Dal tam-tam alla radio digitale

Storia della comunicazione - 100 anni di invenzioni in una mostra permanente presso le scuole elementari di Savosa
/ 19.06.2017
di Loris Fedele

Gli ideatori e realizzatori della mostra, Nicolangelo Lombardoni e Mino Müller, la definiscono un percorso. In effetti in pochi metri lineari della sala si ripercorrono oltre 100 anni della nostra storia, attraverso la presenza di apparecchi radio d’epoca e di vari strumenti di comunicazione. Oggetti storici, dal design e dalla struttura tecnica sempre più sofisticata. 

La radio è lo strumento di comunicazione per eccellenza. Ci accompagna e ci fa compagnia, preziosa per le persone anziane e sole, ma anche servizio pubblico per l’informazione. La radio è sopravvissuta egregiamente all’arrivo della televisione. Tuttavia entrambi questi media stanno perdendo terreno tra i giovani, a causa dell’avvento delle nuove flessibili e performanti tecnologie portatili: smartphone, iPad, tablet, ecc. I giovani conoscono i nuovi mezzi e li sanno usare, sono nati nella complessità e non ne sono spaventati. Ma proprio per questo non si interessano al passato e forse non conoscono, oppure presto dimenticheranno, il cammino che ha portato l’uomo alle tecnologie di oggi nel campo della comunicazione. Per invogliare i visitatori a scoprire o a riscoprire questo passato Lombardoni e Müller hanno creato questa mostra nella sala multiuso della scuola di Savosa, espressa in sei grandi vetrine con diversi ripiani, dove sono esposti apparecchi radio, registratori e strumenti d’epoca. Brevi schede informative aiutano il visitatore nella comprensione. Si tratta di un percorso didattico sulla comunicazione e i suoi mezzi, presentato cronologicamente per comodità di comprensione. Non ha la pretesa di essere esaustivo (è difficile chiudere oltre 100 anni di storia in poche vetrine!) ma vuole tener vivo il ricordo di apparecchi che hanno segnato tappe importanti nella vita della gente. 

Gli oggetti e l’intero allestimento resteranno come lascito permanente a disposizione della scuola elementare di Savosa e di chi vorrà visitarla. I due realizzatori sono gente del mestiere. Nick Lombardoni, attivo nel settore audiovisivo d’avanguardia, con un’esperienza giovanile negli Stati Uniti che lo ha marcato, ha riparato e rimesso in funzione per piacere personale oltre 200 apparecchi radio d’epoca. Mino Müller, noto sonorizzatore e documentarista alla Radio della Svizzera italiana, è stato anch’egli un collezionista attento degli strumenti del suo mestiere. Hanno voluto condividere la loro passione nel paese dove vivono. La mostra è intitolata Dal tam-tam alla radio digitale, storia della comunicazione attraverso 100 anni di invenzioni: inaugurata il 6 giugno, resterà per sempre nella scuola elementare. 

Nella prima delle vetrine si ricordano brevemente e con pochi oggetti e fotografie le vicende dell’uomo che cercò fin dai tempi più remoti di comunicare a distanza. Impiegava i mezzi e le possibilità tecniche che aveva a disposizione: tamburi, fuochi di segnalazione, tavolette con iscrizioni portate dai messaggeri. Una curiosità: i «semafori a braccia mobili» dell’epoca napoleonica, usati per chiari scopi militari. Poi dall’800 l’arrivo dell’elettricità, sfruttata a meraviglia dal telegrafo elettrico che, con collegamenti attraverso i fili, copriva gran parte del cosiddetto mondo civilizzato, trasmettendo messaggi fatti con i punti e le linee del Codice Morse. In seguito si ricorda Guglielmo Marconi che, proprio all’inizio del ’900, inaugura le trasmissioni senza fili, via radio. Un grande successo, tanto che il radiotelegrafista si chiamerà da allora marconista. La radiofonia spicca il volo, migliorando costantemente. In questo giocheranno un ruolo importante numerosissime innovazioni tecnologiche. Si ricorda che per la ricezione chi non ha molti mezzi si industria a costruirsi una radio a galena, utilizzando certi minerali metallici in grado di rivelare i segnali radio. Non c’è bisogno di alimentazione elettrica, ma solo una presa di terra e un’antenna di fortuna. I dispositivi a cristallo sono un modo economico e tecnologicamente semplice in un’epoca nella quale l’industria radiofonica è agli albori. 

Intorno al 1920 la radio comincia a entrare nelle case della gente comune. L’apparecchio è uno strumento scientifico con fili, manopole, leve da regolare. I collegamenti richiedono conoscenze tecniche, sulle valvole, sulle regolazioni per sintonizzarsi correttamente a seconda dell’antenna a disposizione, sull’amplificazione e sulle batterie. La gente impara cosa è una scala parlante, cioè quel vetro stampato illuminato dall’interno sul quale sono indicati numeri oppure i nomi corrispondenti alle città dei trasmettitori. Altoparlanti, ricevitori a valvole, radio di diversi tipi, arredano la mostra di Savosa. Non mancano la «radio del popolo», che riceveva solo i segnali delle stazioni naziste tedesche, e i telefoni da campo, triste ma pur prezioso ricordo della guerra. Anche radio statunitensi, come la Zenith Transoceanic che, captando le onde corte, permetteva di ascoltare notizie da casa in qualsiasi zona del mondo. L’arrivo del transistor rende le radio piccole e portatili, rivoluzionandone la fruizione. In seguito i sistemi digitali portano alla rapidissima evoluzione dei giorni nostri. Per quanto riguarda la telefonia mobile, dal 1952 nella città di Zurigo e dal 1975 con copertura per tutta la Svizzera, arriva il NATEL, cioè NATionales auto TELefon. Noi chiamiamo ancora così il nostro telefonino. Sono in mostra anche i registratori a filo e a nastro magnetico, di prestigiosa e storica realizzazione svizzera. Si finisce con la moderna e ancora controversa, per ragioni di costi e copertura, radio DAB+. Solo la Norvegia e la Svizzera l’hanno adottata. La storia prosegue, qualcun altro la documenterà.