Di recente due vie di Bellinzona si sono tinte di rosa. Via Parco è diventata via Lucia Buonvicini (1906-1945), la ticinese protagonista della Resistenza italiana che pagò con la vita il suo impegno politico, mentre il primo tratto di via Linoleum a Giubiasco ha preso il nome di Ada Martinoli (1920-1996), già municipale del Borgo per due quadrienni e filantropa. «Sono le prime donne ad apparire sul nostro stradario», osserva Simone Gianini, capo Dicastero territorio e mobilità. «Finalmente anche l’altra metà del cielo ha ottenuto un riconoscimento tangibile in questo senso».
Per curiosità chi scrive ha controllato la situazione nel suo comune di residenza, Monteceneri, trovando un solo riferimento femminile: via Biscossa-Zanetti. Signora la cui esistenza era – anche per la Cancelleria e l’Ufficio tecnico – avvolta nel mistero. A diradare la nebbia ci ha aiutato la più famosa Anna (Biscossa): «Erminia Zanetti (1860-1953) era la mia bisnonna. Nacque a Camignolo, ora quartiere di Monteceneri, e lavorò come cuoca per diverse famiglie benestanti di Lugano. Sposò Camillo Biscossa – nato a Broni (PV), primo di 27 fratelli, emigrò in Ticino dove gestì il buffet di terza classe alla stazione di Lugano – da cui ebbe un figlio, Ettore. Quest’ultimo, in memoria di sua madre, contribuì finanziariamente alla realizzazione del nuovo cimitero di Camignolo. Per questo motivo a Erminia Zanetti-Biscossa fu dedicata la via che scende verso la chiesa».
Ora, perché non cercate anche voi le donne ricordate dalle vie e dalle piazze del vostro paese? Ne troverete assai poche. Già, perché la penuria di luoghi intitolati a loro riguarda tutto il Ticino e perdura. Ce lo confermano l’Associazione archivi riuniti delle donne Ticino (AARDT) e Stefano Vassere, direttore delle Biblioteche cantonali ticinesi e presidente della Commissione cantonale di nomenclatura, la quale stabilisce la grafia dei nomi delle parcelle sulle mappe e fornisce anche un servizio di consulenza ai comuni che vogliono dotarsi di uno stradario o che procedono a modifiche di quello esistente. Sull’intero territorio si contano infatti una ventina di vie dedicata a notevoli figure femminili e una quindicina a sante. Alcune strade fanno poi riferimento alla Madonna, altre riguardano la sfera letteraria (vedi via Gismonda a Mendrisio, da una tragedia di Silvio Pellico). Vassere rimarca che il 60 per cento delle strade del cantone – che sono circa 5mila – porta nomi di luoghi. «Un migliaio di vie è invece intitolato a personaggi pubblici, come detto per la maggior parte uomini. Si tratta in genere di persone del territorio. La limitazione geografica riduce il campo, ma non è una giustificazione».
La clamorosa sproporzione tra nomi riferentesi a uomini e nomi che celebrano donne – spiega l’esperto – è, come spesso succede per i fenomeni linguistici, un riflesso diretto del costume di una società. «È evidente che non si tratta di un dettaglio e che sarebbe importante un ripensamento. Difficile però ribaltare una situazione così antica e sedimentata. Modificare uno stradario è impresa tutt’altro che facile, soprattutto nelle città, dove abitudini e usi anche formali (indirizzi di privati e imprese) tendono ad imporsi su scelte emanate dall’Amministrazione». Ma qualcosa si muove, come dimostra il caso di Bellinzona. «Alcune realtà comunali – osserva il nostro interlocutore – a seguito di aggregazioni o di altre situazioni, decidono di mettere mano ad alcuni aspetti del proprio stradario e sempre di più emergono scelte che riguardano figure femminili. Del resto interventi di questo genere rispondono alla “Raccomandazione concernente l’indirizzo degli edifici e l’ortografia dei nomi delle vie” emanata lo scorso anno dall’Amministrazione federale, secondo la quale “tenuto conto della disparità storica in materia di intitolazioni di vie a uomini e donne, si raccomanda di tenere queste ultime in particolare considerazione al momento dell’attribuzione di un nuovo nome a una via”».
Un concetto portato avanti con forza dall’Associazione Archivi riuniti delle donne Ticino (AARDT) che già nel 2005 ha lanciato il progetto «Tracce di donne», una raccolta di biografie delle protagoniste «nostrane» del Novecento (si può consultare su www.archividonneticino.ch, le vite di Buonvicini e Martinoli sono da poco online) e inviato una lettera a tutti i Municipi del Cantone per invitarli appunto ad intestare piazze, strade, viali e sentieri a donne, figure sconosciute della storia del Paese.
Dobbiamo quindi ben sperare per il futuro? Secondo Vassere «le scelte di intestare vie a personaggi femminili acquisiranno verosimilmente una visibilità solo relativa. Soprattutto perché la disparità attuale è veramente molto alta e poi per altri due motivi. In primo luogo gli stradari in fase di allestimento riguardano ormai solo comuni piccoli e non urbani, dove gli stradari ricalcano di fatto i nomi di luogo tradizionali. Poi perché la scelta di intestare una via o una piazza ad un personaggio pubblico storico non è a mio parere la più logica, soprattutto là dove esista un toponimo accreditato». Ma l’AARDT continua la sua battaglia: «Ricordare il valore delle donne anche sugli stradari, e l’importante lavoro che hanno svolto, è necessario. Perché dedicare vie a laghi, montagne, fiori, piante e non a personaggi che hanno operato per il bene comune? E, scegliendo le donne, toglierle dall’oblio in cui la storia le ha relegate?».