I bambini e la qualità dell’aria

Molti impianti sportivi e scuole sorgono vicini a strade a elevata percorrenza, i medici mettono in guardia sui rischi per la salute dei bambini
/ 03.12.2018
di Roberto Porta

Ci vorrebbe un pallottoliere di dimensioni imponenti per contare tutte le scuole e tutti gli impianti sportivi che nel canton Ticino sono stati costruiti a due passi da un’autostrada o da una strada a elevata percorrenza. Impianti e scuole frequentati regolarmente da bambini e ragazzi. Come dire che molto spesso le generazioni più giovani si vedono costrette a trascorrere buona parte delle loro giornate in luoghi non ottimali, per usare un eufemismo, dal punto di vista ambientale e sanitario. Inquinamento atmosferico, inquinamento fonico, a cui vanno aggiunti i pericoli generati dal traffico sul percorso casa-scuola: è questa la realtà scolastica e sportiva di parecchi bambini e ragazzi ticinesi. 

Malgrado i progressi fatti registrare negli ultimi anni, i dati relativi all’inquinamento atmosferico ci dicono che la situazione in Ticino rimane preoccupante, in particolare nelle regioni densamente abitate. Non per nulla, nell’edizione 2017 della statistica in materia, pubblicata dalla Sezione della protezione dell’aria del canton Ticino, si legge: «I superamenti dei limiti fissati dall’Ordinanza contro l’inquinamento atmosferico dimostrano che la qualità dell’aria è ancora insufficiente in diverse località ticinesi. I valori limite di diossido di azoto, ozono e polveri fini sono frequentemente sorpassati nelle zone urbane, dove vive la maggior parte della popolazione». Per quanto riguarda l’inquinamento da ozono le analisi giungono a questa conclusione: «Il numero di superamenti rispetto al valore limite orario, pari a 120 microgrammi al metro cubo, risulta eccessivo». 

Un problema cronico, e un guaio rilevante per i più piccoli, come ci spiega il dottor Marco Pons, pneumologo e primario di medicina interna all’Ospedale Civico di Lugano nonché professore presso la facoltà di medicina di Ginevra. «I bambini sono più vulnerabili agli effetti nocivi dell’inquinamento atmosferico perché la loro frequenza respiratoria è più alta rispetto all’adulto e respirando più velocemente assorbono una quantità maggiore di sostanze inquinanti». Succede quotidianamente, ad esempio ai bambini o ai ragazzi che sul tragitto casa-scuola si trovano costretti a percorrere strade soffocate dal traffico. È il caso ad esempio a Lugano, per chi si reca alle scuole elementari di Loreto, in un quartiere paralizzato dal traffico pendolare. Oppure ad Agno, comune in cui le scuole elementari, e anche l’asilo, si trovano direttamente sull’incrocio che porta a Ponte Tresa, una delle strade più trafficate dell’intero canton Ticino. E potremmo allungare di parecchio questa lista di esempi negativi. «Considerando la loro statura fisica – continua il dottor Pons – i bambini respirano ad una distanza minore dal suolo rispetto all’adulto ed inalano quindi una quantità maggiore di sostanze inquinanti. Occorre ricordare che il corpo del bambino, e quindi anche i polmoni, sono maggiormente vulnerabili perché si trovano in una fase di sviluppo. Le vie respiratorie dei bambini, ovvero i bronchi, sono piccoli e stretti; ogni sostanza irritante provoca più facilmente uno stato infiammatorio con tendenza alla chiusura dei bronchi, soprattutto nei bambini asmatici. L’asma colpisce il 6% degli adulti e il 10% dei bambini; il paziente asmatico è particolarmente sensibile agli effetti delle sostanze inquinanti inalate».

Questo il dato medico e sanitario. C’è però un aspetto politico, legato in particolare alla pianificazione del territorio e all’organizzazione urbanistica del canton Ticino. Facciamo qualche esempio concreto: quale è la qualità dell’aria che respira un ragazzo che fa nuoto nelle piscine di Bissone, Mendrisio o Chiasso, costruite a pochi metri dall’autostrada? O che gioca a calcio in uno dei tanti campi sportivi situati lungo le strade ad alta percorrenza? Cosa significa questo per la salute di questi ragazzi? La risposta è ancora affidata al dottor Marco Pons. «Significa avere più probabilità di reagire in modo sensibile alle sostanze inquinanti inalate, in particolare per i bambini asmatici, che possono quindi più facilmente lamentare tosse, irritazione bronchiale e fatica a respirare». 

Certo molte scuole e impianti sportivi sono stati costruiti già diversi decenni fa, quando la sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali era diversa o addirittura assente. Ci si può comunque chiedere se non vi siano altre soluzioni possibili, anche perché i rischi non sono per nulla da sottovalutare, come afferma l’Ufficio federale dell’ambiente in una scheda informativa: «l’inquinamento atmosferico causa circa tremila decessi prematuri all’anno. In Svizzera i costi generati dall’inquinamento atmosferico ammontano annualmente a diversi miliardi di franchi». Sul banco degli imputati non c’è comunque solo il traffico. L’inquinamento atmosferico è causato anche dai riscaldamenti delle nostre case e dalle diverse attività economiche. Il problema non riguarda il solo Ticino. A livello svizzero uno studio condotto dall’università di Basilea su 4500 scolari di tutte le regioni del nostro Paese ha confermato quanto i medici vanno dicendo da tempo. Nelle zone con un forte carico di polveri fini e di diossido d’azoto aumentano i casi in cui i bambini soffrono di tosse, raffreddori, influenza e bronchiti. La percentuale è di un bambino su due nelle città più inquinate. Sull’argomento l’Organizzazione mondiale della salute (OMS) ha appena pubblicato uno studio dedicato proprio alle conseguenze dell’inquinamento atmosferico sulla salute dei bambini. Disponibile solo in inglese, questa ricerca porta il titolo Air pollution and child health: prescribing clean air. Tra le conclusioni c’è in particolare questo dato da segnalare. Il 93% dei giovani del nostro pianeta, con un’età inferiore ai 15 anni, vive in luoghi in cui l’inquinamento atmosferico rischia di compromettere il loro sviluppo e la loro salute. In pratica più di nove ragazzi su dieci. Di che far riflettere perché questi dati riguardano le generazioni più giovani e quindi il futuro del nostro pianeta.