«Voglio andare al mare / Quest’estate voglio proprio andare al mare… / Voglio anche vedere / Le donne bianche diventare nere… / Quest’estate voglio proprio esagerare…». Ecco: che i raggi solari siano naturali o artificiali, non è il caso di seguire alla lettera ciò che Vasco Rossi canta nella sua Voglio andare al mare e soprattutto non conviene esagerare. Anzi: fa proprio male, al punto che lo scorso febbraio il Consiglio federale ha posto in consultazione, fra le altre Ordinanze, quella concernente la Legge federale sulla protezione dai pericoli delle radiazioni non ionizzanti che prevede di vietare ai minorenni l’accesso ai solarium.
Il motivo è serio e pertinente: «A lungo termine la radiazione emessa da questi dispositivi può causare il cancro della pelle». Fra l’altro, le radiazioni non ionizzanti sono prodotte anche da puntatori laser, laser medicali e solarium. Nell’Ordinanza in consultazione il CF considera anche questi e parte dal seguente presupposto: «Tutti possono nuocere alla salute se non utilizzati in modo appropriato». Sempre secondo l’avamprogetto di Ordinanza, saranno perciò intensificati i controlli per i solarium e migliorata l’informazione sui pericoli di un’eccessiva esposizione alla radiazione UV. Quindi, il CF caldeggia l’entrata in vigore del divieto di accesso ai solarium per i minorenni e demanda ai Cantoni i relativi controlli.
Ne abbiamo parlato con il dermatologo Gionata Marazza (pure responsabile della chirurgia dermatologica dell’Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli) che sul tema del solarium per rapporto ai minorenni è perentorio: «Ad essi l’accesso ai solarium dovrebbe proprio essere vietato». Lo specialista osserva con sollievo che finalmente anche in Svizzera la legislazione si chini sulle problematiche inerenti le misure di protezione delle fasce di età più sensibili ai danni provocati dai raggi non ionizzanti emanati dai solarium. E porta ad esempio l’America e l’Australia: «Lì, l’accesso ai solarium è già da tempo vietato ai minorenni, pure in ragione del fatto che l’accesso alle cabine solarium è libero, l’esposizione non è controllata come si dice, e le dosi di radiazioni non ionizzanti, sebbene possano corrispondere a quelle consigliate dal legislatore, sono sempre principalmente composte da raggi UVA, comunque nocive».
La premessa è di quelle dalle quali non si può soprassedere: «I bambini e i giovani sono parte di quella fascia di età pediatrica più calda e sensibile per lo sviluppo di nei e melanomi, e i danni da raggi solari sono proprio quelli che predispongono all’insorgenza del melanoma». Per questo, ribadisce perentorio il medico, bisogna assolutamente insistere sulla fotoprotezione dei nostri giovani. Tanto più che «gli UVA sono raggi energetici dal serio potenziale di carcinogenesi e tutti gli studi clinici ci permettono di affermare con certezza che il loro effetto è aumentare l’invecchiamento cutaneo, oltre che innescare potenzialmente tutti i tipi principali di tumore come melanoma, carcinoma basocellulare e carcinoma squamocellulare».
Alla nostra domanda se mai l’esposizione ai raggi del solarium possano arrecare qualche beneficio, il nostro interlocutore spiega che l’unico beneficio potrebbe relazionarsi alla produzione della vitamina D, per la quale del resto si segue la moda di considerarla una vera e propria vitamina protettrice contro parecchie problematiche: «La verità sta nel mezzo, come sempre, e d’altronde usare il marketing del solarium per promuoverne i benefici non è opportuno: basta esporre le zone fotoesposte (come viso, braccia e gambe) 15 minuti tre o quattro volte a settimana, senza fare le lucertole, per assicurarsi una produzione adeguata di vitamina D, la cui eventuale carenza può sempre essere compensata attraverso l’assunzione di gocce».
Consiglio pertinente, dato che il 90 per cento della vitamina D è prodotta nella pelle sotto l’influsso dei raggi ultravioletti di tipo B, mentre quelli del solarium sono prevalentemente UVA. Secondo il dermatologo: «Non esiste un uso ragionevole del solarium. D’altronde, parecchi studi scientifici confermano che chi si espone a sedute di solarium si assume un rischio superiore di sviluppare tumori cutanei. Per questo, come per ogni malattia o tumore, bisogna lavorare in modo preventivo e da qui la pertinenza dell’Ordinanza in consultazione sul divieto di accesso ai solarium per i minorenni».
Anche l’esposizione solare non controllata, però, comporta rischi analoghi. Lo dimostrano i numeri emanati a inizio estate dalla Società svizzera di dermatologia e venerologia (SSDV) secondo cui: «Ogni anno circa 25mila persone contraggono forme aggressive di cancro». La Svizzera è perciò considerata una «Nazione ad alto rischio» per quanto riguarda i tumori della pelle. L’associazione di dermatologi rileva inoltre che: «una persona su tre in età di pensionamento presenta qualche forma precoce di cancro della pelle (cheratosi attinica) che potrebbe tradursi in un vero tumore cutaneo (spinalioma o carcinoma spinocellulare): ogni anno vengono colpite tra le 20mila e le 50mila persone, mentre di melanoma maligno sono ogni anno colpite in Svizzera circa 2500 persone».
Numeri che ci fanno riflettere su tutti quelli che si trovano a lavorare all’aperto, nell’edilizia, nell’agricoltura e quant’altro. A queste persone, che presentano indubbiamente un rischio maggiore, è dedicata la Campagna 2018 per la prevenzione del cancro della pelle «Malattia professionale per troppo sole», il cui obiettivo è sensibilizzare i lavoratori a proteggersi dai raggi UV, adottando alcune precauzioni di cui chiediamo conferma al dottor Marazza: «Cercare di restare all’ombra nelle ore più calde della giornata, indossare vestiti adeguati, cappello a tesa larga e occhiali da sole, e applicare regolarmente e correttamente la crema solare».
Proprio su quest’ultima chiediamo lumi, dato che si fa sempre più strada l’opinione derivante dall’inutilità delle creme solari. Con un esempio chiaro, lo specialista confuta quest’idea e invita ad applicarla: «Un recente studio indica che, se in Australia e negli USA da qui al 2030 il 100 per cento della popolazione applicasse la crema solare, l’incidenza del melanoma diminuirebbe del 35 per cento». Non si nasconde che alcuni studi in materia sono controversi e, per i detrattori, la discussione rimane aperta. Ma la posta in gioco è estremamente alta e riguarda la salute, ragione per la quale è auspicabile il buonsenso nel-l’esposizione ai raggi UV, rigorosamente naturali, insieme all’applicazione di una buona crema solare.