«Il Balestruccio è più piccolo della Rondine e possiede una coda meno biforcuta. La parte superiore è nera con riflessi blu ad eccezione del groppone, che è bianco. La parte inferiore è color bianco puro. Invece la Rondine è tutta nera nelle parti superiori, e bianco-nero-rossa in quelle inferiori», così esordisce l’ornitologo Roberto Lardelli di Ficedula (Associazione per lo studio e la conservazione degli uccelli della Svizzera italiana) con l’intento di attirare l’attenzione su questi piccoli volatili che, dice, ora più che mai sono in seria difficoltà.
Con Lardelli approfondiamo il tema per risvegliare la comprensione delle esigenze che ha il Balestruccio, e per indicare nel contempo alcune possibilità di protezione e di conservazione. «Ciò è più che mai necessario, poiché la specie è in diminuzione da parecchio tempo e dal 2010 figura sulla Lista Rossa come potenzialmente minacciata», afferma l’ornitologo e aggiunge che nessuno, per ora, è riuscito a individuare una causa unica e plausibile all’origine di questo calo, definito dall’ornitologo come un «vero e proprio crollo delle popolazioni su scala continentale».
Porta ad esempio i dintorni della sua abitazione dove, afferma, nel 1976 si contavano circa 26 nidi di Balestrucci: «L’ultima riproduzione di un nido è avvenuta nel 2017: ciò dimostra una decrescita costante nel tempo di cui ancora non si conosce il motivo ed è ipoteticamente relazionabile solo al volume di traffico automobilistico che è aumentato parecchio». L’ipotesi, per ora, sarebbe quella dell’inquinamento atmosferico più che la carenza di nidi («In primavera li ritrovano») o la carenza di insetti («non risulta una carenza alimentare e gli insetti dovrebbero essere sufficienti al loro fabbisogno»).
Per meglio comprendere come proteggere questi volatili in difficoltà, bisogna sapere che nidificano volentieri in colonie: «Occasionalmente su pareti rocciose, spesso però all’esterno di stabili, dove costruiscono il nido nell’angolo tra la facciata e il sottotetto». Attraverso quello che Lardelli definisce «un clamoroso esempio», scopriamo che il legame del Balestruccio con la campagna è minore di quello della Rondine: per nidificare predilige tetti, grondaie e recinti. «Qualche anno fa, a Tenero è comparsa quasi dal nulla una colonia di Balestrucci che è cresciuta in tre anni da due o tre nidi fino a più di un centinaio». Facile intuire che la tolleranza dei proprietari e fruitori degli edifici nei confronti di questi nidi e del loro sterco sia stata messa a dura prova. Eppure gli edifici appena costruiti sono particolarmente attrattivi per loro e spesso si installano nelle vicinanze di cantieri dove trovano materiale da costruzione di ottima qualità. Si ipotizza sia andata proprio così nel caso di una grande colonia a Tenero che, d’un tratto, si è quasi dileguata: «Inizialmente hanno cominciato a creare problemi sporcando i tavoli di un bar annesso alla struttura. Allora, in accordo con i proprietari, sono state posate delle reti di protezione giusto sopra il bar. Subito dopo nella colonia si è verificato un crollo della popolazione, non per le reti posate come potremmo pensare, ma anche perché era terminato il grande cantiere edile che fino ad allora forniva loro materiale per la costruzione dei nidi».
Queste sono preziosissime osservazioni che Ficedula raccoglie, insieme al progetto di censimento in atto, in accordo con l’Ufficio natura e paesaggio del Dipartimento del territorio e in collaborazione con tre studenti liceali che proprio su questo realizzano il loro lavoro di maturità: «Tre ornitologi seguono i lavori, informano ed educano le persone sul procedere, e sulla base dei dati raccolti potremo elaborare un modello per cercare di identificare gli elementi di risposta sui luoghi in cui il Balestruccio è sparito, dove risulta in calo, stabile o in lieve aumento (le colonie si spostano da un sito all’altro anche se la tendenza generale è in calo)».
Entro fine luglio la mappatura sarà terminata e si potrà scoprire, ad esempio, se la posa dei nidi artificiali sia stata favorevole. «Il nido costruito dal Balestruccio è molto fragile per sua natura. D’inverno può cadere o rompersi e viene ricostruito l’anno successivo con materiale che sembra aderire bene all’intonaco fresco della casa». Una buona alternativa particolarmente sensata è l’impiego di nidi artificiali laddove il Balestruccio è ancora presente ma manca materiale da costruzione. «È importante che i nidi artificiali siano collocati in modo che la parte superiore sia a diretto contatto con il sottotetto. Eventuali spazi vuoti devono essere chiusi. È auspicabile collocare diversi nidi artificiali gli uni accanto agli altri». Ma la necessità da prendere ancora più seriamente è che vanno puliti ogni anno: «Quando il Balestruccio lo lascia, il nido artificiale viene sovente occupato dai passeri che se ne appropriano, lo insudiciano e diventano prevalenti al Balestruccio, scacciandolo».
Se da un lato Lardelli indica come organizzarsi con un kit con il materiale utile alla costruzione di un nido, dall’altro ribadisce l’importanza della pulizia sotto i nidi perché non venga tolto spazio al Balestruccio: «Per il kit ci si può rivolgere a www.ficedula.ch: bastano acqua e materiale di costruzione per favorire il Balestruccio nella realizzazione del suo nido. Mettiamogli a disposizione una palata di fango dell’orto e una vaschetta di plastica con un po’ d’acqua e ci pensa lui».
Una pagina web di Ficedula è a disposizione di chi desidera tutte le spiegazioni del caso per aiutare questi volatili in difficoltà.