Palazzo Reali a Cadro è la nuova sede de L'ideatorio

Dove si mescolano i saperi

Intervista – Giovanni Pellegri è il fondatore e il responsabile de L’ideatorio. Il servizio di promozione della cultura scientifica e del dialogo tra scienza e società dell’USI da settembre avrà una nuova sede a Cadro
/ 17.06.2019
di Guido Grilli

Sale in altura, avvicinandosi per destino ancor più al cielo e alle stelle, la sede espositiva de L’ideatorio, il servizio di promozione della cultura scientifica e del dialogo tra scienza e società dell’Università della Svizzera italiana. Dopo Castagnola, e dopo aver superato nei suoi primi 14 anni di vita i 150mila visitatori, sabato 7 settembre il cuore pulsante dell’antenna ticinese di Science et Cité inaugurerà una nuova era insediandosi in uno spazio storico: Palazzo Reali a Cadro, nell’ex Casa comunale situata nel nucleo del quartiere di Lugano, dove riaprirà i battenti alle scuole e al pubblico. Incontriamo Giovanni Pellegri, neurobiologo, fondatore e responsabile de L’ideatorio, nella sede operativa del centro a Villa Saroli dove sono già allineati i primi materiali destinati al trasloco. 

Giovanni Pellegri, ci illustra i contenuti di questa nuova iniziativa?
L’ideatorio occuperà due piani della casa di Cadro, al piano terra si trovano invece la biblioteca per bambini e ragazzi “La Cà-dro Libro” gestita dall’Assemblea dei genitori, un locale della polizia e uno per le associazioni. Con la popolazione del quartiere potremo trovare un luogo di incontro e di interattività. Un secondo spazio riguarda un moderno planetario astronomico digitale: ne avevamo già uno, mobile, che terremo per le visite nelle scuole. Poi ci sarà uno spazio di proiezioni con due grandi schermi, una sorta di anticamera al planetario dove faremo passare delle immagini sulla bellezza del mondo e dell’universo. Avremo inoltre uno spazio legato all’olfatto, denominato “L’officina dei ricordi”. La memoria di ogni visitatore sarà stimolata innanzitutto con l’olfatto, gli odori hanno infatti questa capacità incredibile: possono rievocare ricordi che hanno segnato la nostra vita, come il primo bacio o i ricordi d’infanzia. Ci sarà poi uno spazio-atelier, con laboratori creativi e di manualità. Vi sarà pure la digitalizzazione e la robotica e uno spazio denominato Dialogo, con curiosità e letture predisposto al gioco per bambini, ragazzi e adulti.

Ma come sarà strutturato il centro espositivo de L’ideatorio? 
Il centro espositivo sarà aperto al pubblico il sabato e la domenica dalle 14 alle 18, mentre dal lunedì al venerdì sarà riservato alle scuole. Aggiungeremo per il pubblico tutta una serie di proposte: dal teatro alla scienza fino alla musica, ci saranno una trentina di proposte diverse. 

Il dialogo attorno alla scienza e alla cultura costituiscono da sempre il fulcro de L’ideatorio. Come nasce la sua attrazione per la scienza e qual è il percorso che l’ha condotta a realizzare questa iniziativa? 
La scienza ha sempre avuto per me un grande fascino. Dopo la nascita dell’Università della Svizzera italiana, mi sono occupato di promozione della ricerca scientifica all’interno dell’ateneo luganese. Nello stesso tempo a livello federale era nato un progetto voluto da Charles Kleiber, l’allora segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’educazione, il quale aveva lanciato un’iniziativa volta a creare maggiori punti di dialogo fra la scienza, l’innovazione, la tecnologia e la società, fondando Science et Cité, oggi un centro di competenza dell’Accademia svizzera delle scienze. Questa fondazione cercava un’antenna nella Svizzera italiana ed è lì che è nata la mia collaborazione: l’abbiamo portata all’interno dell’USI e gradualmente questa antenna ha suscitato l’interesse delle Scuole comunali della Città di Lugano, soprattutto per un incontro informale della scienza, che è la modalità promulgata da L’ideatorio. Avevamo quindi realizzato a questo punto un piccolo trittico: c’era l’aspetto federale – Scienze et Cité voluta dal segretario di Stato; c’era una volontà locale, l’Istituto scolastico della Città di Lugano e c’era l’USI che oltre ai mandati della formazione e della ricerca, teneva molto a un terzo mandato: il dialogo con il territorio. Aspetto, questo, cui è molto attento l’attuale rettore, Boas Erez. La volontà cioè che quello che nasce all’interno dell’università abbia un impatto, un dialogo, uno scambio con i cittadini, le industrie, con tutto quanto costituisce la nostra realtà. Ecco che queste tre istituzioni hanno portato a una sinergia che ha prodotto L’ideatorio.

A suo parere manca oggi un’informazione scientifica? 
Oggi quello che manca non è una spiegazione, non c’è una mancanza di informazione scientifica: non ce n’è mai stata così tanta come oggi. Quindi non è qui il problema. Esistono musei della scienza, giornali scientifici, trasmissioni televisive e radiofoniche. Forse mancano due aspetti: un maggior dialogo, anche critico, con la scienza e la tecnologia, e uno sforzo per aumentare la dimensione culturale della scienza. Il desiderio di comprensione di chi siamo noi, dell’evoluzione, della nostra posizione nel cosmo, di come funziona il nostro cervello ci pongono domande fondamentali sulle nostre origini, su come facciamo a esistere. Se alziamo gli occhi al cielo, e intuiamo la nostra posizione cosmica, ci vengono i brividi: nasce il desiderio di conoscenza, ma anche il desiderio di scrivere poesie, di pregare o di interrogarsi sul senso del suo vivere. La scienza ha una grande forza culturale – culturale vuol dire che sta parlando della condizione dell’uomo – eppure l’abbiamo purtroppo trasformata, per motivi legati al suo sviluppo rapidissimo, in un insieme di nozioni decontestualizzate. Forse un approccio più umanistico, culturale, affascinerebbe maggiormente anche i giovani. Bisogna ripartire dal perché ci siamo messi a guardare il cielo. Poi potremo parlare anche di Teoria della Relatività.

Dunque quali mete si prefigge L’ideatorio? 
Vuol tentare di dare un’opportunità di incontrare il sapere in maniera non solo nozionistica. A L’ideatorio vorremmo creare sempre più un luogo, dove due o tre fattori siano fondamentali: uno riguarda la deframmentazione del sapere – perché se parlo di cielo posso parlare di fisica e di astronomia, ma anche di letteratura, di teologia, chimica e di biologia. Il secondo concetto riguarda il poter parlare della complessità: abbiamo fatto credere che ciò che è scientifico è qualcosa di certo e sicuro. Non è così. Assolutamente. La scienza sa che sta lavorando sull’incertezza, e che quello che sappiamo oggi sarà smentito da quello che sapremo domani. Questo è la scienza. Quindi è importante poter parlare di complessità e di incertezze. Vi è un altro aspetto che ci interessa molto: parlare non solo di quello che si sa, ma anche di quel che non si sa. E oggi sono molte le cose che non sappiamo: di che cosa è costituito l’universo? Come fa un cervello a pensare? Da dove viene la vita? Cadro vorrebbe essere un luogo dove i saperi si mescolano per affrontare da più punti di vista quello che siamo noi. E noi siamo uno strano miscuglio: proteine e desideri, DNA e speranza, cellule e coscienza. A partire da settembre, tra le varie cose, un’esposizione proposta a Cadro parlerà proprio di questo miscuglio: il nostro cervello e l’imperfezione umana.

Come si sostiene L’ideatorio? 
Per tutte le scuole l’ingresso a L’ideatorio sarà gratuito fino a dicembre, poi la gratuità rimarrà per le scuole comunali della Città di Lugano; per il pubblico l’ingresso sarà a pagamento, con la possibilità di una carta abbonamento annuale. Grazie a un’iniziativa per la promozione della scienza della Confederazione usufruiamo di un budget attraverso il programma MINT Suisse: si tratta di un fondo voluto dal Consiglio federale per avvicinare maggiormente i giovani alla scienza. Infatti gli studenti iscritti alle facoltà scientifiche aumentano, ma non tanto quanto lo richieda il fabbisogno dell’economia e del mercato. In questo senso L’ideatorio contribuisce all’iniziativa MINT Suisse in quanto ci prefiggiamo quale obiettivo quello di mostrare ai giovani che la scienza è un luogo interessante dove investire le proprie idee e il proprio futuro.