«Non salviamo solo zucchine e insalate, salviamo anche persone». Simonetta Caratti guarda Borim, Borim la guarda. Lei cura la comunicazione del Tavolino Magico, lui lì, nella centrale di smistamento a Cadenazzo, ha ritrovato la voglia di vivere. Il luogo in cui veniamo accolti è una specie di laboratorio dove tutto passa e si trasforma: pane, torte, yogurt, scatolame, cioccolata, confezioni di tè, latte, frutta e verdura sfusa arrivano ogni mattina da tutti i donatori (uno di questi è Migros Ticino, che nel 2016 ha fornito al Tavolino il 15 per cento delle 560 tonnellate di cibo raccolte durante il corso dell’anno) e vengono selezionati in base alla data di scadenza, smistati, ricomposti, organizzati, per poi raggiungere i tredici centri di distribuzione disseminati su tutto il territorio, dal Mendrisiotto al Locarnese fino a Grono. Borim (nome fittizio), 23 anni, si trova lì da inizio dicembre. È un modo per ricominciare, per uscire dal limbo in cui era finito dopo gli anni di apprendistato per diventare elettricista. La ditta dove aveva prestato servizio fino a quel momento non aveva voluto rinnovargli il contratto (la crisi, la concorrenza dall’estero). Borim si è iscritto in disoccupazione e lì nessuno lo ha davvero aiutato a rientrare nel mercato del lavoro. Anche se lui, questo lavoro di elettricista, lo ama, e vorrebbe davvero che qualcuno, assumendolo, gli desse la possibilità di mettere in pratica quanto imparato. «Ma di questi tempi – dice – la vedo dura».
Stare senza fare nulla l’aveva fatto cadere in una specie di torpore emotivo; con quello stato d’animo si è trascinato, a parte una breve parentesi come panettiere, dalla disoccupazione all’assistenza. E lì hanno deciso di inserirlo tramite un apposito programma nel team del Tavolino Magico, che aiuta persone con difficoltà socio-economiche a rimanere attive, impegnandosi in un progetto che è ecosolidale in tutte le sue fasi.
Gerry Graci, il responsabile del magazzino, deve far funzionare tutta la macchina come se fosse un’azienda, anche se i 52 impiegati (temporanei) sono persone in disoccupazione, in assistenza, in AI. Ogni giorno arriva tanta, tantissima merce, e il cibo è delicato, perché se non trattato nel modo giusto può deperire. «Chi lavora qui ha il vantaggio di avere la giornata occupata in un progetto utile, ottiene degli incentivi dall’assistenza e ha anche la possibilità di fare colazione e pranzare gratuitamente – precisa Gerry. «Non solo: una volta distribuita la merce fra i vari centri di distribuzione, può capitare che ve ne sia in esubero e allora la diamo ai nostri collaboratori, ai quali forniamo anche prodotti che stanno per scadere; un ulteriore risparmio per loro. Da quando seguo questo progetto sono riuscito a ricollocare professionalmente una decina di persone nei vari settori dei trasporti e dei supermercati».
L’anno prossimo Gerry vorrebbe proporre a Borim un apprendistato al Tavolino Magico, ciò che gli darebbe nuove chance professionali. Borim sogna ancora di poter fare il suo lavoro, ma se questo non fosse possibile, avrebbe la possibilità di seguire una nuova strada.
Uscendo dalla sede di Cadenazzo, io e Stefano concordiamo sul fatto che i margini non sono per sempre, per fortuna a volte sono solo per poco. È questo che auguriamo a Borim salendo sull’automobile e dirigendoci verso casa di Bruno Ferrini, a Caslano. Ci accoglie con una camicia a fiori e sgombera il tavolo dagli equivoci: per lui andare a fare la spesa al Tavolino Magico non costituisce un problema, semmai un’opportunità. «La ditta presso la quale lavoravo come ingegnere aveva suddiviso lo stipendio in due parti, e su una di questa, la più cospicua, effettuava deduzioni minime. Così quando sono andato in pensione ho scoperto che avevo diritto a un’entrata molto bassa, duemila franchi, con i quali si fa fatica a sbarcare il lunario; ma badate bene, non rimprovero nessuno, se non me stesso, perché avrei dovuto essere più oculato sulla gestione delle mie finanze. Non ho mai pensato troppo ai soldi, li ho sempre spesi e donati generosamente, ed ora devo adeguarmi alla situazione». Che significa rinunciare all’automobile, vivere con poco, fare la spesa al Tavolino Magico, dove con un franco ci si porta a casa la spesa settimanale, se si è in possesso della carta acquisti rilasciata da enti pubblici come i Comuni o privati come la Croce Rossa dopo un’attenta analisi della situazione finanziaria. «In questo modo riesco a coprire buona parte dei miei fabbisogni alimentari, non tutti, perché non ogni settimana quello che viene messo a disposizione incontra le mie esigenze. Lì si riforniscono molti immigrati, meno autoctoni, forse perché sono a disagio, forse perché lo straniero fa paura».
Bruno, classe 1938, ha maturato una sua filosofia di vita, che gli permette di fluttuare nei margini con leggerezza, senza perdere un grammo di autostima: le difficoltà non lo buttano a terra perché le vive come uno sprone, un incentivo ad aguzzare l’ingegno. «È quello che provo a dire alle persone che incontro nel centro di distribuzione dove mi rifornisco: alcune sono col morale a terra e ci parlo un po’ per vedere se riesco a incoraggiarle».
Sono margini che in fondo non lo sono veramente, quelli che abbiamo raccontato in questa puntata, margini che intendono tenere la vita nelle mani, riprenderne il filo; Bruno, oltretutto, nei margini c’è sempre stato, da prima di andare in pensione, per il suo essere gay in un’epoca, quella passata, dove l’omosessualità era ancora malvista da molte persone. Non a caso Ferrini, che avrebbe voluto mettere la faccia anche nelle fotografie, si è battuto in prima persona per il movimento gay, di cui è stato un pioniere in Ticino, territorio dove ha affrontato anche altre battaglie, lasciandosi ispirare dall’aria che veniva da Oltregottardo, come quella ambientalista. «A volte do lezioni di italiano agli stranieri, appena posso, aiuto. Lo facevo anche in passato, quando non avevo nessuna difficoltà economica, anzi. Ora è un po’ strano riceverlo; eppure arriva sempre qualcuno che ti chiede se hai bisogno».
È una lezione di dignità. Esco dalla casa di Bruno e spero di portare con me le sue parole, un amuleto per i momenti difficili.