questo tipo di viaggio, dormendo sereno, senza l’ausilio di sedativi, con la conseguenza di essersi guadagnato tutti i viaggi insieme ai suoi proprietari: «Ci segue dappertutto: è stato in Italia (Liguria e Toscana), in Slovenia, in Portogallo e in Grecia, in Francia e a Lanzarote». Col passare degli anni sono aumentati alberghi e case che accolgono i gatti e Morphi pare ne abbia preso atto: «Quando si accorge che prepariamo le nostre due valige, Morphi si piazza sulla sua “borsa” e ne presiede la preparazione».

La morale è evidente: «Chi ha detto che ai gatti non piace viaggiare?». Ma quando abbiamo chiesto a Matilde di raccontare questa loro storia come bell’esempio da condividere, la sua domanda è stata consapevolmente riflessiva: «Ma siamo esempi positivi? Non è che abbiamo tolto a Morphi la sua felinità?». Questione alla quale abbiamo chiesto di dare risposta allo zooantropologo Roberto Marchesini: «I gatti sono animali con una forte personalità e con tratti individuali molto marcati, per cui quello che per un soggetto può essere problematico, per un altro va benissimo». Marchesini afferma perciò che se la relazione è forte e quel gatto ha fatto proprio quel particolare stile di vita, allora forse il viaggiare è diventato la sua consuetudine: «La felinità sta infatti nel potersi avvolgere in una dimensione di vita fatta di certezze e familiarità». 

Partire in vacanza con il proprio gatto fa bene certamente a noi, e forse anche al gatto. Ne abbiamo chiesto conferma all’esperto: «Come ho detto, il gatto vive di abitudini e di oggetti verso cui è affezionato; per lui la casa siamo anche noi stessi. Occorre ovviamente avere una relazione molto stringente con il proprio gatto, un sodalizio all’insegna del bon ton felino e non tutti sono capaci di questo perché o sono troppo assenti o mancano di discrezione e misura nell’interazione».

Quando, viceversa, il gatto è abituato a vivere con più autonomia all’interno della propria abitazione e quando, come talvolta accade, esso vive la casa come un tempio di cui lui è l’officiante o una fortezza da presidiare, allora secondo lo zooantropologo «andrebbero considerate alternative ad esso più affini piuttosto che portarlo in viaggio». Marchesini conclude ricordandoci che il gatto vive di emozioni ed è necessario porsi in modo corretto sulle sue corde. Premio? La sintonia, come quella raccontata da Matilde, e per Morphi le vacanze in famiglia.