In principio era la Rirì. Una vera e propria corazzata, che, a cavallo degli anni 60/70, dominò la scena del basket femminile svizzero. In pochi anni, le ragazze che si esibivano al Mercato Coperto, spesso gremitissimo, portarono a casa 4 titoli nazionali e 3 Coppe. Alla guida c’era Yoghi Bough, un’icona della pallacanestro. Dagli States si era trasferito in Italia e in Svizzera, dapprima come giocatore, quindi come allenatore, infine come predicatore per una chiesa battista. L’avventura della Rirì fu bruscamente interrotta nel 1972, a causa del ritiro improvviso dello sponsor.
Sette anni più tardi, a pochi km di distanza nacque, sempre nel Mendrisiotto, un nuovo polo cestistico: il Riva Basket, votato da subito al settore femminile. Di sponsor robusti non ce n’erano. C’erano molta passione e molto amore: per il territorio, e per i valori educativi dello sport. All’inizio furono alcune ragazze della regione a dare vita a quella che sarebbe diventata in seguito, un ’avventura solida ed esaltante. In un secondo momento la signora Anita Gilardoni diede nuovi impulsi economici e strutturali, consentendo alla squadra di raggiungere in pochi anni la Lega Nazionale.
Il 26 aprile del 2003 il Riva Basket conquista l’accesso alla massima categoria. Passano 363 giorni ed il primo trionfo è lì, ad un passo. Alla Sainte Croix di Friburgo la finale di Coppa Svizzera vede le ragazze Momò sfidare le vallesane del Troistorrents, a quei tempi la squadra faro del basket elvetico. È una finale combattuta ed equilibrata. Le Romande, più esperte e smaliziate, se la aggiudicano. Si tratta però di una giornata storica. Per la presenza di centinaia di persone, che avevano lasciato le rive del Ceresio per testimoniare il loro attaccamento al club, e per la consapevolezza di essere sempre più vicine ai vertici del movimento nazionale. I risultati non tardano ad arrivare.
Nel 2008 il Riva conquista il Titolo svizzero. Per 3 anni raggiunge la finale della Coppa della Lega. Nel 2016, finalmente, prende la via del Ticino anche la Coppa Svizzera. Qualche profano, leggendo, immagina che si stia parlando di un autentico colosso del basket. Forse sul piano emotivo lo è. Un comune di circa 2500 abitanti, che riesce a mantenere saldamente una sua società nei quartieri alti dello sport, è una sorta di miracolo, che ricorda, sia pure con presupposti diversi, quello dell’Ambri Piotta.
In realtà il Riva Basket è una struttura che si alimenta con un budget annuo di circa 150mila franchi. Gli spiccioli, derivanti dalle entrate alle partite, vanno interamente al settore giovanile. Un vivaio solido, che comprende 6 squadre, 7 allenatrici e allenatori che fanno crescere 130 ragazze. Le fanno crescere piuttosto bene.Il Riva Basket nella scorsa stagione ha vinto il titolo svizzero nelle Under 19, ed è giunto secondo nelle U17. Il pool degli sponsor contribuisce con 60-70mila franchi.
Ciò ci induce a pensare che difficilmente la società vivrà una fine repentina come la Rirì Mendrisio, poiché la sua solidità, pur riconoscendo l’importanza dei contributi privati, si basa anche su altri pilastri. Anzitutto il volontariato, un bene preziosissimo, impagabile. Nessuno, nello staff, è iscritto a libro paga. Walter Montini, l’allenatore, percepisce unicamente un rimborso spese. Ciò nonostante, oltre alle ore trascorse in palestra, accetta di investire moltissimo del suo tempo nel visionamento dei filmati provenienti da oltre Oceano, per capire quali giocatrici straniere ingaggiare. «È una scelta fondamentale» ci dice Francesco Markesh, presidente dal 1995. «Oggi con YouTube è più difficile sbagliare, ma si tratta di un’operazione delicatissima che richiede un sacco di ore. Se peschi dal mazzo un’ala che ti garantisce punti, ed un pivot che ti spazza i tabelloni, sei a metà dell’opera».
Se poi le due ragazze sanno anche fungere da chioccia per le ragazzine del vivaio, hai fatto un sei al lotto. Non pensate infatti che assorbano cifre esorbitanti. Il loro salario si aggira attorno ai 2000 dollari al mese, più vitto e alloggio. Qualcuno si chiederà: ci hai parlato di un budget di 150mila, e dagli sponsor ne entrano 65mila. Il resto? Il Riva Basket beneficia di un contributo di circa 15mila franchi da parte del Comune. Ancora non ci siamo.Per far quadrare i conti ci vogliono anche i tradizionali stratagemmi popolari: feste, grigliate, lotterie, sottoscrizioni, eccetera.
Infine una voce importante si cela dietro la sigla GS. Gioventù e Sport sovvenziona tutte le attività giovanili strutturate, affidate a monitori qualificati. In questo senso il Riva è uno dei club-modello.Nella stagione che scatterà il prossimo WE, accanto alle straniere Agee Branndais e Tia Wooten, il coach Walter Montini potrà disporre di un «roster» di oltre 15 ragazzine cresciute nel vivaio. Molte sono delle diciottenni. Una è addirittura una Under 16, che beneficia di una licenza speciale della Lega per poter giocare nella massima categoria. Solo così si può sopperire alle regolari partenze delle ragazze che varcano le Alpi per ragioni di studio. Solo così si può dare continuità ad un progetto che dura da 40 anni , e che ha costruito i presupposti per andare oltre.
Anche quest’anno il campionato non prevede retrocessioni, quindi le giovani del Riva avranno modo di crescere con tranquillità, senza pressioni. «Ma fra tre anni», sostiene il presidente, «saremo competitivi. Tuttavia, la soddisfazione maggiore va ben oltre i risultati sportivi. Alla festa del quarantesimo c’erano moltissime ex giocatrici, che si sono realizzate nella loro vita privata e professionale. La nostra fierezza sta soprattutto nei loro sorrisi e nella loro soddisfazione».