Doris, Michela, Lara: le tre regine

Sport - Cercasi disperatamente Re: Tiski ci prova, ma l’impresa è titanica e la concorrenza gigantesca
/ 03.02.2020
di Giancarlo Dionisio

Le cifre parlano chiaro. In Ticino ci sono 55 sci club, ma sono solo 16 i ragazzini e le ragazzine che praticano lo sci competitivo sotto l’egida della Federazione di Sci della Svizzera Italiana. Quest’ultima, adeguandosi alle lusinghe del modernismo anglosassone, ha trasformato il proprio nome in Tiski. Ma la sostanza non cambia. 

La stragrande maggioranza dei club agisce nell’ambito dello sport di base, consentendo a giovani, adulti e famiglie di trascorrere qualche giornata di salute e di divertimento sulle piste. Ci può stare. Qualcuno potrà obiettare che si tratti di vecchia retorica stantia, ma è fuori di dubbio che la pratica dello sport faccia bene alla salute individuale e collettiva. 

Da un po’ di tempo le sorti supreme dello sci alpino competitivo ticinese sono rette da Mauro Pini. Senza nulla togliere a chi lo ha preceduto, e che ha svolto un lavoro egregio, sorge la tentazione di farsi ingolosire. In fondo Mauro è una sorta di Re Mida dello sci. Ai suoi esordi nel grande Circo bianco seppe riportare il nome della Spagna ai vertici mondiali. Chi non ricorda Maria Rienda Contreras, che per alcune stagioni duellò con le migliori gigantiste del globo? Ci fu poi il periodo Lara Gut, quindi quello delle ragazze rossocrociate, e anche quello dei maschi, fra cui un funambolo neocastellano che risponde al nome di Didier Cuche. Infine il capolavoro. Mauro Pini raccolse a bordo pista una Tina Maze, mentalmente stanca e tecnicamente in perdita di velocità, la prese per mano, e la condusse fino all’oro olimpico. 

Come non sperare quindi che uno o una dei 16 competitori ticinesi non possa ripercorrere questa via? Non sarà semplice. Pragmaticamente, il Responsabile della Federazione non nega a nessuno questa possibilità. E confida molto sul senso di responsabilità dei due allenatori professionisti, Alessandro Lazzarini e Patrick Schranz, così come sull’apporto di tutto lo staff. 

Chi guida giovani che appartengono a una élite, deve essere consapevole del fatto che in partenza, in quanto esseri umani, non hanno nulla in meno rispetto a tutti gli altri. Si tratta di trovare le adeguate alchimie di lavoro. Si tratta anche di offrire loro le migliori condizioni. Ed è soprattutto in questo ambito che sorgono le differenze rispetto ad altre realtà. Pensiamo ad esempio a cantoni come Grigioni, Vallese e Berna, oppure ad altri paesi come l’Austria.

Nella Svizzera Italiana ci sono delle condizioni oggettive che non facilitano la crescita dei nostri ragazzi. Anzitutto la legge dei numeri. Se invece di 16, i nostri sciatori di punta fossero 160, ci sarebbero maggiore concorrenza interna e maggiore selezione, di conseguenza il livello ne risulterebbe innalzato. In secondo luogo, pesa la questione piste. L’optimum, sostiene Mauro Pini, sarebbe poter disporre di una pista attrezzata per allenamenti in sicurezza, da novembre ad aprile. Ciò significherebbe attivare impianti di innevamento programmato a tutto campo per 5-6 mesi l’anno. Sul piano finanziario, infine, le esigue dimensioni della nostra realtà, portano inevitabilmente a un budget globale che neppure lontanamente può competere con quello di altre realtà nazionali e internazionali. I giovani ticinesi hanno potuto partecipare, la scorsa estate, a un campo di allenamento a El Colorado, in Cile. Si è trattato di un’esperienza proficua e arricchente, sia sul piano tecnico, sia su quello personale, ma quasi totalmente finanziata dalle famiglie. 

Quindi, complimenti vivissimi anche ai sacrifici dei genitori. Se da un lato possiamo affermare che il campione singolo, il giovane dal talento straripante, può (ma non necessariamente deve) sbocciare ovunque, è altrettanto vero che un movimento lo si sviluppa là dove le condizioni quadro sono ideali. Per questa ragione i nostri ragazzi saranno chiamati a compiere sforzi e sacrifici supplementari, come ad esempio lasciare il Ticino sui 15 anni, per proseguire la formazione nei costosissimi Ski Gymnasium d’Oltralpe. Riusciranno a reggere e a emergere? Un «in bocca al lupo» è il minimo che il mondo dello sport possa offrire loro? Sarà un re, oppure di nuovo una regina il prossimo campione ticinese del grande Circo bianco? 

Credo che il pubblico degli appassionati non starà a guardare di fino, pur di avere qualcuno dei nostri per cui palpitare. Il fatto che finora il Ticino abbia acceso tre stelle, è probabilmente figlio del caso. È vero che numericamente, in campo femminile, la concorrenza su scala mondiale, è inferiore rispetto a quella fra i ragazzi, ma per arrivare ai livelli di Doris De Agostini, Michela Figini e Lara Gut, è necessario avere tutto: talento, classe, tecnica, forza, mobilità, tenacia, adattabilità, capacità relazionali, e molto altro ancora. Si tratta di caratteristiche universali, ascrivibili tanto alle donne quanto agli uomini. Quindi forza! Ben venga una quarta regina! E se proprio non si riuscisse a far salire sul trono un re targato Ticino, ci accontenteremmo con gioia di un principe rossoblu.