Un tempo, neanche troppo lontano, il Consiglio di Stato ticinese affidava le sue riflessioni sul futuro a medio e a lungo termine al «rapporto sugli indirizzi», documento quasi programmatico che ispirava la sua politica durante la legislatura. Oggi, nonostante continui ad essere previsto da un’apposita legge, questo documento è scomparso. La riflessione sul futuro viene affidata a commissioni e gruppi di lavoro o consegnata in rapporti eseguiti da specialisti esterni all’amministrazione. Si tratta quasi sempre di iniziative portate avanti dai singoli dipartimenti. Col rapporto sugli indirizzi sembra dunque che sia sparita anche la capacità del nostro governo di riflettere assieme sui problemi del futuro.
Queste considerazioni valgono anche per la recente iniziativa del dipartimento dell’economia e delle finanze di costituire un gruppo di riflessione che dovrebbe occuparsi di analizzare le sfide che si pongono oggi al mercato del lavoro ticinese. Si tratta di pensare alle conseguenze della trasformazione digitale, e ai problemi posti dall’invecchiamento demografico e dai movimenti migratori. Del gruppo di lavoro faranno parte rappresentanti dei datori di lavoro e dei sindacati come pure personalità che di queste problematiche si sono occupate a livello delle politiche della formazione o a livello della ricerca sul mercato del lavoro. Mentre ci complimentiamo con il capo del DFE per questa iniziativa (che sembra riecheggiare i fasti del tavolo di discussione della legislatura passata) non possiamo che lamentare che la stessa non sia stata assunta dall’intero Consiglio di Stato. Anche perché quando si tratterà di passare agli atti bisognerà ricorrere al dipartimento dell’educazione e a quello della sanità e della socialità che non sono rappresentati nel gruppo di riflessione.
Le tre sfide al mercato del lavoro sono conosciute dai lettori che seguono questa rubrica. Di fatto, poi, sono solamente due: quella della demografia e quella del progresso tecnico. Cominciamo dal problema dalla demografia. Da un paio d’anni la tendenza alla crescita della popolazione residente in Ticino, che aveva contraddistinto il periodo che aveva fatto seguito alla seconda guerra mondiale, si è trasformata in una tendenza al declino. Al saldo negativo del movimento naturale, che, in Ticino, si conosce da più di un decennio, si è venuto aggiungendo, da qualche anno, il saldo negativo del movimento migratorio. Fino a un anno fa, la stagnazione della domanda di lavoro, provocata dal saldo migratorio negativo, è stata abbondantemente compensata dai flussi di frontalieri. Da qualche trimestre, però, anche l’effettivo dei frontalieri occupati nel Cantone ristagna. Il quadro d’assieme, ossia quello formato dalle tendenze di sviluppo demografiche e dall’evoluzione della domanda di lavoro, non è certamente roseo. Al gruppo di riflessione non mancheranno certo le questioni da trattare in relazione al movimento naturale e a quello migratorio.
L’altro complesso di interrogativi che si porrà ai suoi membri riguarderà invece i risvolti della rivoluzione digitale sul mondo del lavoro. Al contrario della demografia, le cui ripercussioni sono prevedibili perché il ritmo di evoluzione è relativamente lento, l’evoluzione nel digitale e nella robotica sono rapidissime. Di conseguenza sono più difficili da prevedere senza il concorso di specialisti del settore che, purtroppo, nel gruppo di riflessione brillano per la loro assenza.