Non so voi, io quando ricevo posta dalla mia assicurazione, dalla banca o da qualche altro istituto o ente e sento odor di bolletta senza pensarci metto la lettera tra le pendenze da evadere a breve. Poi arriva il fatidico giorno, quello in cui mi sembra di essere dell’umore giusto per poter affrontare qualsiasi cifra e apro la temuta corrispondenza. Questa volta con una sorpresa interessante: la mia assicurazione mi propone di integrare la polizza sulla mobilia domestica con una nuova assicurazione cyber. In tempi in cui computer e internet rendono tutto molto più semplice di un tempo, anche perdere i propri dati personali o essere vittime di un attacco hacker, recita più o meno il testo sul dépliant, abbiamo sviluppato l’assicurazione cyber che tutela voi e la vostra famiglia in tutti gli ambiti. In sostanza la polizza promette di fornire assistenza telefonica e via email per tutte le questioni relative a hardware, software e internet, di fornire aiuto per reimpostare il salvataggio online dei dati, di fornire il supporto per la configurazione del computer o la rimozione di malware, di offrire assistenza giuridica in caso di truffa in internet. La polizza prevede anche l’assunzione dei costi per il ripristino dei dati e dei danni finanziari derivati dall’abuso della carta di credito o dai nostri dati di accesso.
Mi è subito tornata in mente la chiacchierata di qualche tempo fa con Alessandro Trivilini, responsabile del Servizio di informatica forense del Dipartimento tecnologie innovative (DTI) della SUPSI, fatta proprio su queste pagine in occasione dell’articolo «Protagonisti del cambiamento». Con Alessandro si discuteva della portata del cambiamento tecnologico in atto che tocca e coinvolge tantissimi ambiti e sfere della nostra vita famigliare e professionale, delle nostre relazioni ma non sempre è chiara e tangibile a tutti. Molti vivono ancora nella convinzione che il mondo reale e quello del Web siano due sfere distinte, separate, come se le cause e gli effetti dell’uno non intaccassero l’altro. Ma «la velocità del cambiamento è talmente rapida – diceva Trivilini – che le persone si ritroveranno in un nuovo mondo senza nemmeno accorgersi». Nel nostro caso, l’immagine concreta che riunisce e materializza i due mondi rendendoli tangibili, è proprio questa tradizionale lettera di carta dell’assicurazione recapitata da una postina in carne ed ossa nella bucalettere. La mia esperienza l’avrete forse già vissuta anche voi nei mesi scorsi o la vivrete presto visto che, secondo l’Insurtech Report 2016 di Burnmark, la cyber security è uno dei driver che in questo e nei prossimi anni spingeranno maggiormente la crescita di assicurazioni e insurtech a livello internazionale. Gli hacker non sono dei marziani e la cyber sicurezza non è un tema da sottovalutare o da considerare solo nei casi di clamorosi attacchi globali come quelli recenti dei ransomware Wannacry e Petya. E non riguarda solo le aziende e i governi ma anche i privati cittadini. Certo è tutta un’altra storia quando l’argomento è trattato sulla prima pagina di un giornale e quando invece ci tocca dal vivo.
Ne sanno qualcosa i miliardari proprietari di yacht di lusso riunitisi qualche settimana fa a Londra per celebrare il migliore anno di vendite per l’industria nautica dalla crisi finanziaria del 2008. Tra gli ospiti c’era anche Campbell Murray, esperto di cybercrime di Blackberry, che ha dimostrato quanto sia facile hackerare uno yacht di super lusso ad iniziare dalle comunicazioni via satellite, dal sistema telefonico e wifi sino ai dati finanziari e alle foto private. Anche in questo caso il pericolo è reale: un miliardario si è visto derubato di oltre 100’000 euro da dei criminali che hanno hackerato il suo conto bancario, altri sono stati ricattati con foto compromettenti, altri ancora sono stati obbligati a pagare per far sbloccare il sistema di navigazione della propria imbarcazione. Assicurazioni a parte, nell’era della società connessa la cyber sicurezza ci riguarda tutti.