Selezione o non selezione, questo è il problema

/ 23.07.2018
di Angelo Rossi

È appena uscito il terzo rapporto sul sistema educativo svizzero, edito dalla Confederazione e dalla conferenza dei direttori cantonali dell’educazione. Il rapporto sull’educazione esce ogni quattro anni (dal 2010) ed è uno degli strumenti importanti dell’attività di monitoraggio che la politica fa in questo importante settore della sua attività. Informa quindi soprattutto sulle prestazioni del sistema educativo e sui risultati raggiunti dallo stesso.

Come si sa, in Svizzera, la responsabilità in materia di educazione appartiene ai Cantoni che la difendono contro ogni tentativo di accentrare competenze da parte della Confederazione. Di conseguenza, è forse troppo grande pretesa voler parlare di un sistema educativo nel caso del nostro paese. Ogni Cantone ha il suo sistema che, per tradizione, o scelta recente, possiede caratteristiche spesso molto diverse da quelle del sistema del Cantone suo vicino. Il coordinamento da parte della Confederazione si riduce a ben poco. Più efficace è quello che viene fatto all’interno della Conferenza dei direttori cantonali dell’educazione o attraverso accordi intercantonali. Questa situazione può creare qualche problema, soprattutto per quelle famiglie che sono costrette, magari diverse volte nel corso della carriera scolastica dei loro figli, a cambiare Cantone di domicilio. Nel medesimo tempo, però, la presenza di sistemi con caratteristiche diverse consente di comparare e quindi di mettere a fuoco vantaggi e svantaggi di ogni sistema. Una problematica sulla quale si concentra il nuovo rapporto sul sistema educativo è quella della selezione alla fine della scuola elementare o al termine di quella media degli allievi che intendono fare la maturità per poi proseguire gli studi all’università.

Non c’è oggi in Svizzera un Cantone nel quale – come capita in qualche paese scandinavo – il 100% degli allievi termina il suo ciclo di studi, al livello secondario, con la maturità. In ogni Cantone al liceo accede solo una minoranza dell’effettivo di allievi di una determinata annata. In testa alla classifica ci sono Cantoni latini come Ginevra, Vaud e il Ticino che hanno una quota di studenti che accedono ai licei, vicina se non addirittura superiore al 40%. In coda vengono invece Cantoni protestanti, con un passato industriale importante, come Glarona, Appenzello esterno e S. Gallo, che hanno una quota inferiore al 20% perché i loro giovani prediligono l’apprendistato. I redattori del rapporto considerano criticamente le quote di maturandi elevate. Pensano che le stesse vengano ottenute applicando criteri troppo generosi nella valutazione delle prestazioni degli allievi agli esami. Secondo loro quindi sarebbe più facile accedere al liceo nel Canton Ginevra, o in Ticino, che nel Canton S. Gallo o in quello di Glarona. Siccome i criteri con i quali gli insegnanti valutano le prestazioni degli allievi sono, in parte, soggettivi è inevitabile che nelle valutazioni si manifestino delle differenze. Ma non dovrebbero essere tali da rimettere in discussione la validità della formazione liceale di certi Cantoni.

Vi è poi un altro aspetto critico al quale accennano gli autori del rapporto. Essi affermano che la quota degli studenti di un Cantone, che abbandonano gli studi universitari prima di terminarli, è tanto più grande quanto più elevata è la quota di allievi che vengono ammessi al liceo in quel Cantone. In altre parole: la conseguenza di criteri di selezione dei liceali blandi è una quota elevata di studenti che non terminano gli studi universitari. Esiti di questo tipo, naturalmente, non li desidera nessuno. Non solo perché sono all’origine di molti drammi personali, ma anche perché determinano investimenti di risorse inutili per le famiglie e per i Cantoni. 

Secondo noi la soluzione di questo problema consisterebbe nell’equiparazione dei criteri di selezione al momento in cui si effettua la transizione verso il liceo. Non dovrebbe essere impossibile avvicinare i criteri di selezione dei Cantoni latini a quelli dei Cantoni protestanti di vecchia tradizione industriale anche se, nella scuola, la tradizione ha certamente il suo peso. Politicamente parlando questa soluzione sarebbe di sicuro più semplice che quella di introdurre una quota di maturandi valida per tutti i Cantoni come vorrebbe fare qualche partigiano della selezione obbligatoria.