Quelli che...

/ 20.08.2018
di Bruno Gambarotta

Nel gran parlare di lavoro attorno al cosiddetto «Decreto Dignità», vogliamo far sentire la nostra voce, con un omaggio al grande Beppe Viola. Quelli che di troppo lavoro non è mai morto nessuno. Quelli che il lavoro cura ogni malanno. Quelli che prima il dovere poi il piacere. Quelli che si ammalano quando vanno in vacanza. Quelli che dal primo giorno di ferie vanno nella casa di campagna dei nonni, indossano la tuta e tirano su un muro di cui nessuno sentiva il bisogno. Quelli che io alla tua età lavoravo già da venti anni e mantenevo la mia famiglia. Quelli che avrai tempo di riposarti quando andrai in pensione. Quelli che il padrone è sempre il padrone anche se si gioca al casinò la tua liquidazione.

Quelli che tutte le scuse sono buone, anche un cancro, per darsi malati e non andare a lavorare. Quelli che beati gli statali che hanno il 27 assicurato. Quelli che beato te che le tasse te le tolgono alla fonte, pensa a quei poveretti di idraulici che non dormono la notte per la paura che il fisco li scopra. Quelli che al giorno d’oggi un apprendista costa più di un operaio. Quelli che le fabbriche che inquinano sono tutte balle. Quelli che è l’interesse di tutti se il padrone guadagna. Quelli che sarà anche un pirla ma è sempre il figlio del padrone. Quelli che comincia prima a fare il tuo dovere poi caso mai potrai reclamare i tuoi diritti. Quelli che nella nostra azienda siamo tutti una famiglia. Quelli che il padrone lavora sempre, anche quando gioca a golf, perché mentre è lì può fare degli incontri utili. Quelli che per quanto riguarda il lavoro abbiamo tutto da imparare dai giapponesi. Quelli che se abbiamo lavorato sodo tutto l’anno il padrone avrà pure il diritto di andarsi a riposare alle Maldive.

Quelli che se il tuo capo è tifoso del Milan cosa ti costa esserlo anche tu. Quelli che comandare non è facile come sembra. Quelli che i capi sono esseri umani, anche se qualche volta non sembra. Quelli che la fabbrica non è un ente di beneficenza. Quelli che i miei colleghi di ufficio si approfittano di me perché sono troppo buono. Quelli che mio cognato fa il mio stesso lavoro, ha un decimo delle mie responsabilità e guadagna tre volte tanto. Quelli che prima di imparare a comandare bisogna imparare a ubbidire. Quelli che io e la mia signora ci siamo conosciuti a una gita aziendale e abbiamo deciso di sposarci perché in famiglia due stipendi sono meglio di uno. Quelli che al circolo aziendale si iscrivono al gruppo degli amici del cavallo. Quelli che al circolo aziendale, invidiosi di quelli bravi a cavalcare, fondano il gruppo degli amici della carne di cavallo. Quelli che vanno in giro nei reparti a raccogliere le offerte per regalare una penna stilografica col pennino d’oro al collega che va in pensione. Quelli che a mensa per fare uno scherzo al collega svitano il tappo del porta sale e poi si dimenticano di averlo fatto, così quando vogliono aggiungere un pizzico di sale sul loro piatto ne rovesciano tutto il contenuto. Quelli che il mio padrone è così generoso che quando faccio tardi la sera mi dà il permesso di dormire in fabbrica così gli faccio anche da guardia notturna. Quelli che al giorno d’oggi è molto più difficile vendere che produrre. Quelli che sono trent’anni che mangio alla mensa aziendale e non ho mai avuto il bruciore di stomaco.

Quelli che mettono in bacheca l’avviso: cambio scarponi da montagna numero 45 mai usati con tuta da sub. Quelli che tutti gli anni partecipano al concorso aziendale di fotografia con una diapositiva intitolata Tramonto sul Po. Quelli che fanno la spesa allo spaccio aziendale. Quelli che si portano da casa il caffè nel thermos perché quello della macchina fa schifo e in trent’anni non hanno mai detto una volta al collega di scrivania vuoi favorire. Quelli che l’importante è stare tutti uniti. Quelli che se fai il tuo dovere non possono dirti niente. Quelli che il lunedì si danno malati quando la squadra del cuore ha perso. Quelli che la fabbrica è una scuola di disciplina. Quelli che la macchina per le fotocopie è sempre rotta così vanno al piano di sotto dove c’è un’impiegata molto carina.

Quelli che a cinquant’anni hanno dovuto imparare a usare il computer. Quelli che a mensa fanno il giro dei tavoli a raccogliere gli avanzi del bollito e dell’arrosto spiegando che è per il cane, poi tornano in ufficio e, credendo di non essere ascoltati telefonano a casa e dicono alla moglie: stasera bollito o arrosto. Quelli che siamo tutti sulla stessa barca. Quelli che senza di me il mio capo è perso, non riuscirebbe neanche a soffiarsi il naso. Quelli che tengono sulla scrivania le foto dei figli. Quelli che usano lo sportello dell’armadio metallico per incollarci sopra la cartoline spedite dai colleghi in vacanza. Quelli che da che mondo è mondo ci sono sempre stati operai e padroni.