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Dentro le polveri fini

Aria e salute - Mirco Moser ci parla delle polveri fini che tanto hanno preoccupato e continuano a preoccupare in Ticino
/ 27.03.2017
di Elia Stampanoni

Se ne è parlato tanto ma poi, come capita spesso, il problema delle polveri fini e dell’inquinamento dell’aria torna a interessare meno i media e la gran parte della popolazione. O almeno fino alla prossima occasione. Forse è anche giusto che sia così: si tratta in fondo solamente di polvere che diventa minacciosa quando è sospesa nell’aria, perché a quel punto riesce a penetrare nei polmoni. 

Si chiamano polveri fini, sottili o PM10 (le particelle hanno diametro inferiore ai dieci micrometri) e sono l’ingrediente principale di quello che è anche definito smog invernale. Quell’inquinamento che in Ticino ha fatto tanto discutere la settimana scorsa, e prima ancora a febbraio quando, in seguito al superamento delle soglie stabilite dal decreto antismog per le concentrazioni delle PM10, sono state attuate alcune misure d’urgenza. Limitazioni del traffico, mezzi di trasporto pubblico gratuiti e altre prescrizioni sono infatti state diramate dal Dipartimento del territorio, che già a inizio del periodo invernale aveva sensibilizzato la popolazione con diversi comunicati di prevenzione.

Ma le misure precauzionali non sono bastate, anche e soprattutto perché la meteorologia ha contribuito in modo determinante a creare una situazione particolarmente favorevole all’accumulo di polveri fini nell’atmosfera. La situazione critica, a cui la pioggia caduta dopo quasi 70 giorni di siccità ha aiutato a mettere fine, è infatti tipica di questi mesi, quando l’inversione termica impedisce il circolo dell’aria e favorisce l’accumulo delle particelle, trasformandole in una minaccia per la salute e l’ambiente. 

Durante l’inversione, l’aria è stratificata e il rimescolamento delle masse d’aria è limitato o annullato, sia verticalmente sia orizzontalmente a causa dell’assenza di vento. Ciò significa che le emissioni locali si accumulano sempre di più, senza disperdersi e con un accumulo progressivo che s’aggrava di giorno in giorno, raggiungendo valori critici in tempi relativamente brevi. La meteorologia è dunque determinante e, infatti, si osserva che a parità d’emissioni le concentrazioni possono variare da 5 a 120 µg/mc nel giro di alcuni giorni, unicamente in seguito alle differenti condizioni di vento e d’inversione termica. 

Anche intervenire sulle emissioni ha però un senso e di notte, quando le fonti d’inquinamento sono minori, si nota di fatto come i valori calino ciclicamente. Le principali fonti sono i trasporti (stradali, ferroviari, aerei e lacustri), l’industria, l’artigianato, le economie domestiche, l’agricoltura e la selvicoltura. I trasporti contribuiscono alla formazione delle PM10 attraverso l’emissione dei gas di scarico, ma soprattutto mediante l’abrasione e l’usura di freni e pneumatici. Per questo anche i veicoli elettrici sono toccati dalla limitazione di velocità prevista dalle misure d’urgenza inserite nel decreto del 23 novembre 2016. 

Misure che scattano al superamento, in almeno due stazioni di rilevamento, dei 90 µg/mc, mentre con il superamento per due giorni consecutivi dei 100 µg/mc entrano in vigore il divieto di circolazione per gli autoveicoli Euro3 e la promozione del trasporto pubblico (gratuito). A 120 µg/mc entra infine in vigore il divieto d’utilizzo di caminetti a legna secondari.

A Mirco Moser, capoufficio dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili, abbiamo posto alcune domande

La situazione creatasi in Ticino a gennaio è un segnale di cui preoccuparsi?
I valori rilevati a Chiasso e Mendrisio nella giornata di martedì 31 gennaio non si registravano in Ticino da oltre 15 anni e possono considerarsi insoliti, ma ancor più straordinaria è la rapidità con cui i valori sono saliti.

In quanti giorni si è passati da una situazione normale a una di emergenza?
La situazione è peggiorata rapidamente, passando in appena due giorni da valori al di sotto dei 50 a ben oltre i 90 µg/mc, valore limite per l’adozione delle misure d’emergenza.

Il Mendrisiotto è davvero svantaggiato rispetto al resto del Ticino?
Assieme alla piana del Vedeggio, il Mendrisiotto è una regione ad alto insediamento abitativo e anche la più industrializzata e trafficata di tutto il cantone. Confina inoltre con due province italiane densamente abitate e altamente industrializzate come Como e Varese. 

Come valutate l’effetto delle misure messe in atto?
L’effetto è da considerarsi positivo: l’applicazione delle misure d’urgenza ha contribuito a ridurre di oltre il 30% le emissioni derivanti dal traffico. In seguito a questo calo pure le misurazioni hanno subito un sensibile arresto, assestandosi sui livelli raggiunti o addirittura diminuendo. Nelle citate località di Mendrisio e Chiasso il primo febbraio sono per esempio stati misurati valori di 139 e rispettivamente 160 µg/mc.

Sono previste misure di prevenzione per evitare il ripetersi della situazione?
Le misure di prevenzione sono sempre valide e ognuno può dare il proprio contributo alla limitazione delle emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera, non solo per le PM10 e non solo durante i periodi d’emergenza.

Quanto dannosi possono risultare i giorni d’allerta per la salute della popolazione ticinese?
Difficile da dirsi. Gli effetti dannosi delle polveri fini sulla salute si esplicano soprattutto sul lungo termine (cronicità). Un nesso tra PM10 e salute è comunque innegabile.

La natura aiuta con la pioggia per pulire l’aria. Quali sono le misure a disposizione del Cantone?
Più che di pioggia parlerei di cambiamento significativo delle masse d’aria. Infatti, anche la rottura dell’inversione termica permette un altrettanto netto miglioramento. Le misure d’urgenza relative alla restrizione del traffico motorizzato possono in ogni caso essere attuate per un massimo di otto giorni. Quelle di tipo ambientale (divieto di accensione fuochi all’aperto, fissazione della temperatura a 20°C negli edifici dell’amministrazione cantonale o divieto d’uso di impianti a legna secondari) possono invece rimanere in vigore fintanto che i valori delle concentrazioni medie giornaliere delle PM10 scendono al di sotto della soglia dei 75 µg/mc.

L’inquinamento dell’aria non è dovuto solamente alle polveri fini e l’anno 2016, per quanto attiene alle medie annuali di PM10, non ha dato grossi problemi. Com’è lo stato generale dell’aria in Ticino?
La qualità dell’aria sta migliorando in Ticino e i rilievi a lungo termine lo dimostrano. Certo si deve fare ancora molto, soprattutto a livello individuale cambiando certe abitudini.