Giovane? No, bellissima

Terza età – Nonostante le difficoltà ad accettare il tempo che passa sui nostri corpi, si fanno avanti sempre più persone che dicono: «Lo stile non ha età»
/ 10.06.2019
di Sara Rossi Guidicelli

La gioventù non è passata di moda, ma da un po’ di tempo non detiene più l’esclusiva della bellezza. Sarà per l’invecchiamento della popolazione o per la nausea a furia di ricercare la perfezione dappertutto, nuovi concetti di eleganza stanno sorgendo. Anche nel campo della moda.

«Fino agli anni Cinquanta del Novecento i vestiti più raffinati erano pensati per persone di una certa età e di un certo ceto sociale», spiega Barbara Unternährer, docente di Storia del Costume alla Sta (la Scuola Superiore Specializzata in Abbigliamento e Design della moda con sede a Lugano). «Solo nel dopoguerra i giovani hanno cominciato a ritagliarsi uno spazio tutto loro all’interno del settore della moda, abbigliamento, pettinatura e così via. In quegli anni sono nate le prime subculture giovanili che davano libertà ai ragazzi di esprimere se stessi e creare gruppi distinti tra loro e soprattutto dagli adulti». Prima di quel momento l’eleganza era prerogativa dei genitori e dei nonni, mentre oggi l’industria della moda propone quasi esclusivamente modelli giovani con differenti tipi di look, seguiti poi da persone di ogni età che vorrebbero sempre dimostrare qualche anno di meno.

Ecco che ora invece sembra affacciarsi con sempre maggior autorevolezza un nuovo impulso di uomini e donne alla ricerca di espressione personale tramite i vestiti e gli accessori: l’advanced style, che sfida l’idea canonica di fisico sodo e fresco, rivendicando che «lo stile non ha età», la classe è classe e il gusto è personale, non generazionale.

Ari Seth Cohen è un fotografo newyorchese, che si autodefinisce «amante di tutto quello che è vintage». Cohen ha da poco pubblicato un libro, Advanced love, sulle coppie che si innamorano dopo i sessanta; da anni però lavora anche a un altro progetto chiamato Advanced style: Older and Wiser (Stile avanzato: più vecchio e più saggio) sfociato in una raccolta fotografica e in un documentario che ha fatto il giro del mondo. L’autore ha collezionato (e continua a farlo sul suo blog advanced.style) ritratti di donne e uomini anziani intorno alle novanta primavere che attraverso il loro look eccentrico non sembrano affatto esclusi dalla moda. «Sono stato influenzato prima di tutto da mia nonna – ha raccontato – la quale mi ha insegnato che non si deve per forza rinunciare all’eleganza – neanche quella vistosa! – in tarda età. Poi mi sono accorto che nelle strade di ogni città d’Europa e degli Stati Uniti si trovano persone fino ai novant’anni e passa che coltivano la passione dell’abbigliamento. Mi colpiscono perché non rinunciano a ciò che amavano da giovani e perché in qualche modo – anche se non anagraficamente – sono rimasti sempre giovani». Le foto di Cohen sono state il materiale per il documentario diretto dallo stesso fotografo insieme a Lina Plioplyte (Advanced Style – Le signore dello stile, 2014), con le protagoniste e i protagonisti intenti a raccontare le loro vite e il loro concetto di stile. «Mi sento come quando avevo diciotto anni, ma con meno preoccupazioni», dice una delle donne stilose e libere che appare nel film.

Grece Ghanem è la nuova icona dello stile senza età dei social: libanese d’origine, trapiantata in Canada, molto elegante, da alcuni mesi spopola su Instagram con foto e «direttive» per le donne con più di 50 anni. «Sono delusa da quanto poco siamo rappresentate sulle passerelle della moda», scrive. «Ma la moda non è tutto. Come non lo è l’età. È lo stile di ognuna di noi che conta davvero... e soprattutto se ti senti a tuo agio allora puoi fare quello che vuoi».

E così la pensano moltissimi psicologi e filosofi, che allargano il discorso dal look al modo di relazionarsi con l’esterno a tutto tondo e che hanno definito la seconda parte della vita «quella in cui la smetti di cercare di farti guardare e cominci invece a guardarti in giro». Quella dunque dove impari. Dove sei te stesso senza paura. Dove sai chi sei e non te ne vanti ma neppure te ne vergogni. Dove la saggezza e l’esperienza valgono di più della forza fisica. Dove alla bellezza aggiungi il tuo fascino personale.

Camilla Parini è un’artista ticinese, che fra i molti lavori ha recentemente portato alla luce una ricerca sull’identità femminile con una performance intitolata Io sono un’altra. Camilla ha prestato il suo corpo (giovane) a cento donne di ogni età, chiedendo loro di rappresentarsi. Il progetto ha dunque raccolto una costellazione di fotografie, delle donne stesse come sono, di Camilla «vestita da loro», di altri materiali come interviste, video, oggetti e installazioni diverse. «Ho incontrato molte donne – ci racconta l’artista – e tra queste diverse signore non più così giovani. Ho chiesto loro di parlarmi anche del rapporto con il proprio corpo, con il passare del tempo, con la propria identità. Ci sono tante fasi della vita. E ci sono tanti modi di viverle. Ho percepito una certa liberazione che avviene con il trascorrere dell’età. Ma questa liberazione non è sempre per tutte una conquista o una conquista facile. Dovendo loro decidere come dovevo essere vestita per rappresentarle all’interno del mio progetto Io sono un’altra, spesso i commenti che sentivo nella ricerca dell’abito giusto da usare erano: “Questo vestito a te che sei giovane sta benissimo ma io non me lo posso più permettere”, “Io sarei ridicola se andassi in giro così”, “Non ho più l’età”. Non tutte hanno un buon rapporto con la loro immagine. L’inibizione è spesso legata al contesto nel quale si vive, il come gli altri ti guardano e ti giudicano può creare un senso di inadeguatezza. Quello che qui da noi può essere percepito come bizzarro, strano, alternativo, fuori luogo, in altre città sarebbe la normalità. Poi ho avuto anche il piacere di incontrare donne libere (o che hanno imparato a liberarsi) dal giudizio altrui, difendendosi per quello che sono, in tutta la loro bellezza».

Per alcuni, arrivare a una certa età significa non avere più tempo da perdere, e quindi sbrigarsi a fare quello che si vuole. Stare con i figli, i nipoti, gli amici, fare le cose importanti e non ascoltare inutili pensieri su quello che «bisognerebbe mostrare agli altri di essere». Per certe persone, acquisire maturità significa prudenza e coraggio insieme, perché come dice lo psicologo Raffaele Morelli, «ringiovanire non è inseguire una giovinezza omologata plasmata da bisturi e botulino, ma viene da dentro e significa tornare alle radici, all’essenziale, al tuo nucleo originario e per farlo servono la consapevolezza e la maturità dell’età adulta. Non si può ringiovanire da giovani. E la vera giovinezza appartiene a chi non si stanca di cercare la novità, giorno dopo giorno».

Crescere per decenni e decenni può anche voler dire recuperare la libertà di divertirsi, soprattutto quando ci si ritrova con più tempo a disposizione senza aver perso la capacità di giocare.