Agognato primo impiego

Giovani e lavoro – La disoccupazione giovanile è una piaga, ma vi sono programmi per offrire occasioni di formazione a chi non trova lavoro. Fra questi «Piaget – Primo impiego» gestito dalla Fondazione ch
/ 17.02.2020
di Fabio Dozio

I giovani disoccupati ticinesi si danno da fare e vanno volentieri a imparare il tedesco o il francese nella Svizzera interna. Chi ha concluso una formazione e non trova subito un lavoro può approfittare di un periodo di pratica professionale nel resto della Svizzera. Si tratta del programma di stage «Piaget – Primo impiego», organizzato dalla Fondazione ch su mandato della Segreteria di Stato dell’economia (SECO). È un progetto nazionale, in vigore dagli anni Novanta, e i ticinesi sono tra i più assidui frequentatori: rappresentano l’80% dei giovani che scelgono questa opportunità.

La disoccupazione giovanile in Svizzera è piuttosto contenuta. Bisogna chiarire che vi sono due dati: quello della SECO, che registra i disoccupati iscritti agli Uffici di collocamento, e quelli dell’Ufficio federale di statistica, i dati ILO, che indicano – sulla base di sondaggi – il numero di chi è in cerca di lavoro. Anche per quanto riguarda la realtà giovanile vi è una discrepanza fra i due dati: il tasso ILO è circa tre volte quello SECO. Per dare un’idea del fenomeno, facciamo riferimento ai più recenti dati SECO. Alla fine di dicembre i disoccupati in Svizzera erano 117’277, di questi 2590 avevano tra i 15 e i 19 anni; 9800 tra i 20 e i 24 anni. Il tasso di disoccupazione medio era al 2,3%. Un dato incoraggiante se confrontato con altri paesi a noi vicini.

«Benché il contesto economico sia favorevole – scrive la SECO – la lotta alla disoccupazione giovanile rimane prioritaria, perché per le persone colpite e per la società le conseguenze sono particolarmente gravi». I cambiamenti nel mondo del lavoro degli ultimi anni condizionano anche il primo impiego dei giovani. Le situazioni di precariato e di insicurezza si moltiplicano e i tempi per inserire i giovani nel mondo del lavoro si allungano. L’Ufficio misure attive del Cantone offre opportunità ai giovani organizzando periodi di pratica professionale nelle aziende, private o pubbliche, del Canton Ticino. «Il Parlamento ticinese – spiega il Dipartimento delle finanze e dell’economia – si è impegnato a far fronte al problema della disoccupazione giovanile causata dalla carenza di esperienza lavorativa delle persone al primo impiego. Il Canton Ticino, con la Legge sul rilancio dell’occupazione e sul sostegno ai disoccupati (L-Rilocc), si assume il 50% della partecipazione finanziaria a carico del datore di lavoro che svolge il periodo di pratica professionale». Lo scorso anno, dall’ottobre del 2018 al settembre del 2019, in Ticino 120 persone hanno beneficiato dei periodi di pratica professionale (PPP) organizzati dall’Ufficio misure attive. In quel periodo sei giovani su dieci hanno trovato un impiego grazie al programma.

«I periodi di pratica professionale (PPP) – ci spiega la responsabile della Sezione Lavoro del DFE Claudia Sassi – sono una misura di reintegrazione professionale indirizzata a coloro che necessitano di approfondire conoscenze professionali, di acquisire esperienze professionali e di allacciare contatti nell’ambito della propria professione o di un’attività affine. In passato si sono rivelati una misura molto utile soprattutto per i giovani al primo impiego, perché hanno permesso loro di acquisire esperienza professionale e di rendersi visibili a potenziali datori di lavoro».

Il Programma Piaget della Fondazione ch è rivolto a tutti i giovani disoccupati che hanno concluso una formazione professionale o universitaria, senza o con poca esperienza lavorativa. Unica condizione: devono essere iscritti agli Uffici di collocamento cantonale (URC). Questi giovani hanno la possibilità di effettuare sei mesi di pratica professionale in un’altra regione linguistica della Svizzera. Lavorano all’80% in un’azienda e ricevono mensilmente le indennità della propria cassa di disoccupazione. Un giorno alla settimana partecipano a un corso di lingua, finanziato dalla Fondazione ch fino a un importo di duemila franchi. Naturalmente questo avviene grazie al trasferimento nella regione linguistica dove svolgono lo stage professionale e per questo ricevono un finanziamento di 300 franchi al mese per l’alloggio. L’obiettivo del programma è offrire al giovane la possibilità di migliorare le proprie conoscenze linguistiche e acquisire nuova esperienza professionale ai fini di aumentare la possibilità di trovare un’occupazione.

La Fondazione ch, che gestisce questo programma su mandato della SECO, è nata nel 1967 e ha come obiettivo principale quello di difendere la coesione nazionale e di sviluppare e rafforzare il federalismo. Per questo la cooperazione intercantonale è importante e lo scambio di giovani fra le regioni linguistiche rappresenta un’opportunità. «Negli ultimi anni abbiamo avuto in media tra 100 e 150 iscrizioni l’anno. – ci dice Silvia Mitteregger, responsabile di Fondazione ch per il programma – Il numero di stage realizzati varia da anno in anno, a seconda della situazione della disoccupazione giovanile e del mercato del lavoro. Negli ultimi cinque anni avevamo in media tra i 70 e i 100 stage. Dalla Svizzera italiana nel 2018 i partecipanti erano 84, lo scorso anno gli stagisti erano 58».

I ticinesi sono i giovani più motivati a seguire il programma Piaget: il nome è un omaggio al grande psicologo ed epistemologo romando morto quaranta anni fa. Come mai i giovani della Svizzera interna non sono interessati, o lo sono poco? «Abbiamo poche informazioni riguardo ai motivi per i quali la partecipazione di giovani della Svizzera tedesca è molto ridotta. – precisa Mitteregger – Presumiamo che l’importanza di conoscenze di un’altra lingua nazionale non sia così spiccata. Uno stage in un’altra regione linguistica presuppone inoltre che questo periodo di pratica sia un vero vantaggio per il proprio percorso professionale. Essendo il mercato del lavoro nella Svizzera tedesca più vasto, l’idea è forse meno presente in questa parte del Paese».

Dal vostro punto di vista qual è il bilancio di questo programma? «I partecipanti fanno grandi progressi in un’altra lingua nazionale, utilizzando la lingua sul lavoro e nel tempo libero e frequentando, in parallelo, dei corsi di lingua. Devono dare prova di motivazione ed impegno personale. Oltre a ciò accumulano ulteriore esperienza lavorativa, magari in campi che ancora non conoscevano. Svolgendo uno stage in un’altra regione della Svizzera sono confrontati con la realtà lavorativa e della vita di tutti i giorni, della mentalità, del modo di interagire, delle tradizioni, ecc. Devono adattarsi a nuove situazioni e gestire la vita quotidiana in modo indipendente sviluppando così competenze personali che saranno utili per il loro percorso professionale e personale», spiega la responsabile di Piaget – Primo impiego.

La disoccupazione giovanile è una piaga che un paese ricco come la Svizzera dovrebbe riuscire a estirpare. Questo programma di formazione e pratica professionale invita i giovani che lo frequentano ad aprirsi verso il resto della Svizzera: un’occasione di scambio che rafforza il federalismo e la coesione nazionale. 

Scegliere di frequentare un periodo di lavoro e di studio nel resto della Svizzera può anche essere utile per trovare uno sbocco occupazionale. Infatti, degli stagisti ticinesi e romandi che hanno terminato il loro programma di sei mesi nel 2019, 19 hanno trovato lavoro nell’altra regione linguistica. Un ulteriore esito positivo del programma intercantonale Piaget.