Il 2018 si apre con prospettive abbastanza rosee per l’economia svizzera. Le previsioni riviste di dicembre 2017 ci dicono che la crescita del prodotto interno lordo dovrebbe raggiungere, quest’anno, il 2%, che la disoccupazione si stabilizzerà appena sopra al 3%, e che l’inflazione continuerà a non esistere. Sono dati che non dovrebbero preoccupare. E invece! Invece si constata che, per il quarto anno di fila, la Svizzera farà parte del gruppetto di coda delle economie europee per quel che riguarda il tasso di crescita economica. Quest’anno saremo superati anche dall’Italia e, probabilmente, non riusciremo a mettere dietro di noi che la Grecia. Vi sono economie nazionali in Europa, anche di piccoli paesi, che nel 2018 cresceranno a tassi superiori al 3%. La Svizzera, un tasso di crescita di questa dimensione se lo può sognare. Perché l’economia svizzera non riesce più, da almeno un decennio, a realizzare tassi di crescita del Pil superiori al 3%. Perché si tratta di un’economia invecchiata.
In una versione molto semplice della teoria della crescita, si può definire il tasso di crescita del Pil di una determinata nazione o regione come la somma dei tassi di crescita del capitale fisico, utilizzato nei processi di produzione, e della produttività del lavoro, misurata dal rapporto tra il Pil e l’effettivo di persone occupate o il numero delle ore di lavoro da loro consentite. Se, come ai tempi d’oro della crescita dell’economia svizzera, gli anni Sessanta dello scorso secolo, la produttività del lavoro dovesse aumentare, in un anno, del 3% e gli effettivi dell’occupazione dell’1,5%, il tasso di crescita del Pil di quell’anno sarebbe uguale al 4,5%, ossia alla somma del 3% con l’1,5%. Se, invece, come capita oggi, la produttività del lavoro non aumenta, o addirittura diminuisce, il Pil può crescere solo nella misura in cui cresce l’occupazione (o il numero delle ore lavorate). Questo è quanto è successo più o meno, in Svizzera, dal 2001 fino al 2015. Grazie all’introduzione della libera circolazione della manodopera, gli effettivi delle persone occupate sono cresciuti, di anno in anno, a tassi superiori all’1%, assicurando così la modesta crescita del Pil di questo periodo.
Ovviamente questa crescita dell’occupazione si è potuta realizzare solo grazie al forte aumento dell’immigrazione di lavoratori dall’estero. Perché l’economia svizzera deve far ricorso all’immigrazione per aumentare gli effettivi occupati ? Perché la popolazione residente sta invecchiando. L’invecchiamento della popolazione fa aumentare gli effettivi delle persone con più di 65 anni più rapidamente di quelli delle persone in età attiva, ossia tra i 20 e i 65 anni. Non solo, ma, addirittura, a partire da una certa data che, nel caso della Svizzera e del Ticino, si situa verso il 2025, gli effettivi delle persone anziane continueranno ad aumentare rapidamente mentre quelli delle persone in età lavorativa cominceranno a diminuire. Se, come è molto probabile, le limitazioni all’immigrazione di lavoratori stranieri dovessero diventare più severe, nel corso dei prossimi decenni, è evidente che la diminuzione della popolazione attiva non potrà essere arrestato.
Con tassi negativi di aumento della produttività, come quelli che si sono registrati nel corso degli ultimi anni, il tasso di crescita dell’economia dipende, come si è già rilevato, unicamente dalla crescita dell’occupazione. Ma con saldi della migrazione internazionale vicini allo zero o, addirittura, negativi, come quelli che si prospettano per i prossimi decenni, e una popolazione attiva interna in diminuzione per via dell’invecchiamento, è evidente che l’occupazione tenderà a diminuire. Alla fine, se produttività e occupazione diminuiscono anche il tasso di crescita sarà negativo. Stiamo avviandoci, con invecchiamento della popolazione, diminuzione della produttività del lavoro e restrizioni all’immigrazione internazionale verso un’economia della stagnazione. Non lo sappiamo o non vogliamo vederlo? Intendiamoci, l’invecchiamento della popolazione è un fenomeno sul quale non possiamo praticamente intervenire. La diminuzione della produttività del lavoro è anche dovuta a trasformazioni dell’apparato produttivo sulle quali non abbiamo influenza. Ma la politica dell’immigrazione, quella è, in tutto e per tutto, opera nostra.