Se qualcuno avesse un giorno l’intenzione di ricostruire la storia di Internet in Ticino, non potrebbe fare a meno di considerare il lavoro pionieristico (e anche un po’ visionario) di un gruppetto di giovani informatici che, a metà degli anni 90, nel luganese hanno iniziato a sperimentare la possibilità di creare un’attività commerciale legata al World Wide Web. Si trattava di un’Internet completamente diversa da quella che conosciamo. I suoi meccanismi di funzionamento, per quanto fondati su protocolli di comunicazione che in qualche modo sono tuttora attuali, erano legati all’uso di una tecnologia tutta da inventare. Faceva parte di quel gruppo di entusiasti Simone Cicalissi, un ingegnere informatico diplomatosi a Bienne. Lontano dai riflettori mediatici Cicalissi è in realtà molto conosciuto da tutti coloro che si sono occupati di Internet «visto da dietro le quinte». È per questo che molto volentieri abbiamo chiesto di registrare anche la sua testimonianza nella serie di ritratti che stiamo raccogliendo sull’inizio del movimento Internet in Ticino (altre puntate su «Azione 47» del novembre 2016, Bruno Giussani; «Azione 50» del 12 dicembre 2016, Alessio Petralli; «Azione 22» del 29 maggio, Gianni Giorgetti).
Simone Cicalissi, lei è uno di quelli «che c’era» quando Internet è arrivato in Ticino...
Abbiamo iniziato nel 1994. A quei tempi io lavoravo al Cimsi, ossia un ente para-universitario che offriva aiuto alle aziende esterne. Una delle tecnologie che offrivamo era la posta elettronica. Il Cimsi esiste ancora: è stato integrato nella Supsi. Lì avevamo un inizio di rete informatica, formata da robot a controllo numerico che venivano collegati in rete. Eravamo un gruppo di giovani diplomati, arrivati più o meno nello stesso momento. Collaboravamo anche con una società esterna, Remedios. Da questa azienda e dal nostro gruppo (Bruno Giussani, Paolo Cattaneo, Alberto De Lorenzi, Raffaele Giulietti, Giovanni Taddei) che allora non si chiamava ancora Tinet, è nata l’idea di fornire Internet, perché in Ticino c’era richiesta per questo tipo di servizio da parte delle aziende.
Si può dire che Tinet sia stata una delle prime aziende che ha pensato a Internet come qualcosa di commerciale?
In quel momento non c’era nessun altro: «Ticino.com» è arrivata più tardi. C’era qualche azienda da Zurigo che offriva il collegamento Internet. C’era America on Line: aveva una rete fatta di sistemi che collegavano i suoi utenti e permetteva uno scambio di dati fra loro. Se vuole, Internet allora era una realtà fatta da tanti attori indipendenti.
Internet, un tempo, era un numero di telefono da chiamare...
Sì, e i problemi erano diversi. Intanto i costi telefonici erano variabili a dipendenza della regione da cui si chiamava per accedere alla rete. Allora, avevamo deciso, dopo aver valutato molte opzioni, di collegarci direttamente con il CERN. Questo fu il nostro costo più grande: il collegamento era Manno – CERN, e poi con qualche server e alcuni modem, distribuivamo agli utenti l’accesso a Internet. Pensi che, visto che eravamo gli unici in Ticino, siamo stati contattati da Swisscom per diventare loro partner.
Così piccoli avevate quasi una situazione di monopolio...
È vero, ma comunque in quel tempo ancora in pochi volevano allacciarsi ad Internet. Molti non sapevano neppure cosa fosse. Tutti usavano i fax, quindi Internet sembrava inutile. Succedevano cose divertenti perché, visto che eravamo gli unici a fornire Internet, tutti i grossi clienti venivano da noi, banche e grandi società. Tinet era una società piccolissima, ridicola a confronto.
Eravate tutti ingegneri informatici? Intervenivate su hardware e software?
Ognuno arrivava da scuole diverse. Ovviamente all’inizio tutti facevano tutto, poi ognuno si è specializzato nel suo campo. Abbiamo superato i molti problemi di compatibilità tra computer. Da notare che molti PC non sapevano gestire il protocollo TCP-IP, quello che permette l’accesso alla rete di Internet. Allora avevamo sviluppato un software per riuscire a velocizzare le cose, su dischetto. Ricordo che quando è uscito il film The Net distribuivamo il floppy nei cinema per promuoverci: serviva per collegarsi ad Internet con Tinet per una settimana gratuitamente. Ne abbiamo stampati migliaia, con una macchina speciale: mi sembra ancora di risentire il rumore dei dischetti terminati che cadevano in una scatola per raccoglierli...
Quale era la sua funzione nel gruppo?
Costruivo la rete: ero chiuso in cantina, dove non mi vedeva nessuno, ad attaccare fili (ride). Dalla nostra sede partiva, come detto, un cavo collegato al CERN a 64 KB. Avevamo dei veri e propri armadi pieni di modem e quando un nuovo utente si collegava si accendeva la lucina di uno di quelli. Man mano ne dovevamo aggiungere di nuovi, quando le lucine iniziavano ad essere troppe...
Riguardando a quel periodo possiamo dire che il Ticino era abbastanza all’avanguardia, in buona posizione anche a livello nazionale.
Siamo stati tra i primi cinque e quel che è interessante è che andavamo controcorrente rispetto agli altri. Facevamo una fatica infernale ma non volevamo usare i sistemi standard. Volevamo capire fino in fondo. Le grandi ditte di networking non ci prendevano neppure in considerazione perché eravamo piccoli ma in poco tempo siamo riusciti ha guadagnare grandi clienti e reputazione. Occorre dire che Internet in quel periodo era comunque un’altra cosa rispetto ad oggi. Pensi a come funzionava «Yahoo!» allora: era un catalogo di siti distinti per categoria. Dopo un po’ si poteva quasi quasi conoscerli tutti. Oggi questo è impensabile. Comunque per tornare alla storia, passato l’iniziale disinteresse c’è stato un boom e noi effettivamente eravamo gli unici in grado di fare tutto quello che offrivano le grandi società, nonostante le nostre dimensioni. Alla fine gestivamo migliaia di connessioni tramite i router, ma non era più così divertente come con i primi server. Ho deciso anche per questo di tornare a essere indipendente. Quello che mi interessava era aiutare chi voleva Internet e praticare la sua messa in sicurezza.
La gestione delle reti è da sempre la sua specialità.
Sì, ho dato molte idee alla gente: mi sono documentato studiando, leggendo documenti un po’ qui e un po’ là. È la parte più divertente. Per qualcuno che inizia oggi a lavorare in questo settore è più difficile, perché in fondo non sa veramente «cosa c’è sotto», non sa come è cresciuta la tecnologia che c’è alla base di Internet. In secondo luogo, oggi non è facile avere la possibilità di fare esperienza orizzontale in più settori, come abbiamo fatto noi. Oggi si parte «specializzati», e da un solo settore dell’informatica è molto difficile avere un’idea globale. La mia esperienza di oggi mi mostra che spesso mancano figure professionali in grado di collegare tra loro queste aree di specializzazione.
Secondo ciò che osserva ogni giorno nel suo lavoro, quale le sembra l’evoluzione generale nel settore informatico?
Mi sembra che prenda sempre più piede l’idea di «cloud» e l’informatica come la conosciamo oggi nei prossimi 10 anni cambierà. Siamo abituati a installare software, ad esempio per la posta elettronica, ma la direzione verso cui ci si avvia è di non usare più programmi installati sul PC in ufficio. I programmi saranno «noleggiati», usati online, solo quando se ne ha bisogno. Ciò avviene perché la rete diventa sempre più veloce. Un tempo lo scambio di dati era lento, ridotto, ma adesso non è più necessario che un qualsiasi programma sia installato sul PC o sul MAC. Anzi, averlo genera costi: bisogna aggiornarlo, «occupa spazio», ogni tanto ha update obbligatorie, eccetera.
E nel settore dell’hardware, invece, a che evoluzione assisteremo?
Da questo punto di vista, il problema che causa i maggiori rallentamenti sono gli hard-disk. Penso che pian piano si arriverà ad usare un tipo di memoria composta di solo RAM, molto più veloce, che di tanto in tanto si sincronizza con un disco rigido. Inoltre, a meno che non si vogliano utilizzare programmi di grafica come il CAD, che richiede un po’ più di performance, non serve a niente avere processori super-potenti. In un normale ufficio, la maggior parte degli utenti non fa nulla che richieda particolari capacità di calcolo o grafica dal PC. Le macchine, a livello di processore, oggi sono davvero già ultra-dimensionate.