Uno dei problemi più assillanti della nostra società dei consumi è rappresentato dalla montagna di rifiuti di cui non si può purtroppo disporre che con costi crescenti. Il Ticino, dopo anni di paziente miglioramento, dispone ora, sui rifiuti, di un buon quadro statistico che espone i dati della filiera dalla raccolta allo smaltimento, distinguendo tra rifiuti urbani non riciclabili, raccolte separate, rifiuti edili, rifiuti speciali e altri rifiuti. Nella rivista «Dati» dell’ottobre di quest’anno, Samy Knapp e Fabio Gandolfi hanno presentato i risultati del rilevamento per l’anno 2017.
Sono informazioni preziose perché come consumatori ancora non siamo abituati a considerare che ogni atto di consumo genera inevitabilmente una certa quantità di rifiuti. Il dato globale dapprima. Nel 2017 in Ticino sono stati prodotti 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti, ossia qualche cosa come 7100 chili di rifiuti per abitante. Il dato ha dell’incredibile e quindi è necessario specificare che in questo quantitativo sono compresi anche i rifiuti dell’edilizia che rappresentavano, lo scorso anno, l’85% del totale. Se consideriamo solo il quantitativo dei rifiuti urbani, ossia dei rifiuti che genera la popolazione, il montante pro-capite scende a 890 chili, che resta comunque un effettivo importante. Questi 890 chili non li vorrei vedere depositati davanti alla porta di casa. Il quantitativo di rifiuti urbani raccolti varia anno per anno e, per fortuna, nel corso degli ultimi anni, sembra aumentare a un ritmo inferiore di quello con cui cresce la popolazione. Gli autori dell’articolo citato qui sopra ricordano che la diminuzione in questione è da attribuire all’introduzione della tassa sul sacco. Di anno in anno, però, questo dato mostra continue fluttuazioni. È quindi difficile riconoscere una tendenza di sviluppo di lungo termine. Tutt’al più si può affermare che il volume dei rifiuti urbani per testa di abitante sembra sia restato costante, nel corso degli ultimi sei anni.
Si tratta di una constatazione positiva che dovrà essere di nuovo verificata nel corso dei prossimi anni. I rifiuti urbani si dividono, praticamente per la metà, in rifiuti non riciclabili e rifiuti da raccolte separate. Nel corso degli ultimi dieci anni, purtroppo, la quota dei rifiuti non riciclabili ha però teso ad aumentare lentamente. Questo aumento non deve di necessità essere attribuito a cattiva volontà da parte delle economie domestiche di procedere alla raccolta separata. Sul volume di rifiuti in raccolte separate influiscono anche i prezzi che i riciclatori sono disposti a pagare per i prodotti riciclabili. Se i prezzi del riciclabile scendono, scende anche la quantità di rifiuti raccolti separatamente. A questo proposito si può ricordare il caso della raccolta del vetro nel 2016. La morale della favola è che sia dal punto di vista del quantitativo di rifiuti pro capite, sia da quello della quota dei rifiuti riciclabili nella quantità totale di rifiuti raccolti, nel corso degli ultimi 10 anni non sembra si siano fatti passi significativi in avanti. Anche il quantitativo di rifiuti edili sembra restare costante. Nel 2017 i rifiuti edili erano formati per quasi quattro quinti da materiali di scavo e per l’ultimo quinto da materiale di demolizione, calcestruzzo e asfalto. Per una quota più elevata dei rifiuti urbani, ossia per il 61%, questi rifiuti sono stati riciclati. Il resto è finito nelle discariche per inerti. In definitiva quindi dei 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti che il Ticino ha prodotto nel 2017, un milione e mezzo ha potuto essere riciclato.
Si tratta di un buon risultato o di un risultato modesto? Se confrontiamo con i dati a livello nazionale ci accorgiamo che il Ticino produce un quantitativo di rifiuti urbani pro-capite notevolmente superiore alla media nazionale. Per quel che riguarda invece la quota di rifiuti non riciclabili, il dato del Ticino è praticamente in media con il dato nazionale. Può darsi che l’introduzione della tassa sul sacco consenta però al Ticino di fare ulteriori passi in avanti.