Scegliere in determinati casi di affidarsi alla fitoterapia può essere una salutare decisione, anche se la lista dei rimedi antichi e recenti, come abbiamo visto in questa stessa rubrica, è quasi infinita e occorre orientarsi fra infusi e decotti, gocce di tinture e di tinture madri, estratti fluidi e secchi, compresse, oli essenziali. Perciò vale la pena di scrivere questo articolo per ricordare l’unica vera regola tassativa: è assolutamente fondamentale evitare di curarsi da soli e importante chiedere prudentemente consiglio a farmacisti, fitoterapisti, erboristi seri, questo perché anche se non sono prodotti chimici di sintesi ma provengono direttamente dalla natura non per questo le piante medicinali sono prive di pericoli a volte anche gravi.
Un’antica teoria nota agli egizi e – poi a Ippocrate e Galeno, alla Scuola medica Salernitana, a Ildegarda di Binghen e a Paracelso – poneva in relazione l’uomo e il Cosmo, i 4 elementi di cui esso è composto, cioè Fuoco, Acqua, Terra e Aria, i quali governerebbero tutte le creature, uomini, animali, pietre, piante, provvedendo al loro equilibrio. Venivano allora classificate le erbe in base all’intensità del loro grado di calore, umidità, secchezza o freddezza. (Nella medicina Ayurvedica gli elementi che compongono il Cosmo sono cinque: Etere, Aria, Fuoco, Acqua e Terra).
Secondo uno schema che gli antichi chiamavano «Uomo zodiacale» si poneva una relazione fra piante e astri e si spiegava l’influenza dei singoli pianeti sui diversi organi del corpo umano; in altre parole persone appartenenti allo stesso segno – secondo questa teoria – tenderebbero a sviluppare problemi negli stessi organi, a dipendenza dei pianeti che li governano, di conseguenza, anche se questo farà certo sorridere chi si affida esclusivamente al rigore del metodo scientifico, esisterebbero rimedi erboristici più o meno indicati a dipendenza del proprio segno zodiacale… eppure talvolta succede che un rimedio erboristico agisca benissimo su una persona e sia rifiutato da un’altra, oppure che, come succede tra persone, si creino attrazioni e affinità, o al contrario rifiuti.
Forse potremmo prender per buona regola una frase usata dal dottor Gabriele Peroni, farmacista, chimico e fitoterapista di lunga esperienza, il quale afferma che «ognuno deve trovare la propria pianta». Ora che la stagione fredda, malgrado le inquietanti previsioni sul nostro futuro climatico è regolarmente giunta con il suo bagaglio di infreddature, tossi e doloretti vari, al dottor Peroni abbiamo chiesto il nome di alcune piante che le persone gli chiedono maggiormente o che lui consiglia spesso. Le più sollecitate sono di certo: il Salice, la Spirea, l’Artiglio del diavolo, l’Incenso, (detto anche Boswelia), il Ribes nero e l’Ontano nero.
È certo che il Salice, consigliato già all’epoca di Ildegarda di Bingen, è una pianta fredda e umida, fortemente legata all’elemento acqua; si usa per abbassare la temperatura, fluidificare il sangue, ed è un potente antireumatico. Il suo principio attivo, l’acido salicilico, è quello che troviamo nella famosa Aspirina. Nell’Ottocento questo principio attivo fu scoperto nella corteccia del salici e venne prodotto industrialmente diventando uno dei rimedi più diffusi nel mondo.
Sempre nel lontano Medioevo, Ildegarda di Bingen, con sorprendente modernità, individualizzava le cure e stabiliva la quantità dei rimedi per ogni diversa persona. Per tosse e raffreddore consigliava il Tanaceto, pianta presente anche oggi, di natura calda e umida, che aiuta a fluidificare il muco e riscalda. Ma a proposito di prevenzione e cura dei disturbi invernali come non nominare l’Echinacea, bellissimo fiore violaceo giunto a noi dagli indiani del Sud Dakota; studi clinici hanno evidenziato il suo meccanismo d’azione sul sistema immunitario, un vero antibiotico naturale che secondo gli esperti ridurrebbe del 65 per cento il rischio di incorrere in malattie da raffreddamento, percentuale che sale all’86 per cento se associato all’assunzione di vitamina C. Perché possa davvero essere utile a rinforzare le difese immunitarie è tuttavia necessario sottoporsi a un trattamento almeno tre mesi prima dell’inverno.
Per l’infiammazione bronchiale, per i vari tipi di tosse anche infantile, oltre al profumatissimo Timo che i romani bruciavano nei bracieri per scacciare gli spiriti maligni, è indicata la Piantaggine: le sue mucillaggini svolgono un’azione idratante sulle mucose irritate e calmano la sensazione di bruciore e secchezza della gola.
Per fluidificare il catarro sono invece indicati l’infuso di Marrubio, dal nome di origine ebraica e presente nella tradizione erboristica fin dai tempi dell’antico Egitto. In questo senso sono consigliati anche la Malva dai mille usi e il Tè verde. Cipresso ed Eucalipto hanno invece una spiccata azione balsamica grazie alla presenza di olio essenziale, possiedono proprietà antisettiche e possono essere usati per inalazioni.
Altra forte azione decongestionante, la produce il Lichene islandico, pianta sedativa che arriva dalle terre dei ghiacci del Nord Europa e che possiamo trovare sulle nostre montagne oltre i mille metri di altitudine dove il clima ne permette la crescita: è costituito, come tutti i licheni, da 2 organismi vegetali che vivono in simbiosi, un’alga ricca di clorofilla e un fungo. Da assumere sia come infuso sia come tintura madre.
Bibliografia
Gabriele Peroni, Trattato di Fitoterapia Driope, Nuova Ipsa editrice.