La prima infanzia, quel periodo che va dalla nascita ai quattro anni, è un momento decisivo della vita di ognuno di noi durante il quale acquisiamo competenze di vitale importanza per tutto l’arco della nostra esistenza. Ad affermarlo sono le ricerche scientifiche più recenti, ma in fondo è anche il nostro istinto: chiunque, libero da preconcetti, abbia la fortuna e l’attenzione di seguire da vicino lo sviluppo del neonato e del bambino si può rendere conto di quanto sia cruciale questa fase di vita.
È questa la riflessione alla base della mostra-evento «La scoperta del mondo» ospitata al Castelgrande di Bellinzona fino al prossimo 25 giugno e sostenuta da diverse fondazioni svizzere e dal Percento culturale Migros.
Frutto della collaborazione di 35 organizzazioni e istituti di ricerca provenienti da tutte le regioni linguistiche e raggruppati nell’Associazione Voce per la qualità, la mostra raggiungerà sette altre località svizzere cercando di portare la riflessione sulla qualità della formazione, dell’accoglienza e dell’educazione della prima infanzia in tutto il Paese. Lo scopo è quello di avviare un dibattito che coinvolga la società tutta e, non da ultimo, la politica. La Svizzera ha, infatti, accumulato un notevole ritardo rispetto a molti altri Stati e presenta ancora una situazione di notevole eterogeneità, in modo particolare, scrivono gli organizzatori, «mancano criteri condivisi su ciò che sono le reali necessità del bambino con la conseguente mancanza di una definizione della qualità ambientale familiare e istituzionale». E questo nonostante si sia ormai consapevoli che «una buona qualità ambientale nei primi anni di vita riduce in modo massiccio le disparità che la scuola da sola non riesce ad attenuare. Maggiore equità, minori misure correttive, meno tassi di insuccesso, migliore integrazione significano minori costi e maggiori benefici».
Un argomento questo toccato anche dal consigliere di Stato Paolo Beltraminelli in occasione dell’apertura della mostra che ha definito quello nella prima infanzia «un investimento dal ritorno sicuro». Un investimento che, ha continuato, sottintende non solo un progetto politico ma soprattutto un «progetto di società». Ed è proprio la società tutta ad essere invitata alla mostra, perché la tematica ci concerne come genitori, come nonni, come zii, padrini, educatori, insegnanti, cittadini.
Di che cosa ha bisogno un bambino nei primi anni di vita? Come imparano, come giocano e come comunicano i bambini? Cosa possiamo, o meglio cosa dobbiamo fare noi adulti per accompagnare in modo ottimale il suo sviluppo? Su queste domande si china la mostra e l’invito è quello di seguire la pallina colorata che fa da fil rouge del percorso espositivo. Per i bambini sarà sicuramente un’occasione di gioco ed esplorazione, per gli adulti un evento che saprà rimettere in discussione lo sguardo sul mondo del bambino attraverso filmati, registrazioni audio, esempi di buone pratiche, pareri autorevoli.
In parallelo sono inoltre previsti più di 90 eventi territoriali in tutto il Cantone: una ricchezza che attesta la varietà e l’importanza della custodia educativa nella Svizzera italiana. Una parentesi infine va dedicata alla Commissione svizzera per l’UNESCO, alla quale va il merito di aver iniziato la riflessione sul tema della prima infanzia in Svizzera, perché come ha sottolineato Dieter Schürch, membro della stessa, occuparsi di prima infanzia equivale a «costruire la ricchezza delle nazioni».