(DimiTalen)

 

Bibliografia
Gabriele Peroni, Trattato di Fioterapia – Driope, Nuova Ipsa Ed.
- Laura Rangoni, Il Grande Libro delle Piante Magiche, Xenia Ed.


Betulla: un po’ mistica, ma anche molto curativa

Fitoterapia - Il suo nome scientifico è Betula pendula
/ 04.09.2017
di Eliana Bernasconi

Della famiglia delle Betulaceae, la betulla bianca è diffusa in tutto l’emisfero nord in quaranta diverse varietà, dall’Europa al Canada sino all’Asia. Ama i suoli ricchi di silice e asciutti, i terreni prevalentemente montani come quelli del nord Europa e del Caucaso da cui proviene, ma si adatta anche a climi diversi.

Mentre tutto intorno a noi cambia rapidamente, la sua presenza ci ricorda che la sua comparsa (con altri alberi colonizzatori) sul suolo terrestre risale a ben 30mila anni or sono e non è mai mutata. È inconfondibile per il suo aspetto di estrema eleganza, per il suo tronco scuro alla base e soprattutto per la corteccia liscia e biancastra con riflessi argentei, che con il tempo si screpola o si stacca in lamine sottilissime che sembrano pergamena.

Può raggiungere 20-25 metri di altezza e fiorisce tra aprile e maggio: le piccole foglie caduche di color verde chiaro sono di forma irregolare, i fiori, maschili e femminili, sono spighe pendule, leggeri amenti, i frutti sembrano piccole noci. È colonizzatrice del bosco, nel senso che si diffonde spontaneamente inviando ovunque i suoi semi, occupando terreni poveri e rigenerandoli con le sue foglie che fertilizzano il suolo affinché specie più esigenti come la quercia o il faggio si sviluppino; e può anche succedere che queste ultime le tolgano la luce vitale e la uccidano.

Il legno della betulla è dolcissimo e tenero, nel film L’Albero degli zoccoli, di Ermanno Olmi, il protagonista viene crudelmente sfrattato dal suo padrone perché ha osato servirsi di un giovane albero di betulla per confezionare gli zoccoli a suo figlio.

Anche se abbiamo smarrito la capacità di percepire il potenziale misterioso e benefico trasmesso dalla presenza degli alberi, molte persone stanno scoprendo che sono esseri antichi, portatori di una forma di vita molto evoluta, dalla cui vicinanza potremmo ricevere molto se solo riuscissimo a comprendere il loro silenzioso linguaggio. Ogni albero pare abbia un suo carattere, non a caso spesso siamo inconsapevolmente attratti da un certo tipo di albero e non da un altro, può essere il pioppo piuttosto che l’ippocastano o la quercia o l’abete. Nell’antroposofia di Rudolf Steiner, esoterista e teosofo austriaco, (dunque attenzione: qui entra nell’esoterismo, per cui tutto è da prendere con le pinze), si parla del «corpo eterico» o vitale, presente in ogni forma vivente, e a maggior ragione negli alberi, ma questo discorso ci porterebbe troppo lontano.

Il nome Betulla ha un’origine celtica, per questo popolo la pianta era la prima, importantissima e sacra al dio sole da cui dipendeva ogni ordine cosmico; inoltre era usata per segnare i confini e per allontanare gli spiriti maligni dalla comunità. Era l’albero di luce anche presso gli sciamani siberiani, custode della porta del cielo, era l’«Axis mundi» che con altri alberi cosmici collegava cielo e terra: il suo tronco veniva inciso con dei gradini affinché nelle cerimonie di guarigione il viaggio interiore di ascesa ad altri mondi si compisse rapidamente.

In Russia esiste una lunga tradizione che la riguarda: secondo i contadini per avere prosperità e fortuna occorreva piantare due betulle ai lati della casa, mai una sola perché la betulla avrebbe sofferto la solitudine. Inoltre considerata albero della saggezza, si usava regalarne un ramo agli amici che attraversavano momenti di crisi esistenziale e indecisione.

Sulle rive del Reno nell’anno Mille la sapiente monaca Ildegarda di Bingen superava le conoscenze medioevali del suo tempo spiegando che ogni rimedio erboristico produce effetti diversi a dipendenza delle persone e consigliava la corteccia di betulla, che è priva di resina, per le sue virtù cicatrizzanti e sanatrici delle piaghe della pelle dopo averla riscaldata al fuoco o al sole.

Come spesso succede con il passaggio del tempo, la scienza convalida sperimentalmente l’efficacia delle qualità terapeutiche attribuite empiricamente alle erbe: un recente studio di ricercatori russi nel 2011 ha evidenziato una promettente capacità curativa degli estratti di corteccia di betulla per il trattamento epatoprotettivo in pazienti con epatite C. Sotto molti altri aspetti la Betulla si è dimostrata ricca di proprietà medicinali diuretiche, antisettiche e antinfiammatorie, anche grazie ai Flavonoidi di cui è ricca, composti chimici naturali antiossidanti.

Le sue gemme, raccolte in febbraio, hanno proprietà balsamiche, il macerato glicolico (preparazione con acqua, alcool e glicerina) di gemme, fiori, semi e linfa, ha proprietà energetiche e rimineralizzanti, migliora la concentrazione, cura la stanchezza mentale, è un tonico del sistema nervoso. Cinquant’anni fa le popolazioni contadine di Scozia, Russia, Slovenia e Ungheria attendevano la primavera per raccogliere la «Linfa di Betulla» all’interno dei tronchi. La estraevano praticando dei fori obliqui sulle cortecce rivolte a sud dove introducevano dei tubicini per far scorrere il liquido che raccoglievano in appositi recipienti. Questa linfa fresca, presa a digiuno, è ritenuta anche oggi un meraviglioso e apprezzato depurativo rimineralizzante.

Sulle sue proprietà così si esprimeva nel 1500 il medico, botanico e poeta di Viterbo Castore Durante: «Il succo che esce la primavera dal tronco pertugiato ha virtù maravigliosa per rompere le pietre tanto delle reni quanto della vescica, bevendosene lungamente sana la putredine della bocca, fa buono fiato e leva le macule dalla pelle, mescolato nel quaglio preserva il cacio dalla putredine e dai vermini».

Si potrebbe aggiungere che il legno delle scope su cui volavano le streghe era di betulla, la quale, si dice, avrebbe pure la capacità di curare la calvizie precoce.