Dietro le quinte delle aste pubbliche

La pagina online delle aste degli Uffici di esecuzione e fallimenti, inaugurata nel 2010, è la più visitata dell’amministrazione cantonale, ne parliamo con l’avvocato Fernando Piccirilli
/ 30.12.2019
di Guido Grilli

Benvenuti nel sito online più visitato dell’amministrazione cantonale: www.ti.ch/aste. Case, appartamenti, terreni, auto, biciclette elettriche, quadri, vestiti. Chi clicca trova le fotografie degli oggetti prossimi all’asta e le condizioni per aggiudicarseli. Dietro ogni oggetto un dolore non misurabile di chi si è ritrovato più povero. E, sull’altro fronte, un creditore che, ingiustamente privato della sua somma, cerca ora un nuovo e se possibile miglior offerente. Il denaro va e viene. Così va il mondo. Mors tua vita mea recita un’antica locuzione latina dal tono drammatico e un poco cinico. Già, perché nella talora frenetica realtà economica il fallimento di uno può costituire l’opportunità dell’altro. Rileva Fernando Piccirilli, 55 anni, responsabile del settore esecutivo del Cantone, formazione avvocato, da ventisei anni in forze al settore esecuzione e fallimenti su più fronti: «La pagina delle aste ha registrato un picco di 762’750 visualizzazioni dal 1° dicembre 2018 al 1° dicembre 2019. Si parla di oltre 2mila visite al giorno. È un grande successo». 

Questo primato si riflette anche su una maggiore partecipazione di persone durante le aste? «La partecipazione è aumentata rispetto al passato, a quando cioè ancora non avevamo un sito online delle aste, inaugurato nel 2010, ormai dieci anni fa. Ma questo non significa ancora un aumento dei ricavi dell’incanto. Nel 2018 sono state organizzate complessivamente 198 aste, tra immobiliari e mobiliari. Si tratta di un aumento: nel 2017 erano infatti 144. Il vantaggio di un sito web è in primis per l’utente, al quale si offre una maggiore visibilità delle aste. Soprattutto per gli incanti immobiliari, nei quali figura una perizia svolta da un perito incaricato dall’ufficio esecuzione, immediatamente disponibile sul web. Prima, invece, occorreva recarsi all’ufficio esecuzione per visionarla. Questo generava un certo carico di lavoro e un’affluenza di persone per gli uffici, soprattutto per vendite all’asta di oggetti particolarmente interessanti e oltretutto la visualizzazione comportava un costo per gli utenti nel caso di richiesta di una copia della perizia. Mentre su Internet tutto è più semplice, immediato, completo, gratuito e agevole».

Non pone problemi la pubblicazione dei nomi dei debitori accanto a ogni oggetto che finisce all’asta? «Tutte le pubblicazioni delle aste sono conformi alle disposizioni di legge. In ogni caso, a prescindere dal sito online, le inserzioni delle aste vengono comunque pubblicate anche sul Foglio ufficiale. Ormai questa modalità di pubblicazione delle aste è in vigore in quasi tutti i cantoni della Svizzera».

Ma partiamo brevemente dall’inizio: come si giunge all’asta? «Vi si arriva perché è stata avviata una procedura esecutiva, che può essere di pignoramento o in via di realizzazione del pegno, quando cioè la banca, ad esempio, non riceve i soldi dell’ipoteca e decide di mettere all’asta la casa. Però generalmente comincia con l’avvio di una procedura esecutiva, un pignoramento. E a questo punto l’oggetto bloccato a favore del creditore deve essere messo all’incanto. Qui abbiamo due diversi tempi tecnici previsti dalla legge: un bene mobile (un’auto, è il caso più classico) può essere venduto non prima di 1 mese, e al più tardi entro un anno dal pignoramento. Il debitore, pertanto, ha ancora un lasso di tempo a sua disposizione entro il quale saldare il debito o chiedere un pagamento rateale. Per i beni immobili (la casa, l’esempio più ricorrente) l’oggetto può invece essere venduto non prima di 6 mesi, e al più tardi entro 2 anni dal pignoramento. Se non si arriva a un accordo fra le parti l’asta, dunque, deve essere eseguita».

La crisi economica incide sul termometro dei fallimenti? «Per quanto riguarda il pignoramento dei beni immobili si osserva una certa stabilità. Anche perché in questo periodo vigono tassi ipotecari relativamente bassi. Per i beni mobili – visto che il nostro è un cantone che primeggia per contratti di leasing – il bene è raramente di proprietà del debitore e pertanto non può essere pignorato. Si privilegia, dunque, il pignoramento del reddito: lo stipendio, l’indennità di disoccupazione, le prestazioni della cassa pensione, salvo chiaramente l’Avs. Questo spiega quanto di per sé non si assista a un significativo aumento del numero delle aste».

Non tutto dunque è pignorabile? «Esatto. La legge prevede che siano pignorabili in primis gli oggetti più facilmente realizzabili, dapprima i beni mobili e in ultima analisi quelli immobili. Se, ad esempio, a un debitore l’auto (di sua proprietà) serve per andare a lavorare, non può essere pignorata, si andrà dunque a toccare il reddito. Chiaramente quando una persona è confrontata con i debiti è previsto dapprima un colloquio: il debitore viene convocato in ufficio o ci si reca noi al suo domicilio e in questa sede si stabilisce la sua posizione finanziaria personale, comprensiva di tutti i beni che possiede, poi verrà effettuato il calcolo del minimo necessario per vivere e si valuterà, in base al credito posto in esecuzione, quanto gli potrà o meno essere pignorato. Va inoltre detto che le parti sono tutelate, in quanto possono ricorrere contro ogni decisione dell’Ufficio esecuzione e dell’Ufficio fallimenti. Generalmente c’è una buona collaborazione. I casi ostici, naturalmente, non mancano. Occorre dire che gli strumenti a nostra disposizione sono ampi: lo Stato può verificare quante vetture ognuno possiede o se ha immobili; dal canto suo deve produrre i documenti giustificativi per mostrare il proprio salario e le spese. La legge ci consente di informarci anche da terze persone per la valutazione del reddito e possiamo inoltre visionare le dichiarazioni delle imposte».

Qual è il suo principale ruolo? «Fungo da coordinatore fra tutti gli uffici esecuzione del Cantone, presenti a Mendrisio, Lugano, Bellinzona, Locarno, Cevio, Biasca, Acquarossa e Faido. In quest’ultima località abbiamo creato il Centro di competenza cantonale per l’emissione dei precetti esecutivi e il Contact Center, si tratta di un punto di contatto a livello cantonale presso il quale si risponde alle diverse domande degli utenti. Il nostro sito Internet risponde già d’altro canto a molte informazioni utili, offrendo una sorta di procedura guidata. È inoltre possibile ricevere rapidamente gli estratti utili richiedendoli per e-mail, evitando così code agli sportelli».

Ma quanti riescono a conciliarsi in tempo utile con chi batte loro cassa? «Occorre sapere che un’asta può essere interrotta anche fino a un minuto prima del suo inizio. Basta che il creditore ci informi di aver trovato un accordo con il debitore ed ecco che la procedura si arresta. Il debitore, infatti, può estinguere il suo debito in ogni momento. Va detto che il numero di precetti esecutivi – nel 2018 se ne sono registrati 168mila in Ticino – eccede di gran lunga il numero effettivo di aste».

E finita l’asta la procedura si conclude? «Se quanto abbiamo incassato basta per tacitare il creditore e pagare le spese d’esecuzione il caso è chiuso. Se rimane invece una parte scoperta, il creditore riceve un attestato di carenza beni, si tratta di un certificato di perdita della durata di 20 anni, un documento con il quale può avviare una nuova procedura esecutiva nei confronti del debitore». Nella sua esperienza quale posto trova la dimensione umana? «Questo lavoro è certamente arricchente anche dal punto di vista umano. Avere un debito non è una colpa. Può capitare a tutti, la perdita del posto di lavoro, un divorzio, una malattia. Poi ci sono – ma sono davvero pochi – coloro che invece sistematicamente non pagano».