A che stadio siamo arrivati?

Sport - Il Ticino è meraviglioso, ma in quanto a impianti sportivi, c’è ancora molta strada da percorrere
/ 23.12.2019
di Giancarlo Dionisio

«Caro Gesù Bambino, siamo un gruppo di anziani. Siamo tutti appassionati di calcio. Fedelissimi ai colori bianconeri: quelli del Football Club Lugano. Ci piacerebbe molto, prima della fine dei nostri giorni (per alcuni, ahinoi, non è lontanissima), di poter assistere a una partita, magari internazionale, in un nuovo, moderno, confortevole impianto sportivo, nella nostra splendida cittadina. Dai media abbiamo appreso che la Swiss Football League ha concesso al nostro Club del cuore, una deroga fino al 2021. È un dato che potrebbe indurre a strapparci i capelli dalla disperazione. Ma ne abbiamo pochi. Poi, alcuni di noi, che in virtù di una strana alchimia genetica, sono anche sostenitori dell’Hockey Club Ambrì Piotta, ci hanno rassicurati. «Tranquilli, sono date destinate ad essere prorogate sine die, lo sappiamo per esperienza».

Per noi si tratta tuttavia di un motivo di dignità e di orgoglio cantonale. Un nostro associato 82enne, mago delle nuove tecnologie, ha effettuato una piccola ricerca, dalla quale sono emersi dati inquietanti. Intendiamoci, caro G.B., li conoscevamo già, ma il vederceli sbattuti lì, davanti agli occhi, ci ha quasi fatto venire un colpetto. Sappiamo che sei onnisciente, tuttavia, dati i tuoi innumerevoli impegni in questo periodo, ci permettiamo di ricordarti alcuni aspetti fondamentali della questione.

Nella nostra Super League giocano dieci squadre. Otto di queste lo fanno all’interno di stadi costruiti dopo il 2000. Si va dalle ampie tribune del St. Jakob Park di Basilea, la regina delle nostre arene, con i suoi oltre 42mila posti a sedere. Si passa per gli altri tre gioiellini, di Berna, Ginevra e Zurigo (sponda FCZ, in attesa che un nuovo Hardturm possa risorgere). Si arriva infine alle New Entry. Le piccole e confortevoli bomboniere di Neuchâtel, Lucerna, San Gallo, Bienne e Thun, tutte concepite secondo criteri moderni, abbinate a centri commerciali, ristoranti o unità abitative.

A farci concorrenza, in negativo, c’è solo il Tourbillon di Sion, che però ha il privilegio di essere adagiato ai piedi dei castelli (potessimo importarli da Bellinzona!). Lo stadio vallesano ha inoltre la prerogativa di essere ancora tutto sommato abbastanza sexy. Pure lui è nato nello scorso millennio, nel 1968, ma i suoi 51 anni di esistenza lo rendono equiparabile a una bella signora di mezza età. Infine, dato tutt’altro che trascurabile, è omologato per poter ospitare il triplo degli spettatori concessi a Cornaredo, che fu inaugurato nel lontano 1951 (quindi già da tempo in AVS), con la super sfida fra Rossocrociati e Azzurri.

Vorremmo tuttavia stendere un velo pietosissimo sulle norme UEFA per l’omologazione degli stadi. Alcuni di noi, i più arzilli e gagliardi, hanno recentemente affrontato la trasferta a Gibilterra, al seguito della Nazionale. Ebbene, in confronto al campetto su cui si è giocato, il nostro Cornaredo sembra l’Emirates Stadium di Londra.

Per fortuna qualcosa si sta muovendo. Il progetto del nuovo Polo sportivo luganese è partito. Vi si contemplano: un impianto per il calcio per circa 10mila spettatori; un palazzetto da 3mila posti per pallacanestro, volley, scherma, arti marziali, e altro; un campo in erba, con pista per l’atletica, tribune, sale riunioni, spogliatoi, magazzini e buvette. L’optimum! Non ci resta che attendere, e sperare. Sì, sperare. Perché da noi, ogni iter sembra più lungo e complesso che altrove. Non solo a Lugano. Pensa, caro G.B., alle vicissitudini dei nostri «amici» bellinzonesi, o a coloro che , tra Chiasso e Altdorf, palpitano per le sorti della squadra della Valle.

Spesso, quando ci ritroviamo a fare due chiacchiere davanti a un buon bicchiere, ci chiediamo il perché! Perché in altre città, in altri cantoni, non sempre messi meglio di noi dal punto di vista finanziario… tic, tuc, tac, basta una formula magica e in poco tempo, ecco che spuntano il nuovo stadio, o il nuovo palazzetto? Forse perché siamo un po’ più sanguigni, più litigiosi, più faziosi, più invidiosi? Forse perché la nostra storia di ex poveri, ci stimola a trarre il massimo profitto da ogni nostro gesto, e tutto ciò, fra ricorsi e controricorsi, complica maledettamente le cose? Mah! Noi, non siamo mai riusciti a trovare una risposta convincente. Tu, senza dubbio, sai.

Riconosciamo che per te potrebbe essere imbarazzante esaudire il nostro desiderio di veder confezionato il nuovo Polo sportivo luganese in soli due anni. Cosa direbbero gli altri? Quindi, ridimensioniamo le nostre richieste iniziali e ci limitiamo a chiederti, caro G.B., di renderci un po’ meno litigiosi, meno invidiosi, più collaborativi e più solidali. Forse, al di là delle bandiere che ci fanno sognare, esultare, litigare, dobbiamo riconoscere che il futuro del nostro sport di punta andrebbe concepito su scala cantonale. Per molti di noi è duro ammetterlo, ma… ne riparleremo. Per ora facciamo festa. Buon Natale!»