«Spesso i bambini ci spingono al limite della sopportazione. È quello che mi succede regolarmente con i miei figli quando hanno le crisi di rabbia alla cassa del supermercato o si rifiutano di fare ordine. Reagire in maniera corretta in queste situazioni è una vera e propria sfida. Nel contempo, però, i nostri figli sono completamente in balia di noi adulti (…) Per questo motivo i bambini hanno bisogno del nostro sostegno e della nostra attenzione». Queste parole del cabarettista, musicista e attore Nils Althaus, che si leggono sul sito di Protezione dell’infanzia Svizzera, dipingono bene una situazione nota ai genitori. Generalmente sono proprio situazioni banali, in cui i bambini non si comportano come vorremmo, e a cui si sommano le preoccupazioni quotidiane, che portano a reagire d’istinto, come razionalmente non avremmo voluto.
Per evitare di perdere il controllo, usare parole inadeguate o passare alle maniere forti, è utile riflettere su se stessi ed interiorizzare dei comportamenti alternativi per gestire in maniera costruttiva le situazioni educative difficili. Anche perché, volenti o nolenti, i genitori fungono da modello per i figli, che imparano molto per imitazione. «Proprio per questo cerco di essere un buon esempio per i miei figli. Sono convinto che sia tutto quello che posso fare per accompagnarli nella loro vita e per continuare a essere un punto di riferimento per loro», sostiene a proposito Christian Lüber, autore di musica per i più piccoli, sempre sul sito della fondazione Protezione dell’infanzia Svizzera, che si impegna affinché i bambini possano crescere senza violenza, nel rispetto della loro dignità e dei loro diritti.
La sua pluriennale campagna «Idee forti: c’è sempre un’alternativa alla violenza», lanciata lo scorso anno, parte da uno studio commissionato all’università di Friborgo sul comportamento punitivo dei genitori. Il principale dato emerso è che in Svizzera un bambino su due è confrontato con pratiche educative violente. «La campagna di sensibilizzazione vuole affrontare, senza giudicarla o criminalizzarla, la norma sociale al momento predominante secondo la quale “quando ci vuole, ci vuole”. Spesso i genitori si comportano così perché non sanno che altro fare. È proprio su questa difficoltà che la campagna intende intervenire per mostrare i vantaggi di crescere i figli senza ricorrere alle punizioni psicologiche e fisiche», afferma Xenia Schlegel, direttrice di Protezione dell’infanzia Svizzera.
In una prima fase, «Idee di bambini forti per genitori forti», alcuni bambini raccontano in un video come reagiscono i loro genitori quando non ubbidiscono o combinano un pasticcio. Si capisce subito che non sono pochi gli adulti che ricorrono a punizioni che fanno soffrire i bambini.
Molti genitori si riconosceranno in queste testimonianze, perché si riferiscono a situazioni che affrontano nella loro quotidianità e che spesso li portano a confrontarsi con i propri limiti. Ma come migliorare il proprio comportamento? La Fondazione lo ha chiesto ai protagonisti della campagna. Anche se apparentemente semplici, le «Idee di bambini forti per genitori forti» – stampate, nelle quattro lingue nazionali, su delle magliette – possono rivelarsi efficaci. Proposte quali «Dai mamma, conta fino a dieci» oppure «Papà, mangia un po’ di cioccolata», hanno infatti il pregio di evidenziare che spesso basta fermarsi un momento per calmare le acque e reagire in maniera ponderata. Questa prima fase della campagna nazionale mira a migliorare la consapevolezza di quello che provano i bambini. «A volte dimentichiamo che i bambini non nascono già grandi e che siamo stati tutti bambini. Vedere le cose da un’altra prospettiva fa bene a tutti. Ci aiuta a interagire con i bambini da pari a pari e a capirli meglio», afferma, sul sito della Fondazione, Olivia Abegglen, blogger del sito fraueleintiger.ch e madre di due bambini.
Secondo lo studio, quasi la metà dei genitori interpellati ha motivato l’ultima occasione in cui ha ricorso alla violenza fisica con il fatto che il bambino li avesse fatti arrabbiare, scocciati o provocati. Quando, insomma, le cose gli erano sfuggite di mano. Non solo, però, a causa dei figli, dal momento che circa un quarto degli intervistati ha ammesso di essersi sentito, che in quel determinato episodio, stanco, irritato o con i nervi a fior di pelle. Il ricorso a punizioni che feriscono nel corpo e nella psiche non fa quindi in genere parte di un «progetto educativo», come dimostra pure il fatto che la maggior parte dei genitori si pente delle proprie azioni.
Nell’ambito dello studio, quali misure punitive, sono state spesso citate le «sgridate» e il «divieto di usare media elettronici». Tra le reazioni che per gli studiosi vanno considerate atti di violenza corporale, le sculacciate sono le più frequenti (30,7%). Più raramente i bambini vengono, per esempio, picchiati con un oggetto (1,4%) o messi sotto la doccia fredda (4,4%). Un genitore su venti ricorre spesso alla violenza fisica, uno su tre la usa di rado. Più frequente il ricorso alla violenza psicologica: il 68,6% dei genitori interpellati vi ha già fatto ricorso, mentre il 25,15% ammette di servirsene regolarmente o molto spesso. Le forme più usate sono la volontà di ferire il bambino a parole e gli insulti. Succede però anche che i genitori minaccino i figli di picchiarli o li privino temporaneamente del loro amore.
A breve termine tali punizioni potranno anche funzionare, ma a lungo termine la violenza produce conseguenze negative, che pregiudicano la salute psicofisica e lo sviluppo dei bambini. Ne risente, quasi sempre, l’autostima, ma spesso anche le note scolastiche e, più in là, il successo professionale. Cresce inoltre il rischio di sviluppare disturbi psichici e dell’instaurarsi di problemi relazionali nell’età adulta. Le punizioni psicologiche e corporali insegnano infatti ai bambini che il mondo, a partire dalle relazioni più strette, non è completamente degno di fiducia. La violenza diventa inoltre una variante normale nei rapporti con gli altri, con tutto ciò che ne consegue.
Educare senza punire in modo inadeguato è però – ovviamente – possibile. Serve che, per diventare forti, i bambini abbiano alle loro spalle dei genitori forti, disposti a porre dei limiti con costanza e amorevolezza. Ed è proprio ai genitori, e ai nonni, che viene dato spazio nella seconda parte della campagna, appena lanciata, denominata, «Idee di persone forti per genitori forti». Nel breve video che l’accompagna – visionabile sul sito www.kinderschutz.ch – genitori e nonni raccontano le esperienze di violenza vissute nella loro infanzia oltre che nella vita quotidiana con i loro figli e nipoti. Il filmato evidenzia come le misure violente sono ricordate molto bene anche a distanza di anni. Come avevano fatto i bambini, i protagonisti della seconda fase della campagna propongono semplici alternative, visibili – tra l’altro – sui cartelloni attualmente affissi lungo le strade che percorriamo ogni giorno. «Se i bambini combinano un pasticcio, conto fino a dieci» è, per esempio, la soluzione adottata da mamma Sophia. In situazioni di questo tipo altri genitori respirano profondamente oppure canticchiano. Poco importa la soluzione scelta, conta che su se stessi funzioni, come dimostra la testimonianza di Yvonne Feri, consigliera nazionale e presidente del Consiglio di fondazione di Protezione dell’infanzia Svizzera: «Come madre sola e attiva professionalmente, che ha cresciuto due figlie ormai adulte, il tema dell’educazione mi sta particolarmente a cuore (…) Nei momenti di difficoltà mi ha aiutata fare movimento: uscivo all’aria aperta da sola o con le mie figlie e generalmente le mie frustrazioni svanivano molto in fretta».
Trovando la personale chiave che consente di allentare la tensione, i genitori riusciranno meglio a trasmettere regole e limiti chiari in un ambiente comprensivo e premuroso. Allentare la tensione consente pure di apprezzare maggiormente i momenti piacevoli con i propri figli e le loro caratteristiche positive. Manifestandole, essi sapranno cosa ammiriamo di loro. Ciò farà loro sicuramente del bene e avrà pure la probabile – e piacevole – conseguenza che i bambini saranno più portati a comportarsi come noi genitori riteniamo adeguato.