È quasi tempo di mondiali di calcio. Si moltiplicano gli scambi di figurine per completare l’immancabile album Panini in attesa di maggio quando la nazionale svizzera terrà il proprio ritiro a Lugano allo stadio Cornaredo, dove si inizierà a respirare un clima agonistico internazionale che culminerà con l’amichevole contro il Giappone in agenda l’8 giugno, una decina di giorni prima del calcio d’inizio di Russia 2018. Ma il calcio, come altri sport, non è solo agonismo ad alto livello, è anche veicolo di tolleranza, integrazione, rispetto dell’avversario, rifiuto del razzismo. Da qui il nostro breve giro d’orizzonte nelle realtà attorno ai campi di calcio in Ticino, dove queste determinanti premesse universali sembrano trovare un buon terreno di gioco, con, fra l’altro, un evento che intende tirare, e non solo metaforicamente, «Un calcio al razzismo». Dice Alessandro, 18 anni, la maglietta gialla del Breganzona degli Allievi A1, che incontriamo al campetto di Breganzona dove non rinuncia al pallone nemmeno nel giorno di Pasquetta: «Qui sul campo in sintetico è molto frequente che gruppi di stranieri, soprattutto afghani e curdi improvvisino bei tornei di tre-quattro squadre. Io mi unisco volentieri perché sono più grandi e più forti e s’impara sempre molto. Non è l’unico esempio di integrazione – assicura il nostro interlocutore: so che al campo del Tassino giocano gli eritrei, mentre a Paradiso ci sono squadre miste di persone provenienti da diversi Paesi».
Un’altra situazione interessante si trova in uno dei più popolosi quartieri di Lugano: Pregassona, dove Marco Imperadore, membro dell’omonima Commissione di quartiere, ha proposto e ottenuto lo scorso settembre dall’autorità cittadina un restyling del campo di calcio in via Industria, dove vivono e convivono nei diversi palazzi numerosi stranieri, proprio con il preciso fine di creare un importante punto di ritrovo e di integrazione. «A sette mesi dalla sua inaugurazione, posso senz’altro affermare che l’iniziativa ha sortito l’effetto sperato. Prima era uno spazio verde abbandonato, e così, grazie alla sensibilità del Dicastero verde pubblico, l’infrastruttura è stata ristrutturata. Ed è frequentata. Il campo è frequentato da persone di varie nazionalità: somali, eritrei, slavi, russi, italiani, ticinesi. Sia bambini sia adulti». In questo rione sono previsti nuovi palazzi a pigione moderata e dunque l’arrivo di nuovi bambini e giovani. «In tal senso il campo di calcio assumerà ancora maggiore valore» – osserva Imperadore, che abita proprio a pochi metri dal campetto. «Il nostro scopo è quello di favorire l’integrazione fra le diverse etnie, e quando vedi che in molti giocano e si divertono è motivo di soddisfazione per la nostra Commissione di quartiere. Qualche volta c’è un po’ di prevaricazione dei più grandi sui più piccoli per occupare il campo, ma comunque alla fine prevalgono l’intesa e un buon clima. M’immagino che con i Mondiali di calcio la frequentazione del campetto e le partite aumenteranno».
A Lumino, invece, il prossimo 21 luglio si svolgerà la settima edizione dell’Antira Cup Ticino (acronimo di Coppa Antirazzista), un evento che prevede un torneo di calcio, bancarelle e concerti e che coinvolge centinaia di partecipanti. Cristina è una delle fondatrici e organizzatrici dell’evento. Come nasce questa iniziativa? «L’idea è sorta da un gruppo di una decina di amici. Avevamo partecipato a qualche torneo oltralpe, ai tempi esistevano infatti l’Antira Cup di Soletta e quella di Lucerna, alle quali nel frattempo si sono aggiunte Berna, Thun, Alto Vallese e altre città ancora. L’ispirazione è venuta inoltre dai Mondiali antirazzisti che si svolgono ogni anno in Italia sull’arco di una settimana e che coinvolgono anche altri sport ed eventi collaterali (concerti, manifestazioni, conferenze). E quindi abbiamo deciso di proporre anche noi qualcosa in Ticino, creando l’associazione “Un calcio al razzismo”».
Il razzismo, l’intolleranza… in Ticino vi sono fenomeni preoccupanti? «Quello che noi abbiamo cercato di fare – evidenzia Cristina – è di dare una risposta a queste problematiche, quella del razzismo, ma non solo, che spesso si ritrovano in maniera più o meno manifesta all’interno del mondo dello sport ma in generale nei diversi ambiti della società, nella politica, nei mass media, sui social network, nell’ambiente di lavoro. Il nostro vuole essere così un momento conviviale di aggregazione, all’insegna della promozione del rispetto, della solidarietà, della condivisione, del fair play. Uno spazio di incontro, apertura e scambio in contrapposizione a tutti i tipi di discriminazione, di oppressione e prevaricazione che appunto si manifestano sotto forma di razzismo ma anche ad esempio di sessismo e di omofobia. Lo scopo è rendere sensibile la popolazione su queste tematiche, in modo coinvolgente ma anche divertente e creativo. Tutte questioni centrali anche per le altre associazioni della Svizzera interna alle quali ci siamo ispirati».
Come si svolgerà Antira Cup Ticino 2018? «Le iscrizioni si apriranno verso maggio-giugno sulla pagina Facebook “AntiraCup Ticino”. Una trentina di squadre parteciperanno al torneo di calcetto (5 giocatori più il portiere) che si terrà al campo Vomero di Lumino. La giornata avrà luogo con qualsiasi tempo. La particolarità è che non vi saranno arbitri, ciò che permetterà ai giocatori di autogestirsi in campo. Devo dire che ha sempre funzionato benissimo, le squadre danno prova di fair play e di rispetto dell’avversario. Le compagini sono di tutti i tipi: maschili, femminili, miste, di giovani e meno giovani, di provetti calciatori o dilettanti. Ogni anno sono inoltre presenti cinque o sei squadre composte da migranti, accompagnate da associazioni attive sul territorio, come Soccorso operaio svizzero e Casa Astra. Questo è interessante perché questi ragazzi segnati da un vissuto difficile e spesso guardati con diffidenza, possono vivere una giornata all’insegna della spensieratezza in un contesto inclusivo che favorisce il contatto, lo scambio e il conoscersi. Il senso è il divertimento. Infatti ci sono i premi per la miglior squadra e per quella peggiore, per quella con la divisa più originale e per il miglior tifo: non si premiano dunque solo i risultati sportivi, ma anche altri aspetti. La manifestazione prevede inoltre concerti e dj set, cena popolare, buvette, banchetto dei dolci e bancarelle. Ogni anno organizziamo anche una riffa a scopo benefico. La scorsa edizione il ricavato è stato devoluto al Comitato ticinese per la ricostruzione di Kobane, che si sta occupando di costruire una scuola nella città del Kurdistan siriano distrutta dalla guerra. Coperte le spese, quanto riusciamo a raccogliere viene devoluto per altre iniziative contro la discriminazione e il razzismo organizzate durante l’anno».
Come si traduce l’impegno della vostra associazione «Un calcio al razzismo»? «Da gennaio il nostro collettivo si riunisce regolarmente. L’associazione è apartitica e l’attività è completamente basata sul volontariato. Il lavoro più importante avviene certamente intorno alla giornata clou dell’Antira Cup Ticino».