Antibiotici con criterio

Farmacologia - La lotta alla resistenza sviluppata dai batteri inizia già dall’infanzia
/ 08.07.2019
di Maria Grazia Buletti

«È dimostrato che quando il paziente conserva a casa dei resti di antibiotici, può capitare che li assuma in automedicazione e questo favorisce l’insorgenza della resistenza agli antibiotici: uno dei grandi problemi della medicina che stiamo affrontando», ha di recente spiegato il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini, invitando le farmacie a consegnare solo e strettamente le dosi di antibiotico prescritte dal medico. 

Il concetto si basa sulla vendita di antibiotici «sfusi» per lottare contro lo sviluppo della resistenza agli antibiotici da parte dei batteri che questi farmaci devono combattere. All’ottantina di farmacisti che hanno aderito a questo principio va il compito di convincere il paziente della bontà di quest’iniziativa atta a tutelarne la salute. Una proposta giudicata ottima oltre Gottardo dal vicepresidente di Pharmasuisse, Peter Burkhard, che si dice certo che sempre più farmacie vi aderiranno, a beneficio dei pazienti: «Si tratterà di regolare anche l’aspetto economico che deve tener conto dell’impegno dei farmacisti, e individuare la formula per dare al paziente solo parte della scatola di antibiotico senza che ne paghi il contenuto per intero».

È un’idea che ha una sua vitale ragione di essere perseguita: poter avere a disposizione un’importantissima famiglia di farmaci per la cura di alcune importanti patologie, preservandone l’efficacia. Per raggiungere questo obiettivo serve evitare «che i batteri sviluppino una resistenza agli antibiotici», dunque «bisogna usare questi ultimi con estrema cognizione e solo su precisa indicazione medica; solo così essi possono rimanere grandi alleati della nostra medicina», esordisce il pediatra Gianluca Bianchetti (medico accreditato alla neonatologia della Clinica Sant’Anna di Sorengo) da noi interpellato per capire come agire sin dalla nascita, senza incappare nell’abuso che potrebbe portare alla loro inefficacia proprio quando invece sarebbe necessario funzionassero. 

Gianluca Bianchetti conferma che gli antibiotici uccidono i batteri o ne impediscono la crescita: «Non hanno alcun effetto contro virus, funghi e parassiti responsabili di molte malattie: per questo è importantissimo che siano usati solo in caso di infezioni batteriche, sotto prescrizione del pediatra che ne avrà calcolato la dose precisa e il tempo esatto in cui andrà somministrata». Il nostro interlocutore spiega che già con l’uso dei primi antibiotici, negli anni Quaranta, ci si rese conto che alcuni batteri riuscivano a diventarne resistenti: «È un fenomeno per cui i batteri diventano insensibili agli antibiotici che invece dovrebbero debellarli. I batteri hanno la capacità di adattarsi rapidamente al loro ambiente, quindi anche agli antibiotici, sviluppando una resistenza contro di essi». La conseguenza è la loro perdita di efficacia come medicamento: «Un uso scorretto o troppo frequente degli antibiotici favorisce o accelera questo processo di adattamento».

Facendo riferimento all’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp), Bianchetti osserva: «Ciò che mi ha colpito del gruppo di mille persone in Svizzera che ha risposto alle domande dell’Ufsp, è che l’85 per cento dei pazienti sa che l’antibiotico non è efficace per curare l’influenza o il raffreddore, ma solo il 50 per cento è cosciente che non funzionano contro i virus». D’altronde, anche per il pediatra non è semplice riuscire a valutare se il suo piccolo paziente è affetto da un’infezione batterica o virale, diagnosi a cui deve giungere prima di prescrivere la terapia adeguata: «E non sempre è facile perché nell’anamnesi e nella visita bisogna riuscire a comprendere il contesto (va all’asilo, dove i virus si trasmettono facilmente?), il racconto dei genitori e lo stato oggettivo del bambino che non sempre è in grado di esprimersi, secondo l’età». 

Pure i genitori dovrebbero riuscire a comprendere quanto segue: «Quando l’infezione è di origine virale, il bambino reagisce bene all’antifebbrile, quando è batterica no. Ciò significa che se con l’antifebbrile la febbre scende e il bimbo ritorna a essere quello di sempre, riprende a giocare e non si dimostra apatico, possiamo aspettare tre giorni prima di recarci dal pediatra». Il pediatra rende però attenti sul fatto che: «Se siamo dinanzi a un’infezione batterica, la somministrazione dell’antifebbrile farà scendere la febbre solo per pochissimo tempo, il bambino è apatico e soporoso, e allora bisogna cercare l’origine dell’infezione. In questo caso è perciò consigliabile rivolgersi subito al proprio medico (anche in prima giornata se il bambino è molto piccolo) che effettuerà una visita approfondita controllando orecchie, gola, polmoni, urine e, secondo l’età, procedendo a uno striscio alla gola per la ricerca dello streptococco che verrà combattuto (a quel punto, sì) con una terapia antibiotica adeguata».

Ecco il motivo per cui i genitori sono invitati a seguire la valutazione e le relative indicazioni del pediatra, dalla decisione della prescrizione alla durata della somministrazione: «L’inchiesta dell’Ufsp rivela che il 15 percento dei genitori termina anzitempo la somministrazione del farmaco perché il bambino si sente meglio. In effetti, il piccolo paziente sta meglio già dopo tre-quattro dosi di antibiotico, non è più infettivo e può non avere più sintomi come febbre e mal di gola. Ma per essere certi di aver debellato completamente l’infezione batterica bisogna assolutamente terminare tutta la cura (questo vale per tutte le infezioni)».

Il dottor Bianchetti ribadisce a suon di numeri quanto affermato dal farmacista cantonale: «Combattere i batteri resistenti è la sfida della medicina moderna; l’OMS parla di 700mila morti all’anno nel mondo a causa di batteri resistenti agli antibiotici, mentre la previsione al 2050, se non correremo ai ripari, è di 10 milioni». In Ticino ci viene detto che «siamo messi piuttosto bene», e in Svizzera: «Nel 2015 si sono contati 275 morti per infezioni batteriche resistenti agli antibiotici». 

Affidarsi al pediatra per la diagnosi e la relativa prescrizione antibiotica quando necessaria, essere genitori responsabili nella somministrazione corretta e fino in fondo dell’antibiotico, sono condizioni essenziali. «Se sapremo usare gli antibiotici correttamente, anche in futuro disporremo di ottimi alleati», conclude il pediatra.