Trump, un bugiardo sincero?

/ 21.11.2016
di Aldo Cazzullo

Torno da New York in Italia e scopro un popolo di trumpisti. Quasi tutti avevano previsto la sua vittoria, e molti esultano: «Sarà un grande presidente», «viva Trump», «Trump ha due palle così…».

Mi tengo i miei dubbi. E qualche certezza: in America quasi nessuno l’aveva pronosticato vincitore. A cominciare dai suoi sostenitori, quelli veri. Non a caso il nuovo presidente era del tutto impreparato, e sta penando assai a comporre la squadra di governo.

È la seconda volta nella storia americana che entra alla Casa Bianca un uomo che non hai mai vinto un’elezione, che non ha mai rivestito una carica elettiva: sindaco, governatore, parlamentare, giudice. Il primo è stato Dwight Eisenhower; che però aveva vinto la Seconda guerra mondiale. Trump è uno che dice di abitare al sessantottesimo piano di una torre che di piani ne ha solo cinquantotto; però nessuno li conta, quindi nessuno se ne accorge. L’uomo è un bugiardo seriale; ma a lui le bugie vengono perdonate.

Credo che i rischi principali connessi alla sua elezione siano due, legati a due grandi pericoli del nostro tempo. Il primo è il cambiamento climatico. Non capisco perché lavorare contro l’effetto serra sia considerato una cosa di sinistra e negare l’effetto serra debba essere una cosa di destra; eppure quelli come Trump ragionano così. Magari cambierà idea. Magari la Cina andrà avanti lo stesso nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Ma se Washington denuncerà gli accordi faticosamente raggiunti a Parigi, per i nostri figli e nipoti sarà un disastro.

Il secondo pericolo è la proliferazione nucleare. È ormai chiaro che la prossima bomba atomica non sarà sganciata da un aereo militare su una città nemica; sarà portata nella metropolitana da un terrorista. Per questo è fondamentale limitare la possibilità di costruire e vendere bombe, sia pure di potenziale limitato. Ma se Trump presterà fede ai concetti espressi in campagna elettorale – chi vuole la Bomba se la faccia, l’America non può badare a tutto – i rischi aumenteranno in modo esponenziale.

C’è poi un altro aspetto deteriore del trumpismo. A Hillary che gli rinfacciava di aver evaso le tasse, lui ha risposto sorridendo: «It makes me smart», questo mi rende furbo. «Se il presidente non paga le tasse, perché dovrei farlo io?» ha scritto su un cartello un manifestante di New York. Il cattivo esempio di Trump può essere moralmente devastante.

Detto questo, le sue prime parole sono andate in ben altra direzione. Bastava seguire l’intervista tv rilasciata alla Cbs. Voce flautata da cantante confidenziale, Trump ha compiuto un’altra fase della sua metamorfosi buonista. Questo non significa che sia rientrato nei ranghi. Anzi. Certo, ha confermato le parole della notte dell’elezione: dopo averla sconfitta, ha scoperto di stimare tantissimo Hillary, «grande competitrice, molto forte, molto intelligente»; Bill Clinton poi è «molto simpatico», e la conversazione con Obama è stata «incredibilmente interessante». Però il muro al confine del Messico si farà – anche se in alcuni punti sarà soltanto una recinzione –, due o tre milioni di clandestini saranno espulsi o incarcerati – ma soltanto i narcotrafficanti, non le brave persone –, i politicanti saranno ridimensionati (ma non si possono eliminare tutte le lobby).

I fatti hanno dimostrato che Trump va preso sul serio. Ha addolcito il linguaggio, ha abbassato il tono di voce. Ma il suo popolo si aspetta un cambiamento, e lo avrà. Ora il presidente eletto non ha interesse a fare la faccia feroce. Non vuole più mettere Hillary in galera. Non vuole più le dimissioni del capo dell’Fbi. Prega i contestatori di smettere di venire ogni sera sotto la sua Torre a insultarlo: «Lo fanno perché non mi conoscono. Ma non devono temermi». Però prepara una svolta nella politica commerciale e nella politica estera: compreso il riarmo annunciato dal fido Giuliani.

A un certo punto al fianco di Trump è apparsa alla Cbs la moglie Melania, poi si è aggiunta Ivanka la prediletta, quindi alle loro spalle si sono allineati tre degli altri quattro figli: tanto per far capire quale sarà il vero staff. La first lady ha promesso di togliergli twitter, se dovesse esagerare. Ultima promessa: Trump rinuncerà allo stipendio. Obama guadagnava 400 mila dollari; lui ne prenderà uno solo, simbolico. Ora vedremo se i trumpisti, che in Italia d’incanto sono divenuti numerosissimi, seguiranno l’esempio del capo. Scommetterei di no.