Nel 1847 il popolare scrittore serbo Ljubomir Nenadović si trovò in mezzo a un acquazzone sull’altipiano di Realp. Stava visitando la Svizzera per scrivere un libro su quella «unione nella diversità» tutta elvetica che tanto lo affascinava. Fradicio di pioggia bussò alla porta di una chiesa. Gli aprì un prete, che senza indugio decise di ospitarlo. Anzi, la prima domanda che il religioso rivolse all’improvvisato ospite fu: «preferisce vino francese o vino italiano?»
Quello tra Svizzera e Serbia è un legame sconosciuto ai più, ma che ha radici nel tempo. Sul portale Serbinfo.ch ci sono altre storie di questa antica amicizia. C’è, per fare un altro esempio, anche la storia di Nicolas Doxat de Démoret, un ingegnere di Yverdon che nel ’700 fortificò la Belgrado appena strappata ai turchi dagli austriaci. Oppure la vicenda di Mileva Marić, serba, moglie di Albert Einstein, prima donna a studiare fisica al Politecnico di Zurigo.
Insomma: sembrerebbe che Svizzera e Serbia si conoscano da molto tempo. Raccontare questi legami è la missione di Vladimir Miletić, intraprendente trentaseienne di Lugano. Nel 2012 ha fondato il portale di informazione Serbinfo.ch con una sola idea: gettare un ponte tra Svizzera e Serbia. «È anche da queste piccole storie del passato che possiamo capire come Svizzera e Serbia siano unite da tempo, ben prima dei flussi migratori degli ultimi decenni. Pochi lo sanno, ma i due paesi hanno molto in comune». Quando, dieci anni fa, Vladimir ha lasciato Belgrado per arrivare in Ticino – «per amore, ma passare da una città di milioni di abitanti a una piccola cittadina come Lugano è stato strano» – parlava solo serbo e inglese. Ha imparato l’italiano da autodidatta. E oggi lo parla molto bene. In Serbia studiava scienze politiche ed era vicepresidente di una associazione benefica patrocinata dalla casa reale serba. «I primi mesi in Ticino sono stati difficili. È allora che ho capito quanto fosse importante per noi serbi capire meglio la Svizzera. E di riflesso, quanto fosse prezioso anche per gli svizzeri conoscere meglio la Serbia e la nostra cultura».
Oggi su Serbinfo.ch si trova (quasi) di tutto. Articoli di storia che parlano di svizzeri in Serbia e di serbi in Svizzera. Informazioni di base per i nuovi arrivati in Svizzera, dalle procedure per ottenere il permesso di soggiorno, al contratto di locazione, a come trovare un lavoro. Ci sono nozioni di civica: come funzionano le Camere federali? Quanti cantoni ci sono in Svizzera? Ma ci sono anche articoli che spiegano in dettaglio i temi sottoposti a votazione. Tutto tradotto e scritto in lingua serba. E in italiano, «solo per il momento», con l’obiettivo di allargare presto i contenuti anche alle altre aree linguistiche del paese. «Abbiamo una rete di collaboratori in Svizzera tedesca e in Romandia, ma cerchiamo costantemente nuovi volontari per allargare il bacino».
Conoscere le fibre di un paese per viverlo consapevolmente, è questa l’idea di Serbinfo.ch. «Ogni anno ci sono nuovi serbi che arrivano in Svizzera, soprattutto in seguito ai ricongiungimenti familiari. Molti giovani serbi che vivono in Svizzera spesso trovano moglie o marito giù. In questo modo ci sono sempre nuovi immigrati. Ed è prima di tutto a loro che ci rivolgiamo», spiega Vladimir.
Sono quasi 300mila i serbi in Svizzera. In Ticino qualche migliaio. Molti sono arrivati negli anni 70, come migranti economici, ben prima della guerra in ex-Jugoslavia. Ma dopo molti anni passati all’estero, i legami con la madrepatria rimangono profondi, anche a livello istituzionale. Per fare un esempio, è addirittura il Ministero dell’educazione di Belgrado ad aver mandato un professore di lingua serba in Ticino: un paio di ore di lezione a settimana dopo scuola, in diverse località del cantone, per insegnare ai bambini a scrivere in cirillico e padroneggiare la grammatica. Per la cura delle anime, la Chiesa ortodossa serba ha invece inviato un prete, che fa messa e presiede i principali eventi religiosi. Poi ci sono numerose associazioni culturali che durante l’anno organizzano feste per mantenere vive, anche nella diaspora, le tradizioni e la cultura serba.
Serbi sì. Ma ormai anche svizzeri: negli ultimi anni è in costante aumento il numero degli immigrati serbi che hanno chiesto e ottenuto la cittadinanza elvetica. Per Vladimir però non basta. «Ci sono ancora troppi serbi che conoscono troppo poco il paese. Soprattutto i più anziani, che hanno la testa e il cuore ancora giù: molti decidono di rimanere qui a trascorrere la pensione, ma continuano a guardare solo la televisione serba e a leggere solo giornali serbi. Il caso dei più giovani è diverso. Sono nati qui, hanno studiato qui, lavorano qui. Sono molto più integrati. Ma comunque non partecipano alla vita politica. Vogliamo motivarli, spingerli alla partecipazione attiva. Vogliamo che votino, che si candidino, che siano eletti. Siamo tanti in Ticino, ma non abbiamo nemmeno un rappresentate in un Consiglio comunale».
Ma Serbinfo.ch parla anche agli svizzeri. Nel 2016 Vladimir ha organizzato una campagna di sensibilizzazione per presentare la comunità serba alla popolazione svizzera e «sottolineare i benefici legati alle diversità tra le persone». Durante la settimana contro il razzismo promossa dal Cantone, ha organizzato una bancarella in centro a Lugano e una campagna sui social. Il volantino pubblicato mostrava una grande scritta della particella – ić, che si trova spesso alla fine dei cognomi slavi, accompagnata dalla frase «diversità, un valore svizzero» e l’hashtag #svizzeravariopinta. «Anche noi serbi siamo parte di questa società», spiega Vladimir. «Questa diversità che c’è in Svizzera è un valore».
C’è discriminazione, ci sono pregiudizi? «Sicuramente. Ma non solo nei confronti dei serbi. In generale, con tutti gli stranieri. Non dobbiamo far finta che i problemi di discriminazione legati ad un cognome straniero non siano una realtà quotidiana. Gli esempi sono molti: discriminazione sul posto di lavoro, difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro, società sportive, sanità, educazione, formazione professionale, ricerca di un alloggio».
Da cinque anni Serbinfo.ch beneficia del sostegno del Servizio per l’integrazione degli stranieri nell’ambito del Programma di integrazione cantonale. «Un riconoscimento dell’importanza del progetto nell’unire i nostri due popoli», dice con soddisfazione Vladimir. Pensi di tornare in Serbia un giorno? «Io sono serbo. Mia moglie è portoghese. Ci siamo trovati qui a Lugano, a metà strada dalla nostra madrepatria. I nostri figli sono nati e cresciuti qui. Loro sono svizzeri. L’italiano è la loro lingua madre. Credo che ormai la Svizzera sia la nostra casa».
Conoscersi e capirsi. Perché essere cittadini di una nazione vale più di un passaporto. Bisogna mettersi di impegno, sempre, soprattutto nel paese dell’«unione nella diversità». Affinché – come accaduto tra il prete svizzero e lo scrittore serbo in una giornata piovosa di metà Ottocento – anche oggi Svizzera e Serbia si possano incontrare.