La testa pesante, gli occhi che si chiudono, una sensazione di fatica e la mente che non riesce più a seguire quanto c’è scritto sulla lavagna. Chi non si è mai trovato in una situazione simile durante una lezione scolastica? E i colpevoli additati sono sempre l’insegnante soporifero, l’incomprensibile matematica, la noiosissima storia, l’ostico tedesco… e ognuno può aggiungere all’elenco la materia che meno ama. Ma forse non sono solo le equazioni o le battaglie di Napoleone a rendere la lezione così faticosa. C’è un altro fattore che può influire sul rendimento di una classe: la qualità dell’aria, o meglio, la presenza di sostanze definite «inquinanti indoor».
Cosa sono? Sono tutto ciò che viene emesso dalla ventina di persone presenti nella stanza (si parla di 3000 sostanze diverse), cui può aggiungersi anche quanto proviene dall’esterno. In Svizzera la qualità dell’aria è insufficiente nei due terzi delle aule scolastiche. È quanto ha provato uno studio dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Per due anni sono state effettuate misurazioni in cento aule nei cantoni Berna, Vaud e Grigioni, monitorando in particolare la concentrazione di anidride carbonica. E i risultati come detto sono poco confortanti, anche se bastano alcuni accorgimenti per migliorare subito la situazione.
Anche in Ticino ci si è chinati sul tema. Recentemente sono stati presentati i risultati intermedi del progetto Interreg (l’iniziativa europea che offre la possibilità di realizzare progetti transfrontalieri per lo sviluppo delle regioni) denominato appunto «Qualità dell’aria negli edifici scolastici» promosso dalla SUPSI e da IDM Alto Adige, il facilitatore dello sviluppo economico nella regione italiana (i dettagli sul sito www.qaes.ch). «Il progetto andrà ad investigare sei sedi scolastiche in Ticino e sei in Italia, con un totale di sedici aule monitorate, di cui otto in Ticino» spiegano Luca Pampuri, ricercatore SUPSI e responsabile del Centro di competenze radon e Tiziano Teruzzi, professore SUPSI in fisica della costruzione. Le sedi monitorate in Ticino sono a Bellinzona, Mendrisio e Locarno, mentre in Italia sono in provincia di Bolzano. Si tratta di scuole dell’infanzia, elementari e medie, in cui vengono effettuati due periodi di misurazione sia interna che esterna di un mese ciascuno, uno estivo e uno invernale.
Secondo i primi rilevamenti sembrerebbe che nel nostro cantone la situazione non sia così drammatica. «Premesso che i risultati non sono ancora definitivi in quanto ci troviamo nel bel mezzo della campagna di monitoraggio – dicono i nostri interlocutori – le concentrazioni di inquinanti indoor trovate nelle scuole finora monitorate non destano particolari preoccupazioni. Ci sono però margini di manovra per quanto riguarda le concentrazioni di CO2». Va detto infatti che lo studio dell’UFSP prende in considerazione unicamente il CO2, mentre il progetto Interreg monitora una serie di altri fattori: composti organici, biossido di azoto, temperatura, umidità relativa, ozono, polveri fini e radon. Ma quindi, viene da chiedersi: come mai ci sono risultati così diversi fra Nord e Sud delle Alpi? «Premettendo che probabilmente le condizioni climatiche presenti al Sud delle Alpi permettono un ricambio d’aria maggiore grazie ad un’apertura manuale delle finestre più costante (le temperature invernali sono meno rigide) – spiegano gli esperti della SUPSI – le caratteristiche impiantistiche degli edifici monitorati sono fondamentalmente differenti tra i due studi: in Ticino il campione finora analizzato (quattro sedi scolastiche) comprendeva anche tre aule con una ventilazione meccanica controllata. In questi casi le concentrazioni sono generalmente risultate migliori, grazie ad un ricambio dell’aria costante». Lo studio dell’Ufficio della sanità invece ha considerato un centinaio di sedi, tutte sprovviste di impianto di ventilazione e in cui si arieggiavano i locali solo con l’apertura delle finestre.
La qualità dell’aria respirata dagli allievi ticinesi è quindi giudicata «abbastanza buona», perché solo sporadicamente sono stati registrati superamenti del valore di 2000 ppm (la percentuale del tempo di lezione durante il quale la concentrazione di inquinanti era superiore a 2000 ppm è inferiore al 5%). Se questa soglia è superata per una percentuale di tempo superiore al 10%, la qualità dell’aria, secondo i criteri definiti dall’UFSP, è da considerarsi insoddisfacente.
Anche se i numeri sono ancora troppo piccoli per poter trarre delle conclusioni statistiche, sembrerebbe che l’aria sia migliore dove c’è un sistema meccanico di ventilazione. Gli esperti sono convinti che un ricambio costante dell’aria sia un fattore determinante. Sistemi di questo genere sono previsti in tutti gli edifici certificati Minergie (che per ora in Ticino sono circa un decimo del totale per quanto riguarda l’edilizia scolastica). Sono soluzioni che suscitano però anche qualche riserva, perché in questo tipo di edifici, per garantire l’elevata efficienza energetica, può essere esclusa l’apertura manuale delle finestre. Alcune sedi scolastiche ticinesi, in occasione di una ristrutturazione secondo gli standard Minergie, hanno in effetti richiesto che nel progetto venissero mantenute le finestre con apertura manuale. C’è un po’ il timore che la ventilazione meccanica possa non funzionare correttamente con effetti negativi sulla salute degli allievi. Un timore fondato, non per la qualità degli impianti ma per la loro gestione e manutenzione, come confermano gli esperti della SUPSI «Questi impianti necessitano di cura e manutenzione particolari, che, se vengono meno, possono creare problemi anche per quanto riguarda la qualità dell’aria interna. Occorre disporre di personale qualificato in grado di occuparsene».
Per il momento, gli edifici dotati di questi sistemi sono ancora una minoranza, in tutti gli altri conta ancora molto quanto spesso si socchiudono, aprono o spalancano le finestre. Per questo l’UFSP ha lanciato la campagna «Aria fresca, idee chiare» (www.simaria.ch) in cui si trovano molte informazioni e consigli utili per scuole e insegnanti ma anche per i committenti pubblici di opere edili. C’è anche un simulatore che permette di stimare la qualità dell’aria in un locale in base a vari parametri inseriti. Se si adotteranno tutte queste buone abitudini, allora forse anche i calcoli o gli esercizi di analisi logica sembreranno meno indigesti a tutti gli allievi.