I sensi sono strettamente legati alla memoria e hanno la capacità di risvegliare ricordi e suggestioni profonde e intime. La letteratura è ricca di esempi: da Proust a Baudelaire, ma anche Pirandello o Süskind. L’olfatto, l’udito, il gusto, la vista e il tatto hanno il potere di scatenare in noi fiumi di emozioni e di riportarci non solo lontani nel tempo, ma anche nello spazio. Si legano profondamente ad un luogo o a un momento della vita, con l’intrinseca capacità di costruire ponti sensoriali tra territori lontani e diversi, rimandando un’immagine di noi del tutto inedita. Un profumo, un sapore possono dare avvio al racconto di sé.
Svetlana è nata e cresciuta nel sud est della Serbia «abito in Ticino ormai da ventisei anni, ma ci sono ricordi che mi riportano alla mia infanzia, come per esempio il profumo del pane fatto in casa. Nel paesino di mia nonna, dove da bambina stavo spesso, tutti facevano il pane e i dolci e nelle strade si sentiva questo meraviglioso profumo. Se chiudo gli occhi lo assaporo ancora. Qui in Ticino è raro sentire per strada il profumo del pane appena sfornato, ma quando mi capita il pensiero vola ai miei nonni. Ci sono sapori, invece, che ho ritrovato intatti come, per esempio, il pancotto o la cazzöla. Sono dei piatti che richiamano la mia terra. La verza, il maiale, il pane e le patate ci uniscono. Vengono dalla tradizione contadina sia qui in Ticino sia in Serbia. Invece con la frutta non è così. Ero abituata al profumo intenso delle fragoline di bosco che andavamo a raccogliere nei prati, mia nonna ne faceva una deliziosa marmellata, qui non le trovi se non dal fruttivendolo, ma non hanno la stessa fragranza. Poi ricordo che appena arrivata in Ticino ho sentito il profumo dei funghi, un odore per me nuovo perché al mio paese non se ne trovavano. Il profumo dei funghi per me è il profumo del Ticino».
Anche la vista e il tatto hanno un potere evocativo. Ivan è un artista californiano arrivato qui ormai più di trent’anni fa. «L’intensità della luce per me è importante, in California del sud, dove sono cresciuto, la luce è energica, forte, diversa da quella che abita la Valle di Muggio. Ma, in determinati periodi dell’anno, la ritrovo anche in Ticino quella particolare luce e il pensiero vola alla mia infanzia. Anche il sapore dell’anguria d’estate e il calore del sole che scalda la pelle mi fanno ricordare di quando ero piccino. Poi le arance, qui si trovano maggiormente d’inverno mentre in California sono sempre presenti. Bere una spremuta ogni mattina è un’abitudine che avevo da piccolo e che ho trasmesso anche ai miei figli. L’orizzonte in Ticino è un altro. Al mare è infinito e si perde davanti ai tuoi occhi, in montagna lo devi cercare in alto. E poi il cambio delle stagioni. All’inizio è stato difficile abituarsi all’inverno, mi deprimeva molto. Oggi invece lo apprezzo, è un momento che dedico all’introspezione ed è diventato fondamentale per la mia creatività. Il passaggio all’inverno per me è legato alla mia Valle ticinese, il sole e l’acqua sono la California».
A volte i sensi entrano in contrasto tra loro e ci danno la sensazione di vivere in mondi distinti. Per Gracinda, nata a Funchal, città marittima dell’isola di Madeira (Portogallo), vista e gusto litigano tra loro e le ricordano due terre lontane nei sapori. «Ricordo che, appena arrivata, un vicino di casa aveva una pianta del frutto della passione nel suo giardino. Io tenevo d’occhio la pianta aspettando che facesse i frutti, ma non arrivavano mai e neppure il profumo intenso dei fiori arrivava. Guardavo quel rampicante e ricordavo le fragranze e i sapori del frutto della mia terra, ma di quei caratteri, qui, neppure l’ombra. Era uguale alla vista, quella pianta, ma in verità completamente diversa. Così come le nespole. Ricordo l’emozione nel trovare, qui in Ticino, una pianta di nespole coi frutti. Li ho colti subito perché a Madeira ce ne sono molti e sono saporitissimi. Ma quando li ho messi in bocca il mio palato è rimasto deluso. Il sapore era un altro. Questo vale un po’ per tutta la frutta. Ha un sapore che non è quello a cui ero abituata. Quando torno a Madeira, infatti, ne faccio delle grandi scorpacciate. Le banane, per esempio, sono più piccole e molto più dolci. Ho provato a portarle qui, ma cambiano gusto. Allora le assaporo dove crescono, lascio che tutti i sensi si riempiano di quell’esperienza, poi quando torno in Ticino porto con me il ricordo di quella bontà».
Per Sergio l’udito è il solo mezzo per ritornare alla sua giovinezza. «Dalla Slovenia, mia terra natia, alla Svizzera non ci sono grandi differenze. I colori, i panorami e i sapori sono molto simili. Anche la lingua per me non è stata un problema, perché siamo bilingui e l’italiano lo parlavo già. Ma la musica quella sì che mi scatena ricordi della mia giovinezza in Slovenia. Tutta la musica anni Ottanta mi riporta immancabilmente alle avventure adolescenziali con gli amici e mi emoziona molto. Da allora sono passati ormai trent’anni ma i ricordi sono sempre vividi».
Elena è nata a Suceava. Per lei l’olfatto è una mappa indelebile della sua terra «Ricordo la Romania attraverso i profumi. Sono gli odori che mi riportano a quando ero bambina. Ogni mattina, durante la pausa al lavoro, sento l’aroma del caffè tostato che viene da una finestra vicina e subito mi tornano alla mente le estati che passavo con i miei cugini dalla nonna in campagna. Eravamo in nove cugini e ci si trovava lì un mese intero. Le emozioni di quei momenti sono infinite. Ricordo il sapore del latte appena munto e del pane sfornato da poco. Mi tornano alla mente le risa di noi che giochiamo. Invece il sapore della pasta per me rappresenta il Ticino, è immagine di me adulta. Da noi non si usava e io la prima volta l’ho mangiata qui. Anche i colori della natura per me sono meravigliosi e diversi da quelli della mia giovinezza. Le montagne, il verde, sono bellissimi e nei miei pensieri rappresentano questa terra che oggi è la mia».
Nel viaggio attraverso i sensi si stimola il ricordo e si scoprono sapori, odori e colori unici e allo stesso tempo universali. Ci si sente più simili gli uni agli altri. Basta chiudere gli occhi e i paesi si avvicinano, i confini cadono e le emozioni si scoprono, ancora una volta, le stesse.