Il lungo tempo curativo

Fitoterapia - Nel caso delle dermatiti vi sono molte piante utili e alternative alla farmacologia, una di queste è la viola che cura anche i raffreddamenti ed è antinfiammatoria
/ 07.10.2019
di Eliana Bernasconi

La temperatura elevata, il calore e l’umidità, gli sbalzi termici, l’inquinamento da traffico, l’assedio continuo delle amabili zanzare hanno conseguenze evidenti sullo stato della pelle, causano spesso disturbi, obbligano a predisporre piani di difesa. Presenti da tempo immemorabile, unica cura prima della scoperta dei farmaci di sintesi, le piante medicinali possono essere una valida alternativa alla farmacologia; del resto gran parte dei farmaci in commercio ha componenti di origine vegetale.

 «Le piante medicinali indicate per i disturbi dermatologici sono numerose, fra le prime abbiamo la viola, la bardana, la fumaria, e altre ancora che se non sono specifiche per la pelle servono a migliorare lo stato che provoca il problema», spiega Stefano Guerra, erborista e proprietario di un negozio in centro Italia. Ricco di esperienze, Stefano Guerra, ne riporta alcune, come quella volta che, con fiducia e pazienza, le erbe riuscirono a risolvere dove diversi farmaci avevano fallito un serio problema dermatologico di un ragazzo che pareva non trovare soluzione: «l’utilizzo degli integratori naturali» continua Guerra «ha un impatto meno forte e meno devastante. Importante è trovare la radice del problema; gli integratori naturali vengono ricevuti in maniera naturale dall’organismo, mentre i prodotti chimici in taluni casi potrebbero agire in modo molto forte e i farmaci potrebbero avere diverse controindicazioni».

Il farmaco di sintesi, abbiamo capito, agisce in base a un solo principio attivo, con un unico processo colpisce solo un organo, mentre la pianta, che racchiude intatte tutte le sue componenti, agisce su ampio raggio. Ma cogliamo un’altra differenza fondamentale, le nostre aspettative: il nostro atteggiamento di fronte al prodotto fitoterapico si differenzia nel non pretendere i rapidi risultati che siamo avvezzi ad aspettarci dal farmaco di sintesi. I tempi sono infatti un poco lunghi mentre spesso si vuole tutto e subito: saper aspettare è un’esperienza che andrebbe rinnovata. L’approccio alla fitoterapia prevede per l’appunto una predisposizione alla non pretesa di vedere subito un risultato, occorre cioè accettare l’idea che saranno necessari tempi lunghi. 

Se riflettiamo sul ciclo di crescita e sviluppo di una pianta officinale, come per tutte le piante, ci rendiamo conto che anch’esso richiede tempi lunghi e non sopporta accelerazioni; come potrebbe dunque la sua azione curativa non rispettare queste medesime caratteristiche?

Della viola o viola del pensiero, nome scientifico Viola Tricolor L, della famiglia delle Violaceae parlava già Virgilio; Shakespeare la includeva tra i fiori che Ofelia offre al fratello nell’Amleto. Nota ai greci, agli arabi, Viola tricolor cresce nei campi e nei pascoli fino a 2000 m; le radici si raccolgono a primavera, i fiori ad aprile, e si fanno asciugare con cura e a calore mite. 

Uno studio italiano del 1998 ha dimostrato l’efficacia dell’infuso di viola nel trattamento di affezioni cutanee allergiche (anche causate da allergie alimentari, resistenti ad altri trattamenti). Oltre a risolvere i problemi della pelle, la viola ha molte altre indicazioni: è antinfiammatoria, cura le malattie da raffreddamento e anticamente era usata per le malattie di petto. I medici della prima università del mondo, la scuola salernitana, la consideravano il rimedio principe per combattere le cefalee postprandiali dovute a disordini alimentari. E non finisce qui. 

Per un certo Joachim Camerarius, botanico e medico nato nel 1534, era efficace addirittura contro la sifilide, mentre Leonardo Fuchs, nato nel 1501, la raccomandava sempre per le malattie della pelle. Ai fiori sono state riconosciute proprietà emollienti, depurative del sangue e della cute. In medicina popolare la pianta intera fresca, schiacciata, mescolata col latte e ridotta in poltiglia veniva applicata localmente contro la crosta lattea dei bambini. Con il medesimo intento si mescolava la polvere delle foglie seccate nella pappa dei bimbi; mentre le foglie, cotte in acqua salata, erano applicate come impiastro sulle scottature, sulle ferite e sulle piaghe fresche.

Davvero si rimane ammirati da tanta sapienza, di fronte a queste conoscenze possedute un tempo e che noi abbiamo rischiato di perdere irrimediabilmente, e se non fosse per questi stralci di trascrizioni di ricordi orali non ne avremmo nemmeno più traccia. Preparazioni di viola sono usate ancora oggi in pediatria nel trattamento della crosta lattea, e molti sono i casi di dermatosi e acne giovanile felicemente risolti con preparati di viola. La tintura madre (preparata partendo dai fiori freschi raccolti a primavera estate e che ha un grado alcolico di circa 60°) è ricchissima di principi attivi e ha un lungo elenco di proprietà batteriostatiche, protettive, antiradicali liberi, eccetera. È impiegata nel trattamento di eczemi, psoriasi, acne, e come drenante cutaneo e renale. Non si conoscono controindicazioni o interazioni con altre piante o farmaci.

Un’altra pianta indicata per i disturbi dermatologici, e non solo, è la bardana (Arctium iappa). Della famiglia delle Asteracee, cresce nei luoghi incolti e tra ruderi, bordi delle strade e sentieri fino a 1100 m, fiorisce da luglio a settembre. Virgilio ci parla dei suoi frutti ispidi che si appigliavano al vello delle pecore e delle vesti. Le capsule di questi frutti, muniti di minuscoli uncini, si attaccavano al pelo degli animali e fungevano da trasportatori garantendo alla bardana la dispersione dei semi. Tale sistema di «aggancio» fu studiato dall’ingegnere svizzero George de Mestral che negli anni Cinquanta brevettò addirittura il velcro. Che cosa non dobbiamo alle piante! 

Le foglie di bardana, cavolfiore e verza erano cotte nel latte e questo decotto veniva applicato sul Fuoco di Sant’Antonio (Herpes Zoster). Durante, medico umbro del 500 così consigliava: «La radice bevuta al peso di una dramma con i pinocchi (?) giova a coloro che sputano il sangue e la marcia, e il succo bevuto con vino vecchio sana mirabilmente i morsi dei serpenti. Il seme bevuto con ottimo vino per quaranta giorni al peso d’una dramma sana la sciatica». Come per la viola, la bardana in uso interno cura acne e foruncoli e in uso esterno acne, crosta lattea, eczema, seborrea facciale; il suo succo si può frizionare sul cuoio capelluto contro l’eccesso di sebo.

Per alleviare dolore e prurito provocati dalla puntura di insetti si strofinava sulle parti interessate un pezzetto di foglia, stropicciato fra le dita. I getti primaverili erano colti e cucinati come asparagi, le foglie si cucinavano in minestre, si aggiungevano a frittate e salse.

Bigliografia
Gabriele Peroni, Trattato di Fitoterapia Driope, Nuova Ipsa editrice.