Strumenti musicali che abbattono le barriere sociali, permettendo a tanti giovani di diventare musicisti. Un’arte che unisce, segna una via, permette di crescere, e superare le difficoltà, un’arte per tutti. Questo è quanto si propone di fare Superar, un progetto di respiro europeo che dà la possibilità a bambini e adolescenti di avvicinarsi e appassionarsi alla musica d’insieme offrendo didattica, strumenti e vita d’orchestra. Ad un’unica condizione: prendere l’esperienza sul serio.
L’iniziativa Superar è nata a Vienna nel 2009 dal Konzerthaus insieme al Vienna Boys Choir e la Caritas dell’Arcidiocesi della capitale austriaca. Tre anni dopo prende via Superar Suisse, e da cinque è attiva un’orchestra anche a Lugano. Bacino d’utenza gli allievi delle scuole Viganello, Besso, Breganzona, Barbengo, Bozzoreda, Pregassona, Cassarate, Gerra, Paradiso e Molino Nuovo tra gli 8 e i 14 anni di età. L’educazione musicale è di alta qualità, sia nella formazione della voce e del canto, che in quella strumentale orchestrale, ed è per tutti, a prescindere da origine famigliare e situazione economica.
Domenica 9 febbraio il concerto al LAC di Lugano per festeggiare il lustro di attività di Superar ha visto insieme sul palco ben 200 tra bambini e ragazzi di diverse orchestre, diretti dal Maestro Carlo Taffuri. «Il messaggio primario è fare musica tutti insieme. Ma è anche un discorso educativo, si studia e si riceve uno strumento, conquistandosi un piccolo tesoro, l’accesso alla musica e la scoperta delle proprie capacità artistiche» ci racconta il Direttore dell’Orchestra Superar, composta a Lugano solo da archi.
Un discorso che parte da lontano, esattamente dal Venezuela nel 1975, quando José Antonio Abreu, musicista, attivista politico, educatore e accademico, creò «El sistema», una fondazione per la promozione sociale dell’infanzia e della gioventù attraverso un percorso innovativo di didattica musicale. Certo, la Svizzera non è il Sudamerica, ma a volte le difficoltà da superare (dallo spagnolo Superar: superare, andare oltre i limiti, vincere, crescere) sono le stesse che ci sono negli altri paesi. «In Venezuela si cercava di aiutare quella parte di popolazione che non aveva niente, di dargli stimoli – dice Taffuri. Chi nasce in un barrio ci muore, purtroppo. Si vuole far emergere l’eccellenza, nei ragazzi. Anche a Lugano ci sono problemi, famiglie che fanno fatica, che non si sarebbero mai avvicinate alla musica altrimenti. Anche qui l’importante è far emergere le molte eccellenze nascoste. L’immigrazione è una realtà, parte della società, trovo giusto integrare attraverso la musica. Crediamo in questo progetto sociale». La musica può essere sotto diversi aspetti elitaria, sia da fare – si pensi anche solo al costo di lezioni e strumento –, che da fruire. Superar, in collaborazione con Lugano Musica, propone a prezzi ridotti anche alcuni appuntamenti della stagione: «Il LAC si riempie di famiglie che altrimenti non entrerebbero in un teatro», ci racconta Taffuri descrivendo un percorso educativo e sociale che non si limita quindi ai ragazzi ma si estende alla cerchia famigliare, per scoprire che «la vita è fatta di altro».
Si tratta comunque di un progetto che richiede grande impegno da parte dei ragazzi, questo va sottolineato, ma «l’importante è imparare a dare qualcosa per il gruppo. Sono due lezioni di circa 3 ore a settimana, qualcosa di più, ma con la passione si riesce a far tutto. Alcuni si fermeranno qui, soddisfatti dall’esperienza, altri, più appassionati, si avvicineranno al conservatorio per intraprendere un percorso professionale».
La musica aiuta poi a affrontare il disagio sociale, in diversi modi: c’è la forza del gruppo, il fare parte di un insieme e dovervi contribuire con il proprio strumento, ma c’è anche un sostegno pratico. «È un’arte che aiuta la dislessia, per esempio, o la balbuzie, studi scientifici lo confermano. I balbuzienti, quando cantano, è come se non lo fossero, e i violinisti dislessici hanno una qualità di suono diversa, più bella. Parlando di disagio sociale invece, stare nell’orchestra per tutto questo tempo dà qualcosa da fare ai ragazzi, e molto banalmente, c’è meno tempo per fare sciocchezze».
Anche per chi ci lavora, come il Maestro Taffuri, è una scuola: «Torno a casa dalle prove con nuova energia, imparo dalle situazioni cui Superar mi confronta. Un’esperienza che porto con me anche in altri lavori. Come violinista ho cambiato modo di affrontare la musica, sono più sicuro di me. L’obiettivo di far crescere questo gruppo negli anni mi motiva ad andare sempre più avanti».
Un gruppo composto oggi da coro, 35 ragazzi diretti dal Maestro Pino Randazzo, e orchestra, i 70 che suonano violino, viola, violoncello e contrabbasso. Tra questi spicca l’esperienza di Dafina, una quattordicenne violinsita che ha fatto, a parere di Carlo Taffuri, un bellissimo percorso. «È iniziato tutto con un doposcuola – ci racconta la ragazza – avevamo visto i ragazzi di Zurigo e il Maestro Taffuri ci aveva spiegato di che si trattava. Io ho iniziato un po’ per caso: non ero particolarmente interessata alla musica, i miei non erano nemmeno d’accordo, anche se a casa nostra la musica è sempre stata importante, era impegnativo. Poi mio fratello mi ha convinta e dalle semplici lezioni di ritmica e solfeggio mi sono ritrovata in mano un violino, e direttamente concerti al LAC, a Zurigo, in scuole e case anziani». Uno strumento che ha «chiamato» Dafina direttamente dall’orchestra per non lasciarla più, tanto che ora a fine medie punta a liceo musicale e conservatorio. «La musica mi dà tanto, amicizie, viaggi, conoscenza, l’aiuto reciproco e la comprensione dell’altro attraverso le note. Sono cresciuta insieme alla musica in questi anni, l’orchestra è diventata la mia seconda famiglia. Certo, ho molto meno tempo per fare tutto, tra scuola, orchestra e amici, ma mi prendo più responsabilità per quello che faccio».
Un arricchimento e una maturità sentiti anche da Ilaria, mamma di due musiciste dell’orchestra, in maniera tangibile: «Il far parte di un’orchestra è anche una scuola di vita poiché si acquisisce la consapevolezza di doversi relazionare ed armonizzare con altri, sentendo la responsabilità, ma assumendola senza imposizioni formali ed insensate, per un obbiettivo condiviso e gratificante. Le mie figlie, tra i diversi vantaggi che hanno acquisito negli anni a livello musicale, hanno potuto allargare gli orizzonti e vedere altre realtà oltre a quella nella quale vivono». Superar quindi, in una parola.