Reliquie, piramidi e astronavi

/ 12.06.2017
di Bruno Gambarotta

Sono ritornato per l’ennesima volta in Sicilia e per l’ennesima volta ho dovuto rispondere a due domande: «È la prima volta che viene qui? Le piace questo posto?». Siamo tutti ansiosi di conoscere le opinioni degli altri su di noi, gli italiani. La riservatezza dei Torinesi è dettata da un pensiero fisso: che cosa dirà la gente? Se mia moglie mi vede rientrare dopo aver fatto la spesa e scopre che sono uscito indossando una maglietta non pulitissima s’inquieta: «Cosa penseranno i nostri vicini?». Così si spiega il nostro interesse per i giudizi espressi su di noi dai viaggiatori stranieri e la golosa curiosità con la quale leggiamo i loro resoconti.

Ultimo per me in ordine di tempo è il Nouveau Voyage d’Italie di François Maximilien Misson. L’autore entra in Italia dal Brennero il 13 dicembre 1687 e la lascia dopo aver fatto tappa a Torino alla fine di giugno del 1688. Il suo «Viaggio in Italia», scritto in forma epistolare, pubblicato a partire dal 1691, riscosse un enorme successo; fino alla metà del ’700 nel bagaglio dei viaggiatori non mancavano mai due o tre piccoli volumi del Viaggio che solo nel 2007 è stato tradotto in italiano dall’editore Epos di Palermo. Misson è un ugonotto francese, la sua famiglia ha dovuto andare in esilio quando Luigi XIV ha revocato l’editto di Nantes. Maximilien può restare sotto la protezione del duca di Ormond, in quanto è il precettore di suo figlio, conte di Arran, e in questa veste farà con lui il grand tour in Italia, rito obbligato per i rampolli della nobiltà.

Maximilien è figlio di un pastore e lui stesso ha studiato teologia a Ginevra; da qui nasce il suo interesse per il culto delle reliquie nella pratica del cattolicesimo popolare e di riflesso il motivo che ci spinge a leggerlo dopo tanti anni. Il suo sguardo più che malevolo è stupefatto e ironico, quanto basta perché il libro sia vietato negli Stati del Papa; i doganieri lo sequestrano a Charles de Brosses quando giunge a Roma nell’autunno del 1739. Da Roma, Maximilien scrive l’11 aprile 1688: «Il più raro quadro di Roma si vede in San Silvestro al Campo Marzio: è l’immagine di Gesù Cristo fatta, si dice, da Gesù Cristo stesso. Se volete delle reliquie, ve ne fornirò alcune delle più curiose. L’Arca dell’Alleanza la troverete a San Giovanni in Laterano, con il bastone di Mosè, la verga di Aronne e il prepuzio di Gesù Cristo. Una delle monete d’argento che ricevette Giuda, la lanterna del medesimo personaggio e la croce del santo buon ladrone sono nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, con la coda dell’asino di Baalam e la spina di san Paolo». A San Giacomo «si vede la pietra sulla quale Gesù Cristo fu circonciso, con l’impronta che uno dei suoi talloni fece su questo marmo; e vi si mostra anche un’altra lastra di marmo che era stata destinata a farvi il sacrificio di Isacco».

Sempre a Roma, Maximilien riesce a incontrare la regina Cristina di Svezia che aveva rinunciato al trono per abiurare la fede protestante e ricevere il battesimo e ne fa un perfido ritratto: «Ha oltre 60 anni, assai piccola, assai grassa e grossa. Ha il colorito, la voce e il viso virile, il naso grande, gli occhi grandi e celesti: il sopracciglio biondo, un doppio mento disseminato di alcuni lunghi peli di barba, il labbro inferiore un po’ sporgente, i capelli di un castano chiaro lunghi quant’è larga una mano, incipriati e ritti senza pettinatura, così come nascono in testa; un’aria ridente e delle maniere assai obbliganti». Per un curioso di reliquie Napoli è la città ideale: «Si conserva a San Luigi di Palazzo una quantità piuttosto rispettabile di latte della Vergine e questo latte diventa liquido ad ogni festa della Madonna. In cattedrale il sangue di san Gennaro bolle tutte le volte che lo si avvicina alla teca nella quale è custodito il corpo del santo; ed il sangue di san Giovanni Battista che è a Santa Maria Donna Romita fa la stessa cosa mentre si dice la messa per la decollazione di quel santo».

Non è da credere che il culto delle reliquie sia una prerogativa della religiosità del Sud d’Italia. Nella nordica Torino ancora oggi si venera la Sindone, che avrebbe avvolto il corpo di Gesù nella tomba: «Il Santo Sudario di Torino è la più importante reliquia, come potete giudicare dagli onori che gli si rendono. Questo Sudario, che dovrebbe essere unico al mondo, si è riprodotto o moltiplicato in almeno sette o otto luoghi. E non parlo di quelli che conosco». Li elenca e poi scrive: «Spetta a loro trovare il modo di accordarsi. Producono i loro titoli per bolle di papi. Il Sudario di Cadoin è stato autorizzato da quattordici bolle, quello di Torino ne ha solo quattro». Per un altro aspetto la lettura del Viaggio in Italia è istruttiva per confutare la tesi che la credulità sia un fenomeno tipico del nostro tempo. A Napoli, Maximilien visita la Certosa di San Martino e scrive: «L’appartamento del priore è degno di un principe; tra le altre cose vi si mostra un crocifisso di Michelangelo dipinto, si dice, secondo natura avendo a modello un contadino che il pittore crocifisse allo scopo. Ciò appare molto fantasioso, ma è una storia che qui danno per vera». E poi ci stupiamo se qualcuno sostiene che le piramidi d’Egitto sono una pista di atterraggio per astronavi aliene.