Cento donne e mille altre è il titolo del progetto nato dalla collaborazione tra diverse realtà accademiche tra cui, in particolare, il Service égalité dell’Università di Ginevra, l’Université de Franche-Comté, il Politecnico federale di Losanna e l’Università della Svizzera Italiana all’interno del programma transfrontaliero Interreg PILE e il progetto di cooperazione di swissuniversities.
Si tratta di un volume che raccoglie e propone i ritratti di cento donne della regione francese Franca Contea, della Svizzera romanda e della Svizzera italiana con l’intento di dare visibilità alla diversità, alla pluralità e alla ricchezza dei percorsi professionali e personali di molti profili femminili accomunati da formazioni e carriere in ambiti ancora considerati di dominio maschile. I punti forti di questa iniziativa sono diversi, innanzitutto i ritratti e tutto il progetto sono disponibili online all’indirizzo www.100donne.ch dove è anche possibile ordinare il volume cartaceo.
Ogni scheda del ritratto è organizzata da una parte testuale più estesa che racconta storia e carriera, segue il questionario di Proust, divertente e meno formale, e un video che mostra le donne raccontarsi dal vivo. Altro elemento di forza è l’eterogeneità dei profili, incontriamo la direttrice della sezione svizzera di Amnesty International, la professoressa di neuroscienze cognitive, la direttrice d’orchestra, l’alpinista o la caporedattrice di una rivista. Per darvi l’idea dello spirito e delle scelte che definiscono questo lavoro ecco il profilo di Eva Niyibizi, classe 1984, nata in Ruanda, medico capoclinica all’Ospedale universitario di Ginevra. Nel suo questionario di Proust, tra i modelli che la ispirano, annovera Michelle Obama e suo nonno Mathias, giovane orfano cresciuto in una famiglia svizzera negli anni 30, che le ha insegnato ad essere orgogliosa delle sue molteplici identità e a coltivare l’eccellenza. Uno degli obiettivi di questa campagna è proprio fornire modelli virtuosi alle giovani generazioni per colmare il divario del passato in cui «Siamo diventate noi le nostre mentori e i nostri modelli, poiché non ne avevamo abbastanza» dice Eva Niyibizi, che vede nel suo lavoro l’importanza di essere al servizio della comunità e di sentirsi utile per i suoi pazienti. Nel suo ambito dice che il raggiungimento della parità, rispetto ad altri settori, è più lenta «ma inesorabile e per le giovani generazioni è già cosa fatta». In quest’ottica nel 2018 ha contribuito a istituire MedFem un gruppo di medici donne e uomini impegnati a creare gli strumenti che ancora mancano per un migliore adattamento alla «femminilizzazione» della medicina.
Eva Niyibizi è uno dei profili della Svizzera romanda, per quanto riguarda il Ticino i profili presentati in tutto sono dieci: le professoresse dell’USI Silvia Santini, Ilaria Espa, Sara Greco e Jeanne Mengis, l’ingegnera chimica Monica Duca Widmer (tra l’altro Presidente del Consiglio di amministrazione di Migros Ticino), la scrittrice e giornalista Claudia Quadri, l’ingegnera civile Cristina Zanini Barzaghi, la direttrice del museo Vincenzo Vela Gianna Mina, il medico estetico Gaia Marniga e l’architetta Donatella Fioretti. Nella selezione che propone, il progetto non intende certamente essere esaustivo ma conoscendo bene il territorio e le tante competenze femminili che vi operano mi vien da pensare che la selezione operata sia scarsa nei numeri, poco rappresentativa e poco eterogenea rispetto al progetto in generale. Per capire meglio le scelte e i criteri operati abbiamo fatto qualche domanda a Gloria Dagnino, responsabile da un anno del Servizio Pari Opportunità dell’USI. Siamo partite dall’origine e dunque dal titolo, dal significato di quel «mille altre» che lascia una porta aperta «quando sono state contattate per far parte del progetto molte donne chiedevano: perché io e non un’altra? Da qui la decisione di aggiungere “mille altre” per recapitare il messaggio che non si tratta di una selezione definitiva ma di un lavoro che vuole mettere in evidenza le carriere femminili nei diversi ambiti e proporsi come progetto replicabile anche in altre regioni, ad esempio nella Svizzera tedesca». Altro tasto che abbiamo toccato per meglio comprendere come è stata composta questa rosa sono i criteri alla base della selezione: «si è mirato ad avere un equilibrio tra le varie discipline, i vari settori, le varie regioni di appartenenza e l’età delle professioniste selezionate. Si è guardato all’eccellenza dei profili professionali ma si è voluto dare spazio anche a chi ha percorso una carriera inusuale, a persone giovani, professionalmente in divenire, che potessero essere figure ispiranti. Non si sono volute selezionare donne universalmente riconosciute come leader ma modelli più vicini e accessibili con i quali potersi identificare in maniera più realistica». Sulla questione più critica, la composizione del ventaglio di professioniste ticinesi, Gloria Dagnino spiega che «uno dei criteri è stato dare visibilità alle persone che lavorano nelle istituzioni partner per questo c’è una sovraesposizione delle figure accademiche».
Il progetto è stato presentato al pubblico lo scorso 8 novembre a Ginevra ma ci sarà anche un’occasione luganese il 10 marzo del 2020. Nel frattempo «ci sarà un percorso di avvicinamento: ogni settimana tramite la newsletter USI diamo visibilità a uno dei profilo selezionati per il progetto ma daremo spazio anche a profili che non fanno necessariamente parte di questa selezione e rientrano nei criteri». Ecco allora, e speriamo venga colta in maniera proficua, l’occasione di allargare lo sguardo raccontando anche altre competenze, eccellenze e storie femminili importanti del nostro territorio che di modelli ai quali ispirarsi ne ha da offrire molti.