Oggigiorno i genitori che intendono acquistare un libro sull’evoluzione, la crescita e l’educazione dei figli hanno l’imbarazzo della scelta. Negli scaffali delle librerie i manuali di questo tipo abbondano, ma la maggior parte di essi spesso tralascia un aspetto fondamentale del processo educativo, il punto di vista dei protagonisti, cioè dei bambini e degli adolescenti. Da qui è nata l’idea di Rosanna Schiralli e Ulisse Mariani di pubblicare un nuovo saggio che si mette dalla parte dei figli, i quali raccontano in prima persona cosa significa crescere. Una prospettiva diversa, che può dare un aiuto concreto a mamme e papà per capire il mondo dei propri figli e aiutarli a diventare adulti sereni e consapevoli. Un libro che si presenta di facile lettura, con un tono comico e umoristico, ma che allo stesso tempo tratta i temi proposti in modo esaustivo e con grande professionalità.
«L’idea di affrontare i problemi educativi dal punto di vista dei bambini e dei ragazzi è nata per far riflettere molti genitori sugli interventi di accudimento e sugli atteggiamenti educativi che molto spesso si rivelano sbagliati se non addirittura dannosi – spiega la psicologa e psicoterapeuta Rosanna Schiralli – invece di realizzare il solito manuale per genitori che poteva risultare ostico e ormai inflazionato abbiamo preferito dare la parola proprio a loro: i veri protagonisti del processo evolutivo. Li abbiamo immaginati perplessi, cinici, talvolta arrabbiati di fronte alle tante errate convinzioni pedagogiche dei loro genitori».
Interessante un concetto affrontato all’inizio del libro, in cui si fa riferimento al fatto che il cervello umano per crescere ed evolversi abbia bisogno di connettersi con altri cervelli. Gli autori spiegano come gli esseri umani siano programmati per connettersi intensamente. «Il cervello è veramente un organo sociale e per svilupparsi, a differenza di tutti gli altri organi del corpo umano, deve connettersi emotivamente con un altro cervello altrimenti non sviluppa le necessarie connessioni neurofisiologiche deputate alla sopravvivenza: questo avviene soltanto per gli esseri umani – sottolinea Ulisse Mariani – negli ultimi anni siamo in grado, grazie alle tecniche di diagnostica per immagini di sapere come reagisce il cervello di un bambino sin da neonato e di un ragazzo alla relazione educativa dei genitori e delle figure adulte di riferimento».
Dagli studi risulta che i soggetti che ricevono un’educazione basata su accoglienza, empatia, condivisione emotiva, regole, confini, contenimento, e opportuni «no» producono più ossitocina, serotonina e dopamina, ovvero sostanze della calma, del benessere, della concentrazione e dell’attenzione. Dalla risonanza magnetica risulta una colorazione-attivazione dei lobi parietali, coinvolti appunto nella produzione di queste sostanze. I soggetti che invece ricevono un tipo di educazione basata sul permissivismo, e vengono lasciati in balia delle pulsioni, hanno una maggiore attivazione dei lobi frontali che sono coinvolti nella produzione delle sostanze dello stress, dell’ansia, dell’agitazione, della non concentrazione, primo fra tutti il cortisolo. «Questo è uno dei motivi per cui oggi abbiamo tanti bambini e ragazzi agitati, ansiosi e iperattivi, che poi saranno più esposti a disagi, soprattutto di dipendenza – evidenzia Rosanna Schiralli – possiamo perciò affermare che le neuroscienze oggi possono con precisione indicarci la via migliore per crescere i nostri figli più sani, più sereni e più autonomi. Oggi la neurofisiologia ci dice che le regole fanno davvero bene al cervello dei nostri figli. Regole e accoglienza promuovono un’architettura del cervello ottimale: i neuroni e le sinapsi neurali sono migliori per quantità, qualità e funzionamento».
Nel libro, tappa dopo tappa, dalla nascita all’adolescenza, vengono illustrati i bisogni dei bambini e dei ragazzi. In un capitolo si parla della necessità della «valigia della sicurezza», termine con il quale gli autori vogliono indicare tutte quelle competenze che i genitori dovrebbero offrire per aiutare i figli a essere autonomi, ad avere una buona autostima e a costruire relazioni soddisfacenti con gli altri. «Queste competenze non sono innate, ma vanno favorite attraverso quel lungo processo di sviluppo che si chiama educazione – continua Ulisse Mariani – molto spesso i ragazzi si trovano con ben poche cose nella “valigia” e, sentendosi in difficoltà, utilizzano quanto il mercato, legale e illegale, offre loro: uso di droghe, alcool, abuso di tecnologia e tanto altro ancora. Una buona “valigia della sicurezza” rappresenta un fattore di protezione notevole per difendersi dall’attrattiva di scorciatoie disadattate e pericolose».
«Regolarità e calma» sono due termini ricorrenti quando si parla di educazione dei figli. Spesso però lo stile di vita della società moderna rende difficile per i genitori garantire ai propri figli una crescita in un contesto di questo tipo. Eppure per lo sviluppo del cervello del bambino è davvero importante, come conferma Rosanna Schiralli. «Il loro cervello è in via di sviluppo e non può reggere quei ritmi a cui noi adulti siamo abituati. La fretta e lo stress generano cortisolo che, se prodotto con continuità e in grandi quantità, interferisce con la costruzione dei circuiti neurali cerebrali. Calma, tempo lento e regolarità aiutano a sviluppare meglio mente e cervello dei nostri figli», spiega ancora la psicologa, che approfondisce meglio anche un altro aspetto trattato nel libro, quello relativo al «mondo pulsionale del bambino», facendo luce sul perché i bambini vogliono tutto e subito. Quel modo di fare che si tende a etichettare come «capriccio», ma in realtà è dovuto al fatto che lo sviluppo neurologico del bambino si deve ancora consolidare. «Alla nascita e per alcuni anni a seguire il cervello istintuale e pulsionale dei bambini è già ben sviluppato per una questione di sopravvivenza: quando il piccolo sente la sensazione della fame, urla poiché non può sapere che di lì a poco qualcuno interverrà prontamente; mentre il cervello razionale è tutto da sviluppare. Piano piano si creeranno le vie nervose che dal cervello razionale vanno verso quello istintuale per gestire e modulare le pulsioni, dapprima trasformandole in emozioni e poi in piani di azione –conclude la Schiralli – siamo noi adulti gli architetti del cervello dei nostri figli poiché l’assetto di un cervello in equilibrio tra pulsione e controllo dipende dall’educazione».
E per aiutare lo sviluppo delle vie nervose che dal cervello superiore raggiungono quello inferiore, sono sufficienti poche, ma determinanti componenti: disponibilità, accoglienza, tempo affettivamente significativo e soprattutto regole. Le regole, infatti, servono proprio per creare i giusti collegamenti tra il cervello pulsionale e quello razionale. Un’educazione senza regole può essere compromettente per il cervello dei figli e per la loro vita.
Nel libro si passa quindi a un altro importante periodo nella crescita e nell’educazione dei bambini, quello legato all’ingresso nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare. Anche in questo caso analizzato dagli autori dal punto di vista dei bimbi. «Se i genitori, soprattutto la mamma, sono tranquilli il passaggio non è mai difficile. I bambini amano stare con i coetanei, ma devono avere la tranquillità necessaria che, andando a scuola, nessuno soffra. Succede spesso che la difficoltà di entrare a scuola dipenda dal fatto che la mamma ha difficoltà a staccarsi dal figlio e questo le viene in “soccorso”, piangendo e disperandosi», chiarisce Ulisse Mariani che auspica anche una buona collaborazione tra genitori e maestri, «la scuola, in linea di massima e salvo rare eccezioni, andrebbe sempre difesa. Con i docenti va stretta subito un’alleanza leale e concreta con il fine comune di realizzare il benessere del bambino. La contrapposizione non fa altro che confondere il piccolo e fargli vivere lo spazio scuola come ostile. Inoltre i docenti costituiscono la prima autorità extrafamiliare con cui i bambini si devono confrontare. È assolutamente necessario dunque promuovere il rispetto: sminuire o, peggio ancora, parlare male ai figli dei loro docenti può innescare condotte contro ogni tipo di autorità e ogni tipo di regola».