È stata una bella elezione, mercoledì 20 settembre 2017, con quei 125 voti decisivi al secondo turno. Oseremmo dire che Ignazio Cassis, fin dall’inizio il candidato più accreditato, ce l’ha fatta in scioltezza. Ha retto alla pressione di una campagna durata tutta l’estate senza compiere passi falsi fatali, è stato trasparente (anche politicamente), serio, gioviale, così come lui è. E con lui hanno avuto ragione il presidente del PLR ticinese Bixio Caprara e chi, con esperienza nella politica federale come Fulvio Pelli, aveva consigliato una strategia del candidato unico: alla fine Isabelle Moret e Pierre Maudet si sono dovuti dividere i voti romandi e di una parte della sinistra. Ma, soprattutto, questa volta nella Svizzera tedesca c’era il riconoscimento diffuso che toccasse ad un ticinese. E con Ignazio Cassis il PLR ha trovato un candidato che si inserisce bene nella linea di centro-destra del partito che dopo le elezioni federali del 2015 rispecchia anche la maggioranza del Consiglio nazionale. Strategia vincente non ammette repliche, richiama solo complimenti.
È stato bello vedere come in questo frangente storico, di confusioni geopolitiche, di pressioni globaliste (economiche, migratorie, sociali), la politica federale abbia dimostrato che le sue istituzioni sono solide (Didier Burkhalter ha sottolineato come nella politica svizzera siano più importanti le istituzioni degli uomini) e abbia riconosciuto che fosse il momento di avere di nuovo in governo un esponente della Svizzera italiana. Potrà venirne un vantaggio per la Svizzera intera, in particolar modo nei rapporti con l’Italia: come hanno detto anche Cassis e Pelli, non possiamo negoziare con Roma in inglese, senza conoscere l’animo (e le tattiche) degli italiani. Ma soprattutto Cassis avrà modo di far filtrare all’interno del Consiglio federale una sensibilità latina, sia per i problemi che riguardano in particolar modo il Ticino, sia per soluzioni possibili per problemi nazionali. Interessante sarà vedere se e in che modo le sue posizioni influenzeranno la politica europea del governo, ora che andrà a dirigere il Dipartimento federale degli affari esteri.
Ed è stato bello vedere, nella diretta televisiva da Berna e dal comune di Collina d’oro, l’entusiasmo che serpeggiava fra le autorità, i politici e i sostenitori ticinesi. Una simpatia verso il candidato Cassis che si è colta anche nelle calorose felicitazioni dei colleghi del Parlamento. Una festosa giornata storica che senza dubbio riporta il Ticino un po’ più vicino a Berna, dopo anni di silenziose derive.
Ma presto la festa cederà il passo alla quotidianità, Ignazio Cassis dovrà imparare il mestiere di consigliere federale. Nel suo discorso di accettazione dell’elezione, rivolto a sua moglie ha promesso: non cambierò. Manterrà dunque il suo modo di essere aperto e gioviale, di persona che vuole piacere agli altri. Tuttavia, le pressioni saranno forti, le aspettative molto alte. In una serata di agosto, ritrovandoci seduti accanto all’altro in Piazza Grande al festival di Locarno, chiedendogli se non lo faceva tremare l’idea di prendere in mano un dipartimento, mi rispose che, no, quell’idea gli dava gioia e forza; quel che mi dà una pressione enorme, aggiunse, sono le aspettative nei miei confronti: come consigliere federale lo sarò per tutta la Svizzera, non solo per il Ticino, e da solo non avrò comunque il potere di soddisfarle, quindi se a certi problemi non si troverà soluzione chi è contro di me potrà facilmente dire, ecco, Cassis non è stato capace. La responsabilità di questa carica, concludiamo noi, è davvero enorme, l’augurio è che l’umiltà dimostrata fin qui da Ignazio Cassis possa valergli il rispetto di tutti.