Il noto etologo e biologo evoluzionista Marc Bekoff conduce da tempo ricerche scientifiche sull’evoluzione delle menti animali. Studi che già nel secolo scorso lo hanno indotto a concludere che gli animali siano dotati di emozioni. Egli ha di fatto osservato l’evoluzione del senso di giustizia e della moralità in differenti specie animali fra le quali spicca il cane (Il cane etico è un suo articolo divenuto pietra miliare sul tema specifico).
Con le dovute differenze, Bekoff ha permesso di traslare i concetti da lui esposti a un’altra specie: quella equina (Il cavallo etico). D’altronde, ad avallare questa linea sta proprio uno studio condotto nel reparto di etologia e benessere animale dell’Istituto di scienze agrarie dell’ETH di Zurigo, dove i ricercatori hanno fatto un’interessante scoperta: «Attraverso il proprio nitrito i cavalli riescono a trasmettere delle informazioni complesse». E non è tutto, perché sempre secondo i risultati ottenuti: «Ciascun nitrito si compone di due frequenze base indipendenti tra di loro: una delle due esterna se si tratta di un’emozione positiva oppure negativa, l’altra indica la forza dell’emozione».
Ancora non è stato dimostrato come i cavalli riescano ad emettere questi due suoni a due livelli di frequenze diversi e gli studiosi dell’ETH contano sul fatto che i suoni vengano creati attraverso un modello asincrono delle corde vocali. Dunque: non sorprende che i cavalli, animali sociali, provino delle emozioni. Sorprendente è però il fatto che essi riescano a leggere le espressioni dell’essere umano. Un gruppo di psicologi dell’Università del Sussex ha difatti dimostrato che il cavallo è in grado di riconoscere i differenti approcci dell’uomo nei suoi confronti: «Se lo guardi male, un cavallo ricambia guardandoti storto, con un lato solo del muso. E il suo battito cardiaco accelera a causa del timore che prova».
Oltre a comprovare il feed back di emozioni del cavallo nei confronti dell’essere umano, i ricercatori dell’Università del Sussex hanno compilato un dizionario – guida delle espressioni facciali degli equini: «Per meglio suggerire agli umani cosa passa loro per la testa». Altri psicologi inglesi hanno sottoposto a 28 cavalli le immagini di uomini che non avevano mai visto prima, fotografie con espressioni felici o infuriate. Gli animali hanno dimostrato di saper leggere le emozioni partendo dal viso: «I cavalli hanno guardato con l’occhio sinistro le foto di persone arrabbiate, comportamento associato alla percezione di uno stimolo negativo». E questo combacia perfettamente con i risultati degli studiosi dell’Università del Sussex. Inoltre: «La frequenza cardiaca dei cavalli in rapporto alle fotografie delle persone arrabbiate è aumentata, dimostrando di essere sotto pressione».
Sempre secondo lo studio (poi pubblicato su «Biology Letters»), questa risposta indica che gli equini capiscono se stanno guardando volti arrabbiati. Inoltre, l’effetto delle espressioni facciali sul battito cardiaco non era mai stato osservato prima nelle interazioni fra animali ed esseri umani. La coautrice dello studio Amy Smith (dell’Università del Sussex) ha affermato: «Ciò che risulta essere molto interessante è che riusciamo a dimostrare come i cavalli siano in grado di leggere le emozioni al di là delle barriere fra specie». La ricercatrice ha spiegato che: «Da parecchio tempo è noto che questi animali sono particolarmente sofisticati a livello sociale, ma questa è la prima volta che vediamo come sono in grado di distinguere fra espressioni facciali positive o negative».
Dai risultati appare dunque particolarmente evidente la reazione alle espressioni corrucciate o arrabbiate. Dicevamo che lo studio ha in prevalenza evidenziato come l’aumento della frequenza cardiaca sia accompagnato al movimento della testa per vedere l’immagine con l’occhio sinistro. Anche questo si spiega molto bene: «Molte specie guardano gli eventi negativi con questa parte del corpo, in quanto è compito dell’emisfero destro (a cui lo stimolo viene inviato) di processare stimoli minacciosi». E questa tendenza è stata documentata anche nella specie canina.
Nei cavalli, la risposta più marcata è arrivata nei confronti delle espressioni negative e l’ipotesi degli psicologi britannici è che ciò sia di particolare importanza per riconoscere le possibili minacce dell’ambiente: «In questo contesto, individuare facce arrabbiate potrebbe essere un ottimo sistema di allarme, permettendo ai cavalli di anticipare un comportamento negativo da parte dell’uomo, come ad esempio un trattamento rude». Dal canto suo, Karen McComb, pure coautrice dello studio, ha osservato che «i cavalli possono aver adattato la loro capacità ancestrale per la lettura di segnali emotivi in altri cavalli, in modo da rispondere adeguatamente alle espressioni facciali umane. Cosa possibile anche attraverso i singoli cavalli che hanno imparato a interpretare queste espressioni durante il loro ciclo di vita».
A questo punto, possiamo affermare che è provato come le emozioni possano passare attraverso le barriere della specie, malgrado le differenze morfologiche del viso degli esseri umani in rapporto al muso del cavallo. «È probabile che la consapevolezza emotiva sia molto importante nelle specie altamente sociali come i cavalli, e la nostra ricerca ora è focalizzata ad esaminare la relazione tra una serie di competenze emotive e il comportamento sociale», possiamo così riassumere le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori ai quali auguriamo di provare altrettante emozioni nell’interagire con questi magnifici animali, proverbialmente noti per la loro intelligenza più emotiva che razionale.