Quesiti demografici

/ 23.09.2019
di Angelo Rossi

Ha destato poco interesse, un paio di settimane fa, la notizia che la popolazione del Cantone Ticino, alla fine del 2018, è di nuovo diminuita rispetto all’anno prima. Questa mancanza di interesse è in netta contraddizione con il posto che prendono, all’inizio di ogni anno, le notizie che riguardano la crescita o la diminuzione della popolazione di un dato comune. Potremmo discutere a lungo sul perché di questa contraddizione.

Quasi certamente è dovuta al fatto che, mentre le variazioni della popolazione nei comuni sono conosciute quasi immediatamente e possono dare la stura a commenti sui risultati ottenuti dagli stessi nel corso dell’anno precedente, il dato complessivo per il Cantone si viene a sapere solo in agosto, a un’epoca insomma dove l’interesse per quel che è successo l’anno prima è decisamente calato. Si tratta di un atteggiamento sbagliato perché l’evoluzione demografica complessiva è almeno altrettanto interessante di quella dei singoli comuni. I dati per l’anno scorso confermano la tendenza alla diminuzione che ha fatto la sua apparizione nel 2017.

Così alla fine del 2018, il Canton Ticino contava 353’348 abitanti contro i 354’375 abitanti del 2016. In termini percentuali si tratta di una diminuzione irrilevante, dell’ordine del 2 per mille. In termini assoluti si tratta di circa 500 persone in meno all’anno. Dovesse ripetersi nei prossimi dieci anni, nel 2028 il Ticino conterebbe 248’000 abitanti, una cifra che rientra nell’ordine delle previsioni demografiche di lungo termine stabilite dai nostri uffici di statistica.

Più che di riduzione della popolazione dovremmo quindi parlare di stagnazione. E tuttavia dobbiamo preoccuparci. Anche se le perdite, come si è già osservato, sono, per il momento minime, vi sono infatti tre aspetti che danno da pensare. Il primo è che la perdita si ripete per il secondo anno e non vi sono segni di ripresa demografica per il momento. Il secondo è che dei Cantoni svizzeri solo Neuchâtel e il Ticino conoscono diminuzioni di popolazione, il che indica che nel nostro Cantone si stanno manifestando condizioni demografiche eccezionali, almeno per quel che riguarda la Svizzera.

Il terzo aspetto, poi, è forse il più preoccupante. Quando si considera l’evoluzione per classi di età della popolazione ci si accorge che in Ticino, dal 2016, i giovani con meno di 15 anni sono diminuiti dell’1.6%, le persone in età lavorativa, ossia dai 15 ai 64 anni, sono diminuite dello 0.9%, mentre le persone con 65 anni e più sono aumentate del 2.5%. Il lettore dirà che si tratta di dati relativi a un periodo di due anni e dai quali sarebbe arrischiato trarre conclusioni troppo negative.

Il fatto è che questi dati, come è già stato ricordato, confermano gli scenari di lungo termine meno positivi. Per effetto dell’evoluzione in corso è possibile che il Ticino diventi il primo Cantone a demografia non sostenibile e questo, ironicamente, proprio per effetto della diminuzione della popolazione, un fatto che, da chi persegue obiettivi di sostenibilità ecologica, viene sempre considerato come positivo. Il problema è che mentre si riducono gli effettivi dei giovani e delle persone in età lavorativa quelli degli anziani continuano ad aumentare.

Mentre nel 2009, in Ticino, si contavano 1.46 anziani per 1 giovane, nel 2018 questo rapporto era già salito a 1.71. Se dovesse crescere anche in futuro a questo ritmo, tra dieci anni, il rapporto anziani/giovani sarà pari a 2. Tutta l’Europa invecchia e anche la Svizzera segue questa tendenza. Il fatto di essere però in testa alla classifica per l’invecchiamento non ci aiuterà per niente a superare le difficoltà e i problemi creati da questo fenomeno. Con questo scenario, per migliorare le prospettive demografiche del Ticino, se vogliamo, in parallelo, continuare ad opporci all’immigrazione di lavoratori, dovremo cominciare a promuovere l’emigrazione degli anziani.

Attenzione però: con questa misura miglioreremmo la struttura per classi di età della nostra popolazione ma non il bilancio dei costi della vecchiaia per l’economia del Cantone. I vecchi ticinesi, infatti, costerebbero alla nostra economia sempre la stessa somma in pensioni e rendite, indipendentemente da dove potrebbero andare ad abitare.