Voleremo come rondini o come piume?

/ 28.08.2017
di Ovidio Biffi

Sono tornato dopo qualche mese a passeggiare lungo il Vedeggio, nel tratto di sentiero che sull’argine sinistro corre parallelo alla pista dell’aeroporto di Agno. Ho così scoperto che in vicinanza del ponte in località Mulini qualcuno, forse con l’intento di abbellire i luoghi, o magari di offrire un «plus» ai passanti, ha costruito un robusto tavolo, con due panche, a mo’ di invito per una sosta. La tentazione è debole, anche per il continuo rumore delle auto che sfrecciano sulla A2. Ma, visto che il sole doveva ancora superare il crinale del monte sopra Sorengo e Breganzona, ho pensato che una pausa poteva starci e magari avrebbe favorito o suggerito qualche riflessione sul futuro del vicino aeroporto luganese.

L’avvio è macchinoso: la mente è quasi irretita dal cupo rumorìo dell’autostrada. Fastidioso, ma alla fine torna utile: mi ricorda la cacofonia mediatica dei pareri che da settimane politici, amministratori, sindacalisti, ingegneri, avvocati, imprenditori, passeggeri e altri ancora continuano a produrre dopo la partenza del direttore dello scalo e la vendita di Darwin. Naturalmente chi pro e chi contro l’aeroporto, quindi in schieramenti opposti e (per fortuna) separati, proprio come i veicoli sui due sensi delle corsie dell’A2. Intanto il mio sguardo rivolto a sud segue il placido nastro del Vedeggio che in quel punto scorre ultimando la sua via verso il lago. A stento si percepisce il rumore dello scorrere dell’acqua del fiume. Ma basta per suggerire un altro input: queste acque, dopo aver costeggiato la pista dell’aeroporto luganese, entreranno nel lago spingendosi verso sud, con il Tresa poi potranno scendere nel bacino del Verbano e infine uscendone, sia pure a livello di molecole, arriveranno a sfiorare anche le piste dell’aeroporto di Malpensa (oltretutto con il nome Ticino). Non è forse la natura stessa a indicare che un collegamento con il grande scalo lombardo dovrebbe avere se non la prevalenza, perlomeno una considerazione maggiore nei futuri progetti ticinesi?

Invece, e nonostante i problemi che affiorano in continuità, città e cantone continuano a ignorare sforzi e impegni di chi da parecchio tempo lavora per agevolare i collegamenti del Ticino verso lo scalo internazionale lombardo. Eppure le tragicomiche vicende per il tratto ferroviario Mendrisio-Gallarate e il già deciso annullamento della concessione di un collegamento con autobus sono segnali evidenti che qualcuno – rendendo sempre più concreta l’offerta di un collegamento aereo alternativo con Kloten dalla Malpensa (che tecnicamente esiste già da anni ed è operato da Swiss, sovente con voli che costano meno rispetto alle partenze da Agno) – sta brigando per staccare la flebo che tiene in vita l’aeroporto luganese, cioè la tratta Swiss con lo scalo zurighese. Francamente non ho mai capito l’agire dei due fronti opposti: da una parte ci si preoccupa e ci si attrezza per salvare il proprio aeroporto regionale, dall’altra (a Berna, ma non solo) si agisce come se chiusura e funerale fossero non solo sicuri ma anche imminenti. Forse è giunto il momento, alla luce anche di realtà e tempi dettati dall’imminente completamento dell’Alp Transit, di chiarire quanto queste differenziate (o incompatibili?) scelte politiche stiano condizionando la continuità di esercizio per l’aeroporto di Agno e nuocendo al ruolo del canton Ticino e della città di Lugano.

Sul tavolo della mia sosta arriva volteggiando una piccola piuma. Non sono Forrest Gump, non mi metterò a correre, ma quella vista mi suggerisce una domanda: Agno in futuro avrà voli come quelli delle piume oppure come quelle delle rondini? Le prime vanno dove le portano i venti, le altre sfruttano i venti per volare verso direzioni sicure. Questo mi ricorda un giudizio di Sergio Mantegazza, abile imprenditore ticinese che con gli aerei ha costruito un impero (la Monarch, una delle più sicure e moderne compagnie nel mercato low cost). All’epoca della scomparsa della Crossair se non erro, intervistato sul futuro dell’aeroporto luganese Mantegazza rilasciò un sincero quanto scomodo parere: «Manca il volume di passeggeri, sperare in una crescita dell’aeroporto di Agno è utopia». Io non sono un esperto di aviazione, non posso giudicare. Al massimo riesco a spacciarmi come nostalgico passeggero Crossair che ricorda con affetto i Suter, gli Ostini, i Generali e uno stuolo di bravissimi operatori «crossairiani». Ma non basta per essere abilitato a dare consigli o soluzioni. Tanto più che, estintasi la Darwin/Etihad (sino all’ultimo sorretta da Maurizio Merlo che si candida a direttore dello scalo), ora deve debuttare l’Adria Airways. Azzardo solo un auspicio: che gli sloveni riescano a far volare i ticinesi come le rondini, cercando di non lasciarli in balia dei venti (inteso come aria smossa, non come numero dei milioni chiesti per il nuovo rilancio...), oscillanti e incerti come le piume.