La videointervista


Servizio della giornalista Maria Grazia Buletti (video di Vincenzo Cammarata).


Educare all’affettività

Sessualità - Secondo il Consiglio federale, le basi scientifiche e professionali delle istituzioni scolastiche in materia di educazione sessuale sono efficaci
/ 06.08.2018
di Maria Grazia Buletti

«Le basi scientifiche e professionali in materia di educazione sessuale in Svizzera sono solide, riconosciute sul piano internazionale e approvate dalla grande maggioranza degli esperti. E permettono di avere un approccio adeguato per sostenere bambini e adolescenti durante il loro sviluppo», è la conclusione alla quale giunge un rapporto adottato dal Consiglio federale (CF) quest’anno, in adempimento del postulato Regazzi (del 2014). 

Questo rapporto si fonda sui lavori di un gruppo di esperti indipendenti che dimostra come le teorie relative allo sviluppo psicosessuale dei bambini e degli adolescenti (cui si riferisce la Fondazione Salute Sessuale Svizzera) godano di un ampio sostegno da parte dei professionisti. Sebbene queste basi scientifiche costituiscano anche un riferimento importante per l’elaborazione dei contenuti dei corsi scolastici di educazione sessuale, il tema stesso non si riduce a un semplice concetto educativo scolastico e non spazia unicamente nell’ambito socioeducativo. 

L’educazione sessuale globale dei nostri ragazzi, adulti di domani, si interseca in modo più che palese con l’igiene di vita e la salute, di cui è parte saliente e integrante. È molto importante parlare coi ragazzi di sessualità per una lunga serie di motivi che la dottoressa Patrizia Tessiatore, pediatra con perfezionamento in ginecologia pediatrica ci illustra nel suo studio di Lamone: «Innanzitutto, l’età di approccio al tema della sessualità si sta oramai notevolmente abbassando per entrambi i sessi, e si arricchisce di ulteriori sfumature di cui noi adulti dobbiamo tenere conto». La dottoressa si riferisce a temi come la sessualità tra persone dello stesso sesso, all’approccio dell’adolescente di provenienza culturale differente, agli aspetti correlati alla violenza fisico-psicologica legata alla sfera sessuale: «Aspetti di cui purtroppo oggi si parla ancora con difficoltà».

Eppure, i benefici nel saper affrontare questi temi sono chiari come spiega il Consiglio federale: «Bambini e adolescenti che hanno beneficiato di un’educazione sessuale sapranno proteggersi meglio da infezioni sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate, sviluppandosi in modo più sano». Per questo, la Confederazione sostiene l’educazione sessuale scolastica in tutta la Svizzera e ribadisce persino che: «Essa fornisce un contributo importante alla prevenzione (...) della violenza sessuale». 

Questo approccio di apertura e trasparenza della Confederazione su un tema che, come ci conferma la dottoressa Tessiatore, è talvolta ancora un po’ tabù fra gli adulti che si devono rapportare ai ragazzi, ha permesso alla Svizzera di proporre un’educazione sessuale olistica, metodo considerato come «il più pertinente». Un approccio di apertura che non si focalizza solo sulla prevenzione dei rischi: «Si considera che la sessualità non è solamente una questione biologica e si tiene conto delle sue componenti psicologiche, sociali, cognitive, affettive, sensuali, culturali e morali».

È un atteggiamento verso un tema importante che è stato analizzato anche da diversi indicatori disponibili in materia di salute sessuale tra i giovani. Da questi studi, secondo il CF, emerge che nel confronto internazionale la Svizzera ottiene buoni risultati: «La frequenza delle gravidanze tra le adolescenti, nonché il tasso di aborti nell’età compresa tra i 15 e i 19 anni sono tra i più bassi al mondo». 

Sebbene convinte del fatto che l’educazione sessuale costituisca la base per la promozione della salute sessuale, le autorità elvetiche rendono attente sul fatto che questo non significa delegare in toto l’educazione sessuale dei nostri giovani alle Istituzioni: «Essa dovrebbe iniziare nella famiglia e proseguire a scuola a scopo di prevenzione e a garanzia delle pari opportunità». Dunque, secondo il CF, l’educazione sessuale deve essere impartita «ovunque»: «Laddove vivono bambini e adolescenti, a cominciare dalla famiglia e a seguire, ad esempio, nella struttura d’accoglienza per l’infanzia, nell’associazione sportiva o nella colonia di vacanze». 

Concorde la dottoressa Tessiatore che evidenzia come i giovani, oggi, dispongano di parecchie informazioni derivate in primis da Internet, da amici, dalla scuola e dalla famiglia che, secondo lei: «Negli ultimi anni si è sempre più aperta verso i figli nel dialogo in tema di sessualità». È pur vero che la famiglia non debba essere il solo perno di un’educazione sessuale chiara, efficace e rassicurante, conclude la specialista: «Spesso gli adolescenti chiedono un aiuto esterno alla famiglia (ndr: anche nello studio medico specialistico, come vedremo nello specifico nel prossimo contributo redazionale): un aiuto che permetta loro di “mettere un po’ di ordine” in tutte queste informazioni». 

CF, specialista e i gruppi di esperti che hanno redatto il rapporto in materia di educazione sessuale nelle scuole, sono concordi sulla linea comune di offrire ai giovani l’opportunità di esprimersi, accogliendo i dubbi dell’adolescente: «Senza per questo offrire soluzioni “proconfezionate”, ma accompagnandolo alla scoperta di sé», conclude la ginecologa pediatra. Siamo tutti responsabili, dunque, dell’educazione sessuale dei nostri ragazzi e la Confederazione si assume la sua parte, affermando che la prevenzione di infezioni sessuali, violenza sessuale e la tutela della salute sono di interesse pubblico. 

Ad esempio: «Il Programma nazionale HIV e altre infezioni sessualmente trasmissibili PNHI definisce le competenze e le mansioni di Confederazione, Cantoni e dei maggiori attori». In questo disegno, la Confederazione sostiene l’educazione sessuale adatta agli stadi dello sviluppo dei giovani, mentre la responsabilità per l’attuazione spetta ai Cantoni. Infine: «Le scuole universitarie professionali formano il personale specializzato e le organizzazioni specialistiche si occupano della garanzia della qualità dei servizi». 

In conclusione, il CF ribadisce che l’educazione sessuale e l’informazione di bambini e adolescenti fanno perciò parte dei compiti della scuola e sono descritti nel piano di studi di cui abbiamo riferito: «Essa elabora informazioni scientificamente corrette sulla base di riflessioni pedagogiche e didattiche, e promuove le competenze di bambini e adolescenti».