Sergali Adilbekov (Marian Bader)

Condividere idee

La quarta edizione di TEDxLugano incentrata sulle professioni del futuro è stata un successo, ne abbiamo parlato con il curatore Sergali Adilbekov
/ 16.10.2017
di Stefania Hubmann

Guardare alle professioni del futuro con l’attenzione rivolta sì all’enorme potenziale offerto dal progresso tecnologico, ma senza trascurare l’aspetto umano, poiché la vera forza sta nel massimizzare il risultato sfruttando il meglio dell’uno e dell’altro. È questo l’approccio proposto dalla quarta edizione di TEDxLugano, conferenza internazionale il cui spirito è la condivisione di «idee che meritano di essere diffuse». Con oltre 700 partecipanti riuniti al LAC lo scorso 9 settembre, l’edizione luganese di TED (Technology, Entertainment, Design) si è affermata come la più grande mai realizzata in Svizzera.

L’organizzazione non-profit, nata nel 1984 negli Stati Uniti, è oggi molto diffusa e numerosi sono gli eventi regionali organizzati in modo indipendente e riconoscibili dalla x che precede la località dove si svolgono. Caratteristica di TED è la capacità di riunire relatori di levatura internazionale chiamati a presentare le loro innovative proposte in un discorso di soli 18 minuti in seguito disponibile online (per Lugano vedi a breve www.tedxlugano.com).

L’edizione luganese 2017, intitolata Professions of the Future e svoltasi come sempre in inglese, è stata animata da 11 relatori e 3 artisti. Anche il contributo di questi ultimi è stato in sintonia con il tema della giornata e improntato all’uso delle nuove tecnologie. Esperti mondiali di diversi settori – dalla matematica alla robotica, dall’informatica al marketing, dall’architettura alla cultura aziendale – hanno ampliato l’orizzonte del rapporto uomo-tecnologie anche al di là dell’ambito professionale. Abbiamo esplorato questo orizzonte con l’aiuto del curatore Sergali Adilbekov, che ci ha pure spiegato il grande lavoro dietro le quinte della conferenza, assicurato da un team di circa venti volontari. Residente in Ticino e attivo nel settore bancario, Sergali Adilbekov ha promosso TEDxLugano quattro anni fa e ne cura tuttora l’organizzazione.

Signor Adilbekov, iniziamo dai numeri. L’edizione 2017 di TEDxLugano si è distinta per il successo di pubblico.
Sì, abbiamo vinto la sfida di trasferire l’evento dall’auditorium della Franklin University al teatro del LAC. Dall’edizione 2016 il numero dei partecipanti è più che raddoppiato e credo che possiamo ancora crescere. Lo dimostrano l’interesse del pubblico e il sostegno degli sponsor, fra i quali la Città di Lugano, sostegno determinante visto che siamo un’organizzazione non-profit. Non bisogna dimenticare che un biglietto per la conferenza TED annuale (quest’anno a Vancouver) costa 10mila dollari. Noi offriamo contenuti il cui livello è molto vicino all’originale, sebbene con una dimensione più locale per meno di cento franchi. Accogliamo personalità di fama internazionale con l’unico obiettivo di diffondere nuove idee, favorire la discussione e creare contatti. Per la prima volta quest’anno abbiamo organizzato con TED, un workshop internazionale di aggiornamento per i curatori. Il Ticino si è rivelato un luogo di ritrovo strategico.

Come è nato il progetto di organizzare TEDxLugano?
TED ha aperto la possibilità di organizzare conferenze indipendenti sotto il suo marchio nel 2009. Nel 2013 mi sono accorto che in Ticino la maggior parte dei residenti, inclusi gli stranieri, non conosceva la manifestazione. Ho quindi deciso di inoltrare una richiesta a TED a New York. Dopo aver organizzato quattro conferenze annuali ritengo che abbiamo ancora un grande potenziale di crescita. Desideriamo inoltre valutare se introdurre la versione in italiano dei TED Talks per essere più vicini alla comunità locale come avviene ad esempio in Italia. È pure importante sottolineare che la conferenza rappresenta il culmine di un lavoro esteso su tutto l’arco dell’anno durante il quale organizziamo altri dodici eventi finalizzati a facilitare il networking fra i partecipanti. Il loro obiettivo è imparare e condividere, per cui contatti e scambi sono continui. Quest’anno siamo molto soddisfatti anche perché abbiamo avuto un’importante partecipazione delle altre comunità TED presenti in Svizzera.

Alcune presentazioni sono state prettamente tecniche, altre hanno invece evidenziato il ruolo essenziale dell’aspetto umano. Cosa può dire al riguardo?
Abbiamo volutamente scelto relatori che si bilanciano, perché entrambe le prospettive sono importanti per il futuro. Ad esempio la presentazione di Anna Valente, responsabile del Laboratorio di Automazione, Robotica e Macchine alla SUPSI, è incentrata su «Harsh Robotics», i robot che sono in grado di riconfigurarsi per svolgere compiti complessi in ambienti difficili al posto degli operatori. Forse non tutti riescono a capire i dettagli tecnici del suo Talk ma il messaggio è che dobbiamo comunque prepararci a questo futuro nel quale macchine e robot svolgeranno le attività troppo rischiose per l’uomo. Parte invece da un approccio filosofico, parlando di poesia nel business, Fateme Banishoeib, consulente strategica per team e organizzazioni alla ricerca del cambiamento e poetessa. Il business del futuro sarà sicuramente caratterizzato dal ruolo preponderante delle tecnologie, ma ciò non esclude l’importanza degli esseri umani, dell’arte e della poesia. In fondo, pur partendo da punti di vista opposti, il messaggio delle due relatrici va nella medesima direzione.

Già il titolo «Challenging the impossible» indica che il Talk di Henrique Jorge è uno di quelli che si spinge molto avanti in quanto al ruolo delle tecnologie nel futuro. Come e perché l’ha scelto?
Premetto che la selezione degli speaker avviene da parte del curatore assieme ad altri due membri del team e si svolge attraverso due canali, la richiesta esterna e su invito. Per l’edizione 2017 abbiamo ricevuto oltre 150 richieste, fra le quali ne abbiamo selezionate una decina. Il portoghese Jorge è stato contattato da noi e siamo fieri che abbia accolto l’invito, perché riteniamo la sua idea di immortalità digitale centrale rispetto alla discussione sulle prospettive del futuro. Il suo progetto di controparte virtuale dell’essere umano – che apprende attraverso l’utilizzo e rimane nel sistema interagendo con il mondo come l’utente anche quando questi è assente – è ancora in fase di sviluppo, ma sicuramente ci obbliga a confrontarci con nuove dimensioni. Per quanto riguarda la composizione del programma vorrei precisare che teniamo conto di diversi equilibri: il già citato rapporto fra approccio tecnico e umanistico, la presenza femminile e maschile e lo spazio da accordare a temi come design, architettura, sport o medicina, argomenti di vario genere che possono interessare la realtà regionale. 

All’interno del programma trova uno spazio privilegiato anche l’arte con performance pure all’avanguardia.
Non bisogna immaginare TED solo come una conferenza tecnologica o legata a questioni professionali. In realtà si tratta di un evento a 360 gradi che include quindi anche l’espressione artistica. Quest’ultima è oltremodo importante perché rappresenta ciò che sentiamo. In ogni TEDxLugano abbiamo incluso due o tre performer con esibizioni presentate nella zona comune. Quest’anno tre artisti hanno mostrato come la tecnologia possa favorire nuove forme d’arte. Il musicista svizzero Gionata Zanetta ha messo a punto un software attraverso il quale le parole delle sue canzoni si trasformano in immagini; il russo Alexey Sergienko ha realizzato «ritratti emozionali» delle persone; infine Han Sessions ha creato ricordi della giornata riproducendoli su cartoline distribuite al pubblico.

Ci sembra che lo sguardo rivolto alle professioni del futuro possa essere in parte riassunto dall’intervento della statunitense Dorie Clark, per la quale bisogna puntare su una «portfolio career».
Personalmente sono d’accordo con la visione di Dorie Clark secondo cui diversificare i flussi di reddito significa nuove competenze, entrate e opzioni di vita. Io stesso ho seguito diverse carriere in settori come quello degli idrocarburi, del business industriale ed ora della banca. In questo modo ho acquisito un’esperienza globale che mi permette di essere utile in qualsiasi funzione manageriale. Il futuro professionale è ancora strettamente legato al futuro delle relazioni umane e TED rappresenta un’esperienza interessante anche da questo punto di vista. Ciò vale sia per i partecipanti, sia per gli organizzatori. Il gruppo di volontari viene ricostituito di anno in anno, il team è dinamico e motivato; gli interessati sono invitati a contattarci.