Agenti a caccia di like su Instagram

Comunicazione – Polizia e Pinacoteca Züst sono le prime due istituzioni dell’Amministrazione cantonale a dotarsi di un profilo sul social – Il bilancio dei primi mesi di sperimentazione
/ 09.12.2019
di Romina Borla

Lu, il nuovo collega della sezione cinofila: un piccolo segugio bavarese da montagna. E un gatto che «ha deciso di eseguire un accurato sopralluogo nell’auto di pattuglia». Sono questi i post pubblicati su Instagram dalla Polizia cantonale più apprezzati dagli utenti. Il profilo polizia_ti, lo ricordiamo, è apparso solo il 19 settembre scorso sul social network basato sulla condivisione di fotografie ma conta già oltre 3600 follower. Una novità che si è aggiunta alla consolidata presenza della Polizia cantonale su altre piattaforme sociali: Facebook (con oltre 19’100 follower) e Twitter (più di 2700).

«Non siamo di certo la prima Polizia cantonale ad avere un profilo ufficiale su Instagram», afferma il portavoce Renato Pizolli. «Però in breve tempo abbiamo ottenuto un seguito importante e ci fa piacere». Nella società contemporanea i media sociali si sono ormai attestati quali importanti strumenti di comunicazione trasversale, osserva il nostro interlocutore. Non si poteva di certo ignorarlo. Nello specifico Instagram è sempre più popolare tra i giovanissimi. Lo conferma il Global digital report: «L’età media degli utenti di Instagram è più bassa rispetto a quella degli utenti di Facebook». «Giovanissimi che oltretutto non si trovano su altri media sociali», dice Pizolli. «Alla polizia mancava un canale di comunicazione rivolto a loro. In realtà mancava a tutte le istituzioni cantonali. Così abbiamo aderito con entusiasmo al progetto del Consiglio di Stato». La scorsa primavera il Governo aveva infatti incaricato un gruppo di lavoro interdipartimentale di valutare l’opportunità di stabilire una presenza ufficiale dell’Amministrazione cantonale su Instagram. Nel suo rapporto il gruppo ha suggerito a due servizi interessati al social, la Polizia cantonale appunto e la Pinacoteca Züst, l’avvio di un periodo di sperimentazione. La prova, come detto, sta funzionando. «Il nostro intento – spiega l’intervistato – è quello di raccontare alla cittadinanza il dietro le quinte della polizia, mostrando le attività quotidiane degli agenti». Niente di spettacolare dunque e nessuna idealizzazione del Corpo ma immagini ordinarie che raccontano un mestiere dalle mille sfaccettature: poliziotti che seguono un corso di guida veloce, un’auto di pattuglia durante un intervento per un piccolo scoscendimento, la partecipazione a programmi Tv o radio legati alla prevenzione, le porte aperte dell’istituzione, ecc. «Abbiamo optato per un linguaggio accessibile e informale», sottolinea Pizolli. «Una modalità comunicativa che rispetta l’essenza di Instagram, un canale che vive di immagini e contenuti molto diretti». Si tratta di un’operazione che mira ad avvicinare la polizia cantonale ai cittadini, suscitando anche una certa simpatia? «Se succede è solo un effetto secondario», risponde Pizolli. «Qualora lo scopo fosse quello di approfondire, ed eventualmente modificare, la percezione che la gente ha degli agenti, sarebbe necessario un lavoro molto più organico che coinvolga diversi ambiti».

Chi si occupa della pubblicazione di post e storie sul profilo polizia_ti è Saskia Lacalamita, collaboratrice del Servizio comunicazione, media e prevenzione della Polizia cantonale. «Per prepararmi – dice – ho seguito un corso in Marketing digitale alla SUPSI e una giornata di formazione a livello di cancelleria. Momento formativo che ha interessato anche tutti gli agenti incaricati di fornire le immagini da pubblicare». I post con più successo sono stati, come detto, quelli con protagonisti degli animali (e questo – dice Lacalamita – vale per altre polizie svizzere). «Hanno molto riscontro anche le immagini raffiguranti le auto di pattuglia impegnate in interventi spiegati da brevi didascalie. Abbiamo inoltre postato foto di azioni di prevenzione, penso a quella della Giornata nazionale contro i furti con scasso. I social media ci danno la possibilità di entrare in contatto diretto con la popolazione, lanciandole dei messaggi precisi».

Anche la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst ha voluto puntare su Instagram soprattutto per catturare un pubblico più giovane, allineandosi ad altre realtà museali presenti in Ticino: Max museo (oltre 1250 follower), MASI Lugano (quasi 1000), Museo Vincenzo Vela (611), Museo Villa dei Cedri (561), ecc. Per adesso è riuscita a conquistare meno «fan» di loro (quasi 200) ma non si dà per vinta e continua a programmare i suoi post con largo anticipo. «Il nostro è tradizionalmente un pubblico in là con gli anni», afferma la collaboratrice scientifica del museo Alessandra Brambilla. «Con questa mossa speriamo pian piano di riuscire ad ampliarlo. L’esperienza finora è stata positiva. Instagram, che vive di immagini, è perfetto per promuovere le attività di una pinacoteca. Noi abbiamo deciso di sfruttare il social per mostrare al pubblico come funziona il museo e l’immensa mole di lavoro che sta dietro ad una mostra: come si scelgono le opere, come si preparano le didascalie, ecc.». Tra i post più sfiziosi del profilo della Züst: gli indovinelli sulle opere esposte proposti ai follower che rispondono con entusiasmo. Un buon modo per incuriosire divertendo.