«Trovare lavoro per un giovane? C’è crisi, è difficile, ma bisogna darsi da fare, formandosi». A dirlo è un 26enne, che nella sua breve carriera di lavori ne ha già trovati tre, due grazie all’Associazione 18-24. Di che cosa si tratta? Ce lo spiega la sua fondatrice, anima del progetto, Cristina Pagani. «18-24 è un’associazione no-profit, che ha lo scopo di aiutare i giovani neodiplomati ad inserirsi nel mondo del lavoro attraverso una piattaforma gratuita, che vuole fungere da vetrina verso il mondo del lavoro. Per potersi iscrivere è necessario avere tre requisiti: l’età dev’essere compresa tra i 18 e i 24 anni, bisogna essere residenti in Ticino ed avere un diploma di scuola professionale o superiore. Il progetto è rivolto anche a chi desidera ampliare le proprie conoscenze lavorative intraprendendo nuove sfide professionali».
Come il giovane con cui abbiamo parlato. «Come ho scoperto l’esistenza dell’associazione? Quasi per caso mi sono imbattuto nella loro pagina Facebook, ed ho provato a inviare i miei dati. Da lì, mi hanno chiamato per un colloquio, poi sono riusciti a trovarmi dapprima un posto a tempo determinato e infine il mio attuale».
Un’impresa non sempre facile. «18-24 – prosegue la signora Pagani – è nata dalla difficoltà che molte aziende hanno nel riuscire a trovare giovani residenti in cerca di un lavoro. O meglio, spesso la domanda non si incontra con l’offerta e viceversa. Avere un punto di riferimento dove neodiplomati e aziende possano incontrarsi, permetterà ad entrambi di non perdere delle occasioni di collaborazione». Perché, ed è un fattore a cui non si pensa, non sempre le aziende sono in grado di trovare il profilo richiesto. «Paradossalmente abbiamo avuto più difficoltà nel farci conoscere dai giovani che non dalle aziende. Quest’ultime infatti, non hanno tardato a contattarci dopo aver lanciato il progetto attraverso vari canali. Alcune di loro si sono già rivolte a noi più volte per assumere un giovane. Un dato che dovrebbe far riflettere: sono oltre 40 le richieste di lavoro ricevute da aziende specializzate in svariati settori professionali, rimaste insolute causa mancanza di profili», ci fa notare.
Uno strumento di collegamento è dunque utile, e l’Associazione è apprezzata anche da numerose aziende, che l’hanno utilizzata per reclutare giovani. Fra queste c’è la ditta Spinelli SA. «Io stesso, come la gran parte dei nostri quadri aziendali, siamo partiti proprio dall’apprendistato», ci racconta con orgoglio il direttore generale Giorgio Ortelli. «Cerchiamo persone motivate e con passione che siano desiderose di condividere la nostra visione e i nostri valori. Investire su un giovane è, a volte, una scommessa ma, da anni, puntiamo su di loro per introdurre nuova linfa nell’azienda e scegliamo di dare l’opportunità ad alcuni dei migliori apprendisti assumendoli al termine dell’apprendistato». Così, conoscendo e stimando da tempo per motivi professionali Cristina Pagani, quando hanno avuto un posto scoperto, da assegnare a un giovane, si sono rivolti a 18-24. Come funziona la presa di contatto? «Abbiamo stilato una descrizione della mansione e delle caratteristiche necessarie per ricoprire il ruolo: abbiamo quindi inviato la richiesta all’agenzia. Sulla base delle nostre richieste, 18-24 ci ha proposto alcuni candidati. Abbiamo fatto una prima scrematura, ottenendo una piccola rosa che è poi stata presentata al nostro direttore finanziario che ne aveva fatto richiesta».
Le aziende, ci spiega Cristina Pagani, hanno due canali per cercare i giovani iscritti. Si può, come ha fatto la Spinelli, inviare una descrizione del profilo richiesto, oppure visionare i curricula vitae pubblicati e segnalare quelli che interessano: «a quel punto l’Associazione prende contatto con l’azienda per ottenere maggiori informazioni inerenti capacità e attitudini ricercate, fisserà un colloquio conoscitivo con i candidati prescelti e, se ritenuti conformi a quanto richiesto, organizzeremo un incontro con l’azienda».
Ma quali sono le difficoltà maggiori in vista dell’entrata nel mondo del lavoro? La crisi, così come ha sottolineato il nostro giovane interlocutore, non si può negare. La scuola, però, forma in modo adeguato i ragazzi? Secondo Pagani, sì, anche se si potrebbe migliorare. «Ho sempre ricevuto dei riscontri molto positivi da parte delle aziende con l’eccezione della conoscenza delle lingue che in molti casi è ritenuta scarsa. Purtroppo o per fortuna la globalizzazione ha portato a lavorare sempre più con aziende straniere; i ragazzi, specialmente nel settore commerciale, devono mettere in conto di dover approfondire la conoscenza delle lingue straniere terminata la scuola. Nonostante l’inglese sia una lingua franca, in Ticino il tedesco rimane ancora la lingua più richiesta». Un dettaglio che potrebbe sembrare di poco conto e che invece a suo avviso ha un peso, è poi la preparazione del curriculum vitae «troppo spesso incompleto o poco curato, stenta a destare l’interesse del selezionatore».
A Ortelli, per contro, abbiamo chiesto come mai non sempre le aziende puntino sui giovani. «Il grado d’istruzione è uno dei fattori complici della situazione, unito a un mercato del lavoro difficile, con uno sbilanciamento quantitativo tra domande delle imprese e scelte dei giovani. Un altro punto che sicuramente in taluni casi disincentiva l’assunzione è l’investimento di risorse necessario alla formazione, e i salari d’entrata per ragazzi che devono comunque essere formati».
18-24 riscuote consensi tra chi vi si è rivolto. «Sono stato molto contento della mia esperienza con loro, tornerei a rivolgermi all’agenzia e la consiglierei a degli amici», è convinto il giovane con cui abbiamo parlato, mentre Ortelli parla di «un lavoro molto apprezzato e di grande valore sociale in quanto aiuta i giovani a muovere i primi passi nel mondo del lavoro e a valutare le loro attitudini nonché i settori in cui meglio potrebbero operare per avere opportunità e future soddisfazioni personali».